Pochi punti, un’agenda snella “per il cambiamento”. Poi chi c’è c’è, a seconda della responsabilità e, soprattutto, senza “alleanze costruite a tavolino”. Pier Luigi Bersani rompe il silenzio e da “vincitore non in grado di governare” decide di fare la prima mossa: butta la palla in avanti. Non è un rilancio a casaccio: è un assist vero e proprio, che inchioda alle proprie responsabilità tutte le forze parlamentari, dal Popolo della Libertà al Movimento 5 Stelle. Il riferimento del segretario a Beppe Grillo è chiaro: “So che fin qui hanno detto ‘tutti a casa’, ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo paese loro e dei loro figli”. Cosa vuole il Pd? Quattro ‘titoli’ li definisce Bersani: “Riforme istituzionali, la riforma della politica e dei suoi costi, la legge sui partiti e una moralità pubblica e privata”. Un mini programma che ricalca, su alcuni punti, ciò che professa da tempo il Movimento 5 Stelle. A cui Bersani invia un messaggio netto: “Noi siamo favorevoli alla corresponsabilità per i livelli istituzionali. Il Movimento 5 Stelle è il primo partito. Secondo i grandi modelli democratici, ciascuno si prenda le sue responsabilità”. 

Cosa farà il primo partito d’Italia? Oggi, dalle parole del suo leader, ha dato segni se non di apertura al dialogo, quantomeno di consapevolezza di un ruolo fondamentale per il presente del Paese. “Valuteremo legge per legge, riforma per riforma” ha detto Beppe Grillo, non negando un appoggio del M5S qualora in Parlamento “ci siano delle proposte convergenti” col programma a 5 Stelle. “Certo, tema per tema è apprezzabile ma anche piuttosto comodo” è stata la risposta a distanza di Bersani, secondo cui “è importante ma non funziona così perché i governi funzionano anche con la fiducia, e in base ai temi uno deve dare la fiducia o no”. Una sorta di innalzamento dell’asticella del dialogo. Ma a determinate condizioni. Una a caso: “Certo se qualcuno mi dice fuori dall’euro… Vedremo i gruppi parlamentari. Si sono sentite tante affermazioni e smentite”, ha detto il segretario del Pd parlando di una possibile convergenza con Beppe Grillo. “Certamente un’Italia che si staccasse dall’Europa sarebbe un disastro, questa è matematica, non è un’opinione”. Altro discorso, invece, è “se si dice che bisogna chiedere una rivisitazione della politica economica e ci sono proposte dei progressisti”.

Un messaggio chiaro. Che in un primo momento è stato apprezzato anche dal Popolo della Libertà. A cui, però, Bersani sembra non attribuire molta speranza di inversione di rotta, anche se tende a non escludere nulla. “Governissimo?” gli hanno chiesto. E lui, senza mezze misure: “Ci confronteremo ma non penso che atteggiamenti diplomatici corrispondano al cambiamento che dicevo, dobbiamo ribaltare lo schema, non credo che il paese tolleri balletti di diplomazia…si riposassero” ha detto il segretario. Eppure i berlusconiani sono stati i primi ad uscire allo scoperto dopo le parole del leader democratico. Per Sandro Bondi “l’onorevole Bersani ha svolto un discorso serio, da persona seria, consapevole della difficoltà della situazione, un discorso che interpella tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e che hanno a cuore il futuro dell’Italia”. Il Pdl, par di capire, ci vuole essere. Ora bisognerà capire se il Partito democratico potrà farne a meno. Ma anche questo dipenderà dalle decisioni del Movimento 5 Stelle. E le dichiarazioni di Alfano a mente fredda – a differenza da quanto detto da Sandro Bondi – testimoniano un Popolo della Libertà in piena inversione di rotta e quasi innervosito dal discorso fatto dal segretario del Pd. “Abbiamo visto le dichiarazioni di Bersani sul futuro del nostro Paese e del nostro governo e purtroppo non abbiamo riscontrato né il futuro del Paese né il governo” ha detto Alfano, secondo cui quelle del segretario Pd sono dichiarazioni “in puro stile politichese“. 

“Non abbiamo sentito la parola tasse e qualunque sia la nostra funzione nel Parlamento ci batteremo per i temi della nostra campagna elettorale – ha aggiunto il segretario – Un disegno di legge sula cancellazione Imu, rimborso Imu 2012 e una politiica di incentivi sulle assunzioni basata su zero tasse per chi assume per i primi tre anni quelli restano i nostri impegni su cui faremo battaglia”. L’ipotetico rapporto Pd-M5S e la porta chiusa in faccia al Pdl? Alfano è stizzito: “Non c’è nessuna porta da chiudere perché nessuno a Bersani ha chiesto di aprirla. Se vuole collaborare con i grillini faccia pure. Vediamo dover porteranno il paese”.

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