La discarica di Chiaiano a nord di Napoli, lo scorso novembre, è stata chiusa grazie anche all’impegno di comitati e cittadini che ne hanno denunciato l’illogicità della scelta, i limiti nella realizzazione e nella gestione. Le ditte che hanno allestito l’invaso, Ibi idroimpianti e Edilcar, in subappalto, sono state raggiunte da interdittiva antimafia e sono sotto indagine: la distrettuale antimafia di Napoli sospetta contiguità dei titolari con i clan Mallardo e Casalesi, oltre che l’uso di materiale scadente.

Ad oggi, gli unici a pagare, però, sono i rappresentanti dei comitati cittadini. In questi giorni sono stati notificati i decreti penali di condanna per 4 attivisti della Rete Commons che hanno violato la zona militare. La discarica, per volere del governo Berlusconi e dell’allora sottosegretario Guido Bertolaso è, infatti, sito militare. Lo scorso 16 luglio la zona è stata violata da Pietro Rinaldi, consigliere comunale di Napoli è Tua, Antonio Musella, portavoce di Commons, Ivo Poggiani, consigliere della VIII Municipalità e Palma Kaiser attivista dei comitati di Chiaiano. I quattro, insieme ad altri, avevano occupato la discarica per chiederne la verifica dello stato dei luoghi e la chiusura. Dopo quell’occupazione simbolica, la società provinciale, Sapna, che aveva in carico la gestione del sito, autorizzò un visita il 27 luglio successivo, al termine della quale un pozzo di percolato esplose. Il primo agosto furono 300 le persone che occuparono la discarica di Chiaiano, violando nuovamente la zona militare.

Una zona militare che costa caro ai quattro attivisti, ma che non è servita ad evitare infiltrazioni della criminalità nella realizzazione della discarica. “Quando a passare erano i camion della camorra evidentemente i militari ci vedevano poco – commentano polemicamente gli attivisti – mentre quando entriamo noi tutti ci vedono benissimo”. Gli avvocati dei comitati stanno valutando l’eventualità di un ricorso contro il decreto penale di condanna. Antonio Musella difende quell’occupazione: “Abbiamo dato il via ad una mobilitazione permanente che ha condotto alla chiusura di quella discarica”. Per Pietro Rinaldi, consigliere comunale di Napoli è Tua, non sempre le leggi sono sinonimo di giustizia: “ La nostra azione di violazione di una legge era finalizzata a denunciare un’ingiustizia l’allargamento della discarica, allargamento sul quale settimane dopo ha iniziato ad indagare anche la magistratura”. Lo stesso partito del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che Rinaldi sostiene in consiglio comunale, ha più volte proposto l’incandidabilità per i condannati: “ Penso – conclude Rinaldi – che esista reato e reato, quello contro la pubblica amministrazione nell’esercizio delle proprie funzioni non può essere paragonato all’atto di resistenza civile contro un’ingiustizia anche se consentita dalla legge”.

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