Un anno di moratoria fiscale per le imprese colpite dal terremoto. E’ questa la richiesta che il neoeletto presidente di Confindustria Emilia Romagna, Maurizio Marchesini, ha presentato al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera durante il consiglio regionale straordinario degli imprenditori che si è tenuto a Finale Emilia, paese simbolo dell’emergenza che ha colpito l’Emilia Romagna post terremoto. Una richiesta che si affianca al coro di voci che dal tessuto economico – industriale locale, chiedono garanzie concrete per ricostruire e ricominciare a lavorare, come la sospensione degli adempimenti fiscali, tributari e contributivi per almeno un anno, fino a giugno 2013. Anzi “occorre arrivare ad ipotizzarne la cancellazione almeno temporanea “.

Perché oltre ai capannoni crollati, ai macchinari sepolti dalle macerie, alla cassa integrazione forzata per molte aziende, “dopo il terremoto occorre ripensare al modo in cui abbiamo costruito fino a oggi – ha sottolineato Marchesini – e questo aprirà una fase di investimenti che richiedono risorse. Su questo sisma dobbiamo edificare un modello di crescita economica e di coesione sociale perché ha coinvolto un’area in cui le imprese definiscono i tratti fondamentali del territorio, e le fabbriche ne sono simbolo, non solo per le perdite subite ma anche perché rappresentano la voglia di ricominciare”.

“Le imprese locali – ha chiarito il Vicepresidente di Confindustria Gaetano Maccaferri – rischiano di perdere un mercato che già prima del terremoto attraversava una fase difficile. Molte realtà emiliane, che a causa del sisma dovranno rimanere chiuse per mesi, resteranno privi di molte risorse in termini di produzione, di presenza, di clienti”. Quindi non basterà prorogare le scadenze fiscali a settembre per aiutare davvero gli imprenditori, “quando è chiaro che per almeno un anno nessuno sarà in grado di sopportarne il peso” ha ribadito Marchesini.

Ma oltre a questo, oltre alla possibilità di ripartire senza dover delocalizzare, servono risorse. Un primo passo, ha annunciato il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani, sarà la firma di un accordo ”con le banche per concedere alle imprese misure di credito a tasso zero con la garanzia del fondo nazionale, per consentire quegli investimenti necessari a ripartire per tutte le imprese che ne hanno bisogno, in attesa di poter stabilire le percentuali individuali di danno subito”. Perché qui, ha ricordato il presidente dell’Emilia Romagna, “c’è una ricchezza che vale circa il 2% del Pil nazionale e il modo in cui risponderemo a breve termine influenzerà la crescita italiana”.

Per quanto riguarda il decreto legge approvato dal governo, il ministro ha sciolto i dubbi sollevati dai tecnici per la complessità delle procedure da seguire, e dalle aziende per la poca chiarezza in materia di finanziamenti. Il provvedimento è “il punto di partenza per formulare provvedimenti specifici da impresa a impresa – ha detto Passera – ma se serviranno integrazioni che chiariscano quali misure adottare per intraprendere la strada della ricostruzione potrà essere integrato, perché se è necessario fare di più, lo faremo”. Il presidente Errani, infatti, ha annunciato l’approvazione di “linee guida che favoriranno la ripresa in sicurezza”, e che consentiranno alle imprese di ricostruire senza perdere la possibilità di ricevere il risarcimento per i danni subiti a causa del terremoto. “Il decreto è una fonte normativa primaria che funge da garanzia anche per i tecnici – ha aggiunto Errani – è di sostanziale importanza perché va a colmare un presupposto che non c’era”.

Provvedimenti arriveranno anche per fronteggiare il ritardo nei pagamenti, “che aggrava una situazione di già grave precarietà” ha sottolineato Stefano Rimondi, amministratore delegato della Bellco di Mirandola e rappresentante del polo biomedicale, e per dilazionare le gare d’appalto. “Noi dei biomedicale – ha aggiunto Rimondi – lavoriamo solo attraverso questo sistema e se non si interviene le realtà che ora non possono partecipare rischiano di rimanere escluse per anni”.

Noi, ha ribadito Marchesini, come imprenditori e come titolari di imprese che danno lavoro a centinaia di persone, “vogliamo una cosa sola, ripartire, e chiediamo che ci venga data la possibilità di farlo da qui”. “La situazione richiede interventi di vera emergenza, a partire dal decreto che va tradotto in atti concreti – ha aggiunto il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – servono procedure semplici e sicure, bisogna fare in modo che nessuno si senta abbandonato e decida di de localizzare”. O, qualora decidesse di spostare la produzione altrove, in altri siti regionali o all’estero, “che dia scadenze precise che ne indichino il rientro, perché tutti devono tornare, dobbiamo combattere contro il rischio di un impoverimento del tessuto industriale”.

“Come emiliani abbiamo bisogno di risposte più veloci, abbiamo bisogno di defiscalizzazione e di no tax area, di provvedimenti che non siano nebulosi, né aperti ad alcuna interpretazione – ha aggiunto il sindaco di Finale, Fernando Ferioli – Quello che chiediamo al governo è che ci venga detto cosa dobbiamo fare, perché noi qui siamo già pronti a farlo”. 

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