Sette Comuni italiani sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa in una sola giornata. I provvedimenti sono stati disposti oggi dal governo che, su proposta del ministro Annamaria Cancellieri, ha sciolto due comuni calabresi, due campani, due siciliani e uno piemontese. Si tratta delle amministrazioni di Bova Marina e Platì (nella Locride), Pagani, Gragnano, Racalmuto, Salemi e Leinì.

PIEMONTE

LEINI’ – Dove la ‘ndrangheta comanda (la politica). Il comune, in Provincia di Torino, è stato al centro dell’inchiesta “Minotauro” che, nel giugno 2011, ha portato all’arresto di 142 persone tra cui l’ex sindaco Nevio Coral. La Dda del capoluogo piemontese ha smantellato le cosche della ‘ndrangheta che hanno messo radici nel torinese. L’operazione, coordinata dal procuratore Giancarlo Caselli, ha fatto emergere contatti tra le cosche e la politica grazie anche alle dichiarazioni rese da due collaboratori di giustizia, Rocco Varacalli e Rocco Marando.

Il gip che ha firmato l’ordinanza aveva sottolineato come la ‘ndrangheta abbia “acquisito il controllo del territorio, sia attraverso il tradizionale metodo estorsivo, sia attraverso metodi più sofisticati, quali l’infiltrazione di imprese appartenenti alla stessa organizzazione nelle assegnazioni dei lavori e nel controllo delle ditte incaricate delle forniture”. Dalle carte, infatti, è emerso “l’accordo” tra l’ex sindaco Coral e il boss Giuseppe Gioffré. Un accordo alla luce del quale la ‘ndrangheta “mette in campo la sua capacità economica e di intimidazione per assicurare alle proprie imprese una sorta di esclusiva nell’aggiudicazione degli appalti e dei subappalti e nelle forniture di materiale”. Da suo lato, Coral avrebbe assicurato “alla organizzazione la percezione di non indifferenti guadagni, anche sotto forma di percentuale, ricevendo in cambio appoggio nella politica e protezione mediante la cosiddetta guardiania”.

CALABRIA

BOVA MARINA E PLATI’ – Crocevia del narcotraffico mondiale. Per quanto riguarda i Comuni calabresi, l’amministrazione di Bova Marina era gestita da novembre da un commissario nominato dal prefetto Varratta in seguito alle dimissioni dei consiglieri comunali. Dimissioni che, però, non hanno scongiurato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa. Lo stesso provvedimento che il Consiglio dei ministri ha inteso adottare a Platì, un piccolo Comune della Locride al centro di numerose inchieste della Dda di Reggio. Un crocevia, dimostrano le inchieste del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, dei traffici internazionali droga. Tonnellate di cocaina che i boss di Platì importano dal Sudamerica per inondare il nord Italia e l’Europa.

CAMPANIA

PAGANI – Il sindaco benedetto da Carfagna. Il primo trionfo nel 2002, poi il bis nel 2007 con il 76,7% di voti. Alberico Gambino era l’astro nascente del futuro Pdl, prima Forza Italia, di Salerno conquistando per ben due volte lo scranno di sindaco di Pagani. Il comune salito alle cronache nazionali, nel 1980, quando l’allora sindaco l’avvocato Marcello Torre fu ucciso dalla camorra perché faceva il sindaco per conto della democrazia. Una carriera inarrestabile quella di Gambino. Nel 2010, diventa consigliere regionale in quota Pdl sponsorizzato da Mara Carfagna che lo difendeva nonostante una condanna per peculato (processo da rifare per la cassazione). L’allora ministra alle pari opportunità così lo definiva: “E’ uno degli amministratori migliori che abbiamo avuto”. Lo scorso luglio la bufera giudiziaria, Gambino viene arrestato per collusione con i clan, la camorra, dai tempi di Raffaele Cutolo, non ha mai smesso di comandare a Pagani e il sindaco, secondo la Procura di Salerno (è in corso il processo) era al servizio del clan in cambio di voti. Consenso elettorale pagato con posti di lavoro e favori. Da quell’inchiesta è stata avviata anche l’ispezione della prefettura di Salerno per verificare eventuali condizionamenti della camorra sull’ente, il clan egemone è quello Fezza-D’Auria Petrosino. Oggi è arrivato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, Pagani ripiomba nella stagione del commissariamento per mafia, la prima volta 19 anni fa, era il 1993 quando fu azzerato per la prima volta l’ente. Un nuovo salto nel buio firmato Pdl.

GRAGNANO – La sindaca sposata da ‘Cosentino’. Quando vinse le elezioni, nel 2009, a Gragnano, città del panuozzo, l’avvocata Annarita Patriarca, Pdl, fu immortalata in una foto che era una garanzia. Al suo fianco, da un lato, Luigi Cesaro, il presidente della provincia di Napoli, meglio noto come Giggino a purpetta, indagato dall’antimafia partenopea; dall’altro Nicola Cosentino, il ras campano del Pdl, sotto processo per concorso esterno in associazione camorristica. E’ una storia strana quella di Gragnano perché sembrava già scritta quando è iniziata l’avventura dell’avvocata. Il padre di Annarita Patriarca è lo scomparso Francesco, braccio destro di Gava, senatore democristiano condannato per rapporti con la camorra. Ma i primi guai per il sindaco arrivano nell’ottobre 2010 quando in una retata emergono i padroni di Gragnano i clan di zona gli Afeltra-Di Martino, collegati ai D’Alessandro di Castellammare di Stabia, gli stessi protagonisti dell’omicidio politico del consigliere Pd Luigi Tommasino Dall’inchiesta ribattezzata Golden Gol emergeva l’interferenza dei gruppi criminali nelle elezioni amministrative del giugno 2009 che avevano portato al trionfo di Patriarca. In particolare il figlio del boss al telefono raccontava: “ Hanno fatto gli imbrogli, che figura di m… ! Andavano a prendere le schede; tu stavi al nord( fuori regione), andavano a votare con il nome di quello…, schede di gente morta…”. Dopo l’inchiesta si insedia la commissione di inchiesta della prefettura. Non è ancora finita. Nel novembre 2011 in una inchiesta della Dda di Napoli emerge un pizzino scritto da un boss e indirizzato all’omonimo cugino Enrico Martinelli, sindaco di San Cipriano D’Aversa. Nel pizzino si fa riferimento ad un appalto da 11 milioni di euro nel comune di Gragnano. Il collegamento lo spiegano gli inquirenti nelle carte dell’inchiesta: “ Il Sindaco di Gragnano, Annarita Patriarca, è sposata proprio con Enrico Martinelli, il Sindaco di San Cipriano d’Aversa che riceveva le indicazioni dal boss di riferimento suo omonimo e affiliato al clan dei casalesi gruppo Iovine”. Il sindaco Enrico Martinelli è stato arrestato qualche giorno fa, sospettato di essere colluso con i clan. Il suo comune fu sciolto nel 2008, ma il Tar lo reintegrò. Martinelli e Patriarca si sono sposati nel 2010, testimone di nozze Nick o’ mericano. Tutto in famiglia.

SICILIA

SALEMI – L’ultima scommessa di Sgarbi. Storica “roccaforte” dell’ex deputato regionale della Dc, Pino Giammarinaro, capo degli andreottiani ai tempi della “balena bianca, e poi molto vicino all’ex governatore Totò Cuffaro. Giammarinaro, uscito assolto da un processo per mafia, ha subito la sorveglianza speciale per 4 anni, circostanza questa che nel tempo non gli ha impedito di accrescere il suo potere politico e anche economico. Rais di Salemi, tre anni addietro chiese al critico d’arte Vittorio Sgarbi di candidarsi a sindaco, e puntualmente il prof. Sgarbi venne eletto e tra i suoi primi atti vi fu quello di “certificare” l’assoluta inesistenza della mafia e “omaggiare” del rispetto politico l’on. Giammarinaro, indicando lui, ma anche altri, come dei perseguitati. Nel frattempo però le indagini sull’on. Giammarinaro portarono alla scoperta di lucrosi affari nel campo della sanità, centri sanitari privati convenzionati a peso d’oro con la sanità pubblica. L’on. Giammarinaro è stato riproposto per la sorveglianza speciale e ha subito un sequestro di beni per oltre 30 milioni di euro, le indagini hanno anche fatto emergere l’estrema disponibilità a lui concessa per “controllare” gli affari del Comune. Sgarbi doveva essere un paravento, dietro le quinte a giostrare ogni cosa gli “uomini” – ma anche le “donne” – dell’on. Giammarinaro. L’operazione che ha portato al sequestro e a fare scoprire questi scenari di commistione è stata condotta da Polizia e Finanza, denominata “Salus Iniqua”. Dopo il blitz la prefettura ha nominato una commissione di accesso agli atti, addirittura il giorno prima che la decisione venisse ufficializzata da Roma, dal Viminale, il sindaco Sgarbi se ne era uscito quasi sostenendo che quella ispezione scaturiva da una sua richiesta.

RACALMUTO – Le accuse del pentito. Inserito come Salemi nell’elenco dei Comuni chiamati al voto amministrativo il prossimo maggio. Elezioni anche queste anticipate per le dimissioni del sindaco Salvatore Petrotto, che aveva lasciato la poltorna perchè indagato per concorso esterno in associazione mafioso ma proprio in questi giorni aveva annunciato che era pronto a ricandidarsi, dopo avere ottenuto dal gip del Tribunale di Palermo l’archiviazione della indagine. Petrotto era stato accusato dal collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati di aver favorito, con l’aggiudicazione diretta di due lavori, Cosa Nostra e addirittura avrebbe inscenato gli attentati intimidatori di cui fu vittima nel 1993.

di Rino Giacalone, Lucio Musolino e Nello Trocchia

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