Entro la fine di aprile il problema dei lavoratori precari del Teatro Regio di Parma potrebbe essere risolto definitivamente. Lo ha promesso il subcommissario con delega alla Cultura Sergio Pomponio, che dopo la caduta della giunta di Pietro Vignali ha preso in carico l’annoso problema del tempio della lirica cittadino, gravato da un buco di 7 milioni di euro e con 16 persone che da diversi anni prestano servizio a vario titolo nel teatro in una condizione di precariato.

Prima di lui altri avevano fatto la stessa promessa senza mai mantenerla. Per primo l’ex sindaco e presidente della Fondazione Teatro Regio, che l’anno scorso si era fatto garante della soluzione del problema, con dichiarazioni rassicuranti snocciolate a ogni incontro con i lavoratori. Con il piccolo particolare che le sue, come spiega Silvia Avanzini, di Slc Cgil, “erano solo parole al vento, visto che non sono stati trovati documenti che possano testimoniare questo impegno nella realtà”. Per questo nell’incontro con Pomponio, i sindacati (Slc Cgil, Fistel Cils e Uilcom Uil) e i rappresentanti dei lavoratori del Regio sono dovuti ripartire daccapo. Con un calendario di tempistiche e scadenze, con un piano prestabilito di tappe per arrivare davvero alla soluzione.

Il primo passo è l’elaborazione e lo studio, da parte del subcommissario, di una pianta organica nel rispetto della tradizione del Regio, unico teatro in regione ad avere laboratori di produzione propri come la sartoria e la scenotecnica; da qui si potranno individuare soluzioni funzionali per integrare i precari nella macchina teatrale, cercando di ottimizzare tutti i reparti e di creare stabilità in ogni settore. L’obiettivo di risolvere questa criticità sarebbe stato accolto anche dal Cda della Fondazione, che ha espresso la volontà di orientare alla stabilizzazione dei precari tutti i risparmi che si potranno avere dall’attività del Teatro Regio. Il che potrebbe significare, nel giro di pochi mesi, una nuova era per il fiore all’occhiello di Parma, segnata anche dalla prossima revisione dello statuto e dalla pubblicazione di un bando pubblico per un nuovo sovrintendente, visto che a giugno scadrà il mandato di Mauro Meli.

Nel frattempo però i lavoratori non staranno zitti. Non scomparirà lo striscione che dal Festival Verdi dello scorso ottobre campeggia sulla facciata del teatro, denunciando con una frase la mala gestione della dirigenza e del sovrintendente Meli negli ultimi anni: “Il Teatro Regio è patrimonio di tutti e non affare di pochi”. E proprio la dirigenza nei prossimi mesi rimarrà nel mirino della protesta, che sarà portata avanti coralmente insieme ai lavoratori della Scala di Milano. “Non può scendere il silenzio nello stigmatizzare certi comportamenti che i lavoratori denunciano dal 2007 – continua Avanzini – ora abbiamo cominciato una trattativa positiva, ma non intendiamo tacere su tutto quello di sbagliato che è stato fatto dalla sovrintendenza e dalla dirigenza. Quello che è successo negli ultimi anni non dovrà più accadere in futuro”.

Nei prossimi mesi, fino alle elezioni e fino a quando il problema dei precari non sarà risolto, il Teatro Regio continuerà la sua stagione lirica e i suoi spettacoli, e i lavoratori continueranno a lavorare sì, ma anche a far sentire la propria voce. In attesa e nella speranza che, insieme a loro, anche il teatro possa risorgere dalle proprie ceneri.

di Silvia Bia

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