Tre bombole di gas, sono esplose alle 7.45 di oggi davanti all’Istituto professionale “Francesca Morvillo-Falcone” di Brindisi. Una ragazzina di 16 anni anni è morta e tre sono in prognosi riservata. Altri sei studentesse sono rimaste ferite. A perdere la vita immediatamente è stata Melissa Bassi, figlia unica. Veronica C. è stata sottoposta a un lungo e delicato intervento chirurgico all’ospedale cittadino “Perrino” ed è stata poi trasferita all’ospedale di Lecce. Oltre alle ustioni, la deflagrazione le ha provocato uno squarcio all’addome: ha lesioni al fegato, ai polmoni e allo stomaco. La prognosi è riservata. Un’altra delle pazienti ricoverate è stata operata da parte dell’equipe ortopedica e da quella di chirurgia plastica per le fratture e per le ustioni. Le sue condizioni sono gravi e anche per lei i medici hanno deciso di non sciogliere la prognosi. Come per un’altra paziente, operata, che ha profonde ferite alle gambe. Si chiama Ilaria ed è la sorella della sedicenne che sta lottando per vivere. Altre pazienti invece sono state dimesse dopo le prime cure. 

La vittima era di Mesagne, paese considerato culla della Sacra Corona Unita. Una delle studentesse, dall’interno del bar di fronte, ha visto la scena devastante dopo lo scoppio. “Ho visto Selena con i capelli anneriti che chiamava Melissa, Melissa. Era la sua migliore amica”. E proprio Selena, che non sa che la sua compagna è spirata, dice: “Ho visto la morte in faccia, non voglio più andare a scuola”. La mamma della ragazza è sconfortata: “Non si può vivere più. Uno manda un figlio a scuola e poi…. Mia figlia mi ha raccontato che era scesa dal pullman e dovevano entrare a scuola, improvvisamente si è sentita spingere e ha pensato che una macchina l’avesse investita, poi si è vista a terra. Si è alzata e ha visto le sue amiche sull’asfalto, ustionate, tutte nere e non le ha toccate. E’ entrata a scuola e si è accorta che il suo pantalone bruciava e si è buttata l’acqua addosso ovunque. E ora? Ora Melissa non c’è più, ieri era a casa mia e ora non c’è più. Peccato per quella piccina, figlia unica era, e come la tenevano quei genitori, come una principessa”. Centinaia di ragazzi si sono riuniti in lacrime davanti all’istituto. I testimoni sotto choc continuano a mormore: “E’ stato un inferno“.

La ricostruzione

Secondo i primi accertamenti gli ordigni, probabilmente collegati a un timer i cui frammenti sono sotto esame da parte dei detective, erano sul muretto esterno della scuola. Un particolare questo del posizionamento delle bombole che fa ritenere che l’attentato avesse come obiettivo l’istituto stesso e non il vicino Tribunale. Le esplosioni sono avvenute al momento dell’ingresso delle studentesse. Secondo indiscrezioni l’ora dell’innesco era fissato alle 7.55 anche se la deflagrazione è avvenuta dieci minuti prima. 

Le piste

Il procuratore nazionale anti mafia Piero Grasso: “Che sia mafia o no le bombe di Brindisi sono terrorismo puro. Sono state colpite tutte le scuole d’Italia. Sono aperte tutte le ipotesi investigative. Qualunque sia la matrice dell’attentato, si tratta di un atto terroristico nel senso che è diretto a colpire persone innocenti e in maniera indiscriminata” dice il magistrato. Gli investigatori questa mattina privilegiavano la pista mafiosa: “In un momento di grande difficoltà del sistema – facevano notare fonti di intelligence – le organizzazioni criminali vogliono far sentire la loro forza sul territorio. E’ la prima volta che viene colpita una scuola. E’ un segnale che loro, i criminali, ci sono ancora”.  Il procuratore della Dda di Lecce Cataldo Motta, dopo la riunione con gli inquirenti, però ha fatto sapere “Potrebbe non essere una organizzazione mafiosa. In un momento in cui le organizzazioni mafiose locali sono alla ricerca di un consenso sociale sarebbe un atto in controtendenza perché questo sicuramente aliena ogni simpatia nei confronti di chi lo ha commesso”. La pista del terrorismo internazionale “è un’ipotesi non accreditabile sulla base di elementi oggettivi”. Si pensa quindi a una pista eversiva, terroristica interna? A poche ore dall’attentato appare difficile per gli inquirenti dare nome e cognome all’attacco. “In genere gli atti terroristici vengono rivendicati. Qui rivendicazioni non ce ne sono – osserva Motta -. Fino a quando non abbiamo degli elementi che consentono una lettura tranquilla, io mi asterrei da valutazioni che possano creare ulteriore allarme”. In merito poi all’obiettivo scelto per l’attentato, il procuratore ha detto di non ritenere che possa essere stato il Tribunale, poco distante dalla scuola, “un obiettivo per altro facilmente riconoscibile”. Quanto all’esistenza di troppe coincidenze in questa vicenda, come il fatto che l’attentato sia stato commesso a pochi giorni dal 20esimo anniversario dell’omicidio del giudice Giovanni Falcone, della sua compagna Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, proprio nel giorno in cui a Brindisi giungeva la carovana antimafia della legalità, il procuratore ha detto che “potrebbero essere solo tali. Bisogna comunque chiedersi cui prodest, cioè a chi interessa e chi se ne avvantaggia”.

L’attentato, sottolineano fonti investigative, potrebbe rappresentare una sorta di “strategia della tensione” come quella attuata dalla mafia, tra il 27 e 28 luglio 1993, fuori il territorio siciliano: strage dei Georgofili a Firenze  con cinque morti; strage in via Palestro a Milano con cinque 5 morti e, infine, le bombe a Roma a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro. Nel territorio brindisino, in particolare quello di Mesagne, solo dieci giorni fa è stata portata a termine dalla polizia una imponente operazione contro i clan per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione consumata e tentata, porto e detenzione illegale di arma da sparo, danneggiamento aggravato e incendio aggravato. Tra le ipotesi infatti c’è anche il possibile collegamento a una serie di episodi avvenuti nella zona nei giorni scorsi. Innanzitutto, un attentato avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 maggio proprio a Mesagne ai danni del presidente della locale associazione antiracket, Fabio Marini. L’auto di Marini venne completamente distrutta da un ordigno e ora gli investigatori vogliono capire se ci sono similitudini tra quell’ordigno e le bombole di gas esplose davanti alla scuola. Qualche giorno dopo, la notte tra l’8 e il 9 di maggio, sempre a Mesagne, c’è stata proprio l’operazione di polizia denominata “Die Hard” che ha portato all’arresto di sedici persone. L’operazione contro esponenti della Scu si è in parte anche basata sulle dichiarazioni di un pentito. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno eseguito perquisizioni nelle abitazione di noti pregiudicati della città e stanno controllando i loro alibi riguardo ai movimenti delle ultime ore. 

Nelle ultime settimane proprio per la recrudescenza di fenomeni criminali era stato lanciato l’allarme dalle istituzioni locali che aveva anche portato a un incontro con il ministro dell’Interno. Lo scorso 8 maggio un gruppo di esponenti politici pugliesi, guidati da Alfredo Mantovano (Pdl) era stato ricevuto al Viminale dal ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, alla quale avevano segnalato l’allarme criminalità nel brindisino. 

Le reazioni

“Ci sono troppe coincidenze in questa vicenda… Mi auguro che siano solo tali, anche se in questo momento la nostra unica preoccupazione è quella dei ragazzi. Un attacco della criminalità organizzata senza precedenti – dice il sindaco della città pugliese Mimmo Consales -. Brindisi darà una risposta di civiltà a questi vigliacchi che hanno violato la culla della democrazia, del futuro: la scuola, i nostri giovani. Coloro che hanno eseguito questo gesto vile vedranno dai nostri giovani la prima grande reazione. E’ da loro che partirà la risposta più forte. Questa città ha già conosciuto momenti cupi e violenti e solo grazie al lavoro dello Stato la democrazia si è affermata. Ancora un volta siamo chiamati a reagire. A poche ore dall’attentato, non solo Brindisi ma l’Italia intera sta testimoniando la sua vicinanza alle famiglie dei ragazzi colpiti da questa barbarie”. 

C’è grande sgomento e paura tra gli abitanti della zona. Tutti fanno notare come ricorra in questi giorni il ventennale dell’attentato di Capaci al giudice Falcone e come oggi sia previsto nel brindisino il passaggio della Carovana antimafia. I genitori brindisini hanno portato via da tutte le scuole di ogni ordine i figli. “E’ stato fatto per uccidere: a quell’ora le ragazze entravano, proprio a quell’ora. Fosse accaduto alle 7,30 non ci sarebbe stata nessuna conseguenza – osserva Angelo Rampino, il preside dell’Istituto professionale -. E’ stato tutto di una violenza inaudita. Preparare un botto di questo tipo può essere stato preparato solo da chi ha le conoscenze per farlo”. Con gli occhi pieni di lacrime Rampino non ha dubbi: “Sta per arrivare l’anniversario della morte di Falcone. La scuola è posizionata nel centro di Brindisi, a poca distanza dal tribunale e si trova in viale Aldo Moro, angolo via Galanti: è tutta una coincidenza? A me non sembra. Segnali che abbiano potuto mettere in allarme nei giorni scorsi non ce ne sono stati, la nostra è una scuola tranquilla”. E’ assolutamente sgomento Franco Scoditti, il sindaco di Mesagne: “Già dalle 9,30 di stamane tutte le scuole erano chiuse per lutto. E’ un attentato di una gravità inaudita, hanno colpito la speranza”.

A Brindisi è arrivato il vicecapo della polizia, Francesco Cirillo, con rappresentanti degli organismi investigativi centrali di polizia e carabinieri. Sul posto anche gli investigatori dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia e quelli del Ros dei carabinieri. “E’ un attentato bestiale – dice Cirillo -. Mi ha inviato sul posto il ministro dell’Interno Cancellieri e il Capo della Polizia Manganelli, ai quali riferirò immediatamente: vogliamo fare subito chiarezza e verità. C’è grande dolore per la morte della ragazza e per i feriti dell’espolosione. Gli studenti sono la speranza, non si può morire così”.

Una scuola nella periferia di Brindisi il Morvillo Falcone, dove “in trent’anni non si è mai verificato nulla di tanto terribile” dice uno dei collaboratori della scuola si trovava lì per sistemare le aule. “Ho sentito un potente scoppio ma c’erano pochi ragazzi perché non era ancora orario di lezione – ha raccontato -. La nostra è una scuola nella periferia della città, un istituto professionale molto tranquillo. Non credo ci possano essere collegamenti con la carovana della legalità organizzata oggi in città: noi stiamo nell’estrema periferia. Un fatto davvero inspiegabile”. L’istituto aveva vinto il primo premio della prima edizione del concorso sulla legalità. Don Pietro, il parroco del paese da dove proveniva Melissa parla di “vile attentato. Purtroppo è una triste natalità quella della Sacra Corona Unita. Questo episodio ha colpito i giovani, la speranza, la voglia di vivere. Sono vicino alle vicino alle famiglie. Una città mortificata, abbiamo perduto l’intelletto. Bisogna gridare con tutto il cuore che siamo dalla parte di chi si adopera per la liberà e la legalità”.


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