“Più vacanze per tutti? No grazie”. Il 66,48% degli svizzeri ha bocciato la proposta che puntava a portare da 4 a 6 le settimane annue di ferie per i lavoratori. L’iniziativa oggetto di referendum, era sostenuta da sindacati, partiti della sinistra e organizzazioni giovanili, ma è stata respinta in tutti i cantoni elvetici.

Nel fine settimana i cittadini della confederazione sono stati infatti chiamati a votare cinque referendum popolari. In bilico fino all’ultimo, è passata la proposta ecologista sulle abitazioni secondarie, approvata con il 50,6% dei voti favorevoli. Quest’ultima iniziativa prevede che le seconde case non possano superare il 20% del totale delle abitazioni e che comunque non superino il 20% del totale dalla superficie abitativa di un singolo comune.

Più degli altri ha stupito l’esito del voto sull’iniziativa popolare “6 settimane di vacanza per tutti” che intendeva conferire a tutti i lavoratori il diritto ad almeno sei settimane di vacanza retribuite all’anno. Un’iniziativa che probabilmente in Italia avrebbe ottenuto un appoggio plebiscitario, eppure in svizzera i cittadini hanno invece deciso di ascoltare il parere negativo espresso dal Consiglio federale e dal Parlamento (organi che si esprimono su ogni iniziativa popolare), secondo cui assenze più lunghe per vacanza avrebbero dovuto infatti essere compensate in seno all’impresa: “O le aziende assumono personale supplementare oppure i dipendenti devono eseguire il loro lavoro in meno tempo”, una considerazione che è stata condivisa dalla gran parte della popolazione, che ha concordato nel ritenere che l’iniziativa non avrebbe garantito uno sgravio dei lavoratori, rischiando di comportare costi salariali più elevati per il mercato svizzero del lavoro.

Il Consiglio federale, invece, si è detto consapevole che “soltanto lavoratori sani e riposati sono in grado di fornire buone prestazioni”, dicendosi favorevole a “normative che garantiscano il riposo e il benessere”, ritenendo però consolidata l’attuale regolamentazione in materia di vacanze, in quanto “lascia alle parti contraenti e ai partner sociali un sufficiente margine di manovra per determinare in maniera flessibile le condizioni di lavoro”. Condizioni che non riguardano soltanto le vacanze ma anche aumenti di stipendio, riduzioni del tempo di lavoro o altri miglioramenti come posti a tempo parziale, tempo di lavoro flessibile o contributi per la custodia dei figli. La proposta è stata bocciata anche nel più italiano dei cantoni svizzeri, il Canton Ticino, dove a votare No è stato il 54,14% dei votanti.

Nel fine settimana gli svizzeri hanno votato anche il quesito sulla disciplina dei giochi in denaro in favore dell’utilità pubblica (una proposta che ha raccolto l’87% dei consensi), mentre hanno bocciato la proposta di adottare un prezzo fisso per i libri, che avrebbe obbligato i librai di tutti i cantoni a vendere i libri allo stesso prezzo (i No hanno vinto con il 56,1%). Bocciata l’iniziativa sul risparmio per l’alloggio, che mirava ad agevolare fiscalmente il primo acquisto di una proprietà abitativa ad uso proprio, chiedendo inoltre che le misure edilizie di risparmio energetico e di protezione dell’ambiente venissero privilegiate fiscalmente. È passata infine l’iniziativa dei drive-in del sesso, sottoposta ai soli elettori della città di Zurigo dove, per mettere un freno alla prostituzione nel centro storico, il governo cittadino ha pensato di attrezzare delle aree periferiche con dei box dove le prostitute possano appartarsi con i propri clienti in auto. La proposta è stata accettata, con il 52,6% dei voti favorevoli.

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