La cura ‘tasse e tagli’ del governo Monti non basta a contenere il debito pubblico, che negli ultimi mesi è cresciuto ulteriormente. Si studiano interventi ancor più drastici sui conti dello Stato. Tra questi, c’è l’ipotesi – già anticipata da Monti e dai suoi ministri – di procedere alla vendita dei beni pubblici. In attesa che si chiariscano i contorni dell’operazione, “Uomo da marciapiede”, nella sue versione estiva “Uomo da spiaggia”, è tornato sulle spiagge della Versilia per sondare l’opinione del ‘popolo dei vacanzieri’. In linea di principio, è giusto o sbagliato vendere i beni pubblici per far cassa? E con quali criteri dovrebbe essere condotta la dismissione? Prevalgono i favorevoli: “Pur di risanare lo Stato, è ragionevole mettere sul mercato il patrimonio pubblico, dagli immobili alle aziende ancora in mano allo Stato”. “Attenzione però a non svendere, visto il contesto di crisi economica”, aggiungono altri. Ma non mancano le voci radicalmente contrarie: “Perché alienare i beni della collettività, magari in favore dei soliti noti, quando ci sono altre vie per risanare lo Stato, per esempio la lotta all’evasione fiscale e ai privilegi?”. C’è poi chi fissa il limite e chiede garanzie. “Vendere sì, ma con un piano strutturale e obiettivi precisi”, osserva un passante. “Giusto vendere solo i beni immobili improduttivi, per esempio le ex caserme“, sostiene più di una voce. “Vanno esclusi i beni di pregio culturale, storico e paesaggistico”, puntualizzano altri  di Piero Ricca, riprese e montaggio di Francesca Martelli
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