“Le ulteriori misure a sostegno della crescita annunciate in questi giorni da alcuni esponenti del governo vanno nella giusta direzione”. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sembra aver sotterrato l’ascia di guerra e ha valutato positivamente alcune misure proposte dall’esecutivo, in particolare quelle dei ministri Passera e Patroni Griffi sulla seconda tranche di provvedimenti in arrivo a settembre. 

Ma non è tutto, anche gli interventi per rilanciare la crescita “realizzati finora dal governo, soprattutto sui project bond, pongono l’Italia all’avanguardia tra i Paesi Ue nell’attuare le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno”. Poi Squinzi ha lodato anche gli interventi su semplificazione, agenda digitale, green economy che ” rappresentano un tassello importante per la ripresa dell’economia del nostro Paese”. 

Squinzi in particolare ha apprezzato la proposta avanzata oggi dal viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti: una sterilizzazione totale dell’Iva “con un impatto di 5-6 punti di Pil e la creazione di centinaia di posti di lavoro”. “Su questo – ha aggiunto Ciaccia – credo che dobbiamo intervenire e questo proporrò ai colleghi di governo”. Il viceministro ha annunciato di pensare ad un disegno di legge ad hoc. 

Meno entusiasta verso i “tecnici” il numero due degli industriali Samy Gattegno, che ha commentato le parole di Mario Monti sul miglioramento della situazione economica: “Uscita dal tunnel vicina? Ci voglio credere ma ci sono delle cose ancora da fare. Monti ha fatto cose positive ma deve farne altre”. Per Gattegno l’esecutivo deve tagliare i costi della pubblica amministrazione e le tasse sia sul lavoro sia sulle imprese. Poi il vice di Squinzi ha parlato di disoccupazione, che è “ancora alta e quindi in autunno qualche problema ci sarà ancora. Ma se Monti taglierà ancora i costi e troverà dei soldi per tagliare le tasse sul lavoro, allora sì che usciremo sicuramente dal tunnel”. L’italo-egiziano poi ha dato il suo punto di vista sui segnali di ripresa “a macchia di leopardo”, dove le imprese che esportano “vanno bene” mentre il mercato nazionale “zoppica” 

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