Due testamenti ritenuti falsi hanno portato al sequestro di beni per un importo complessivo di 14 milioni di euro e alla denuncia per truffa a carico di un ginecologo in pensione. Il bilancio dell’operazione, condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Bologna e coordinata dal pubblico ministero Antonello Gustapane, inizia nel 2009 con la morte a 83 anni di un bolognese senza eredi, Luciano Casolini. Secondo le norme che regolano la successione, quando non ci sono aventi diritto sull’asse ereditario e a meno di una espressa volontà del defunto i beni di chi passa a miglior vita vengono incamerati dallo Stato.

Un peccato, deve avere pensato qualcuno, dato che in questo caso si parla di 39 immobili (37 a Bologna e 2 a San Lazzaro da Savena) il cui valore è di 11 milioni e mezzo di euro e di conti correnti e depositi postali su cui sono stati parcheggiati altri 2,7 milioni. E allora ecco che salta fuori il primo testamento con data 31 gennaio 2009. Lo si ritrova qualche tempo dopo la morte dell’anziano a casa sua, dov’era custodito. Ma non è l’unico. Meno di due mesi più tardi, il 15 marzo 2009, ne compare un secondo, fatto rinvenire in una chiesa del bolognese. Ad avvertire il parroco dell’esistenza del secondo documento lasciato nella cassetta delle offerte era stata una telefonata anonima che – accerteranno le indagini – era partita da una cabina di Comacchio, in provincia di Ferrara.

Nel primo testamento beneficiario principale del patrimonio rimasto senza proprietario era il ginecologo a riposo, un professionista che dopo il lavoro si è ritirato nella provincia di Bologna e che avrebbe vantato un’amicizia di lunga data con il defunto. Nel secondo, invece, la lista degli eredi risultava più articolata. C’erano i locatari che vivono in alcuni degli immobili appartenuti al morto, l’arcidiocesi di Bologna e una parrocchia della provincia, la stessa dov’era stato lasciato il testamento bis (negli ultimi due casi, magistrati e militari ritengono siano stati inseriti pretestuosamente per rendere più verosimili le disposizioni testamentarie). Comune a entrambi c’era poi un altro amico del defunto, un uomo di 63 anni.

La diversità del contenuto però ha insospettivo gli esecutori testamentari e la Curia di Bologna ha presentato un esposto alla procura della Repubblica. Ed ecco emergere le prime stranezze in un’inchiesta che sembra destinata ad allargarsi. Sul computer del medico in pensione è saltata fuori una bozza del primo testamento. Inoltre ci sarebbero state altre versioni dello stesso file, salvate via via che il primo testamento prendeva forma. Si aggiunga poi che una perizia grafologica disposta dagli inquirenti avrebbe escluso che la firma riportata su entrambi i testamenti fosse autentica.

A fronte di questi primi elementi, è stato richiesto al gip Pasquale Gianniti un decreto di sequestro dei beni del morto. Ed è stato emesso il primo avviso di garanzia a carico del ginecologo mentre un altro uomo rimane da identificare. Ma il sospetto sarebbe quello che, oltre a lui, ci fossero altre persone a cui faceva gola il patrimonio rimasto senza proprietari. Se dunque i sospetti degli investigatori fossero confermati, alla fine di questa vicenda il beneficiario unico potrebbe rivelarsi lo Stato, proprio l’entità a cui fin dall’inizio sarebbero dovuti andare edifici e denaro se non fossero saltati fuori i testamenti sotto indagine.

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