Per una volta saranno i cittadini europei a chiedere alle istituzioni comunitarie di agire, capovolgendo così il mantra del “ce lo chiede l’Europa” che accompagna le misure di austerità. L’iniziativa cittadina europea per il pluralismo dei media, presentata ieri a Roma alla Federazione nazionale della stampa, è quella che si può definire una proposta di legge popolare. Gli ideatori sono European Alternatives e l’Alliance internationale de journalistes, ma in un anno di lavoro ha raccolto l’adesione di oltre cento organizzazioni europee. Il comitato italiano è composto tra gli altri da Articolo21, CGIL, Libertà e Giustizia, Investigative Reporting Project Italy (IRPI), la stessa FNSI.

Gli ideatori partono da una constatazione. Nell’Unione europea sempre più concentrata sul deficit di bilancio sta passando in secondo piano il deficit di democrazia. In questo contesto la libertà e il pluralismo nell’informazione sono “sotto attacco” in tutto il continente. Per contrastare questo fenomeno i promotori si affidano a uno strumento che loro stessi ammettono essere ancora poco conosciuto e poco sfruttato dai cittadini. Con la raccolta di almeno un milione di firme a sostegno dell’iniziativa in almeno sette Paesi membri è possibile presentare una proposta di legge direttamente alla Commissione europea.

L’iniziativa ha quattro richieste: una legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità; una garanzia di indipendenza dalla politica degli organi di controllo; la definizione del conflitto di interessi per evitare che i magnati dei mezzi di informazione occupino alte cariche politiche; sistemi di monitoraggio europei più chiari per verificare con regolarità lo stato di salute e l’indipendenza della stampa negli Stati membri. La raccolta, possibile anche online, è partita ufficialmente due giorni fa. Il primo a firmare è stato il presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schultz, che ha ricordato come già in passato l’assemblea si sia espressa a favore dell’intervento dell’Ue per tutelare l’indipendenza degli organi d’informazione.

Come ha sottolineato la portavoce italiana dell’iniziativa, Tana de Zulueta, la stessa decisione della Commissione europea di dare il proprio via libera alla raccolta è il segno che anche al vertice dell’Unione sono consci del problema. Il sì non era infatti scontato avendo la Commissione ritenuto in passato di non doversi occupare di questa materia. Un rapporto presentato a fine gennaio alla stessa Commissione denunciava però i rischi per la libertà d’informazione causati nel Continente da interferenze politiche, interessi commerciali e pressioni economiche. Proponeva inoltre l’istituzione di organismi di controllo nazionali della condotta dei mezzi d’informazione e la supervisione comunitaria. Misure che hanno messo in allarme gli editori che hanno paventato possibili restrizioni alla libertà di stampa.

Per quanto riguarda l’iniziativa, il comitato promotore italiano è uno dei più attivi anche perché i temi toccati -concentrazione degli organi di stampa e della pubblicità, interessi diversi dal garantire un’informazione indipendente ai lettori, conflitto d’interessi, ingerenze politiche – sono ostacoli contro cui ci si scontra da anni. Ma nel resto d’Europa non va meglio. Dalle inchieste sullo scandalo che ha investito l’impero di Murdoch in Gran Bretagna sta emergendo quanto pervasiva fosse la sua influenza e i rischi di aver lasciato che un gruppo mediatico riuscisse a manipolare la politica. In Ungheria, si legge nell’ultimo rapporto di Reporters sans Frontières, le restrizioni alla libertà di stampa decise dal governo di Viktor Orban hanno fatto scivolare il Paese di sedici posizioni, fino al 56esimo posto, un gradino più in alto dell’Italia. In Grecia, in discesa di 14 posizioni e ora 84esima, si fa sentire quello che il segretario della FNSI ha definito lo spread della democrazia. I giornalisti, denuncia Rsf, sono esposti al risentimento popolare e alla violenza sia di gruppi estremisti sia della polizia, mentre la crisi economica porta alla chiusura delle testate.

L’Italia avrà anche un altro ruolo importante affinché si arrivi a una legge europea. Da luglio 2014 avrà la presidenza semestrale europea, e lì si deciderà a cosa l’Unione dovrà dare priorità.

di Andrea Pira

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