L’Europa mette in mora l’Italia con multe milionarie per la caccia illegale alle specie protette e super protette. E la giunta Formigoni la fa franca cambiando una legge all’ultimo momento. Nel mirino della commissione europea alcune regioni italiane (Veneto Lombardia in testa ma anche Liguria, Toscana, Puglia e Lazio) che hanno introdotto nell’elenco delle specie cacciabili piccoli uccelli migratori, uccisi in barba ai regolamenti comunitari nonché italiani.

Il provvedimento d’infrazione contro l’Italia, che prevede il pagamento di sanzioni molto onerose, inviato dalla commissione europea il 24 novembre scorso ha costretto la regione Lombardia e il presidente Formigoni a un’imbarazzante e frettolosa retromarcia dell’ultimo momento poco prima delle feste natalizie: “Il Consiglio regionale modifichi immediatamente le legge sulla caccia in deroga e sui richiami vivi per porre fine a un’infrazione comunitaria che espone la Regione a gravi rischi”, ha spiegato il governatore della Lombardia, “la si smetta con pratiche che espongono i cittadini al pagamento di multe salatissime. E con la crisi e i tagli, è un rischio assolutamente da scongiurare”.

Il dietrofont di Formigoni. La commissione europea aveva concesso un mese di tempo alla regioni italiane per adeguarsi alle normative comunitarie, dopo aver sancito per ben 4 volte l’incostituzionalità delle leggi lombarde tra il 2008 e il 2010, senza riuscire a emettere le proprie sentenze in tempo utile per evitare l’abbattimento delle specie protette. A firma Lega NordPdl, oltre al tacito assenso del Pd, il provvedimento è passato: “Il vero scandalo è che questo massacro è completamente illegale, ma viene legalizzato forzosamente ogni anno dalle regioni”, sostiene Graziella Zavalloni, rappresentante della LAC (Lega abolizione caccia).

Infatti, all’inizio della stagione venatoria, tra agosto e settembre, in molte regioni italiane, tra cui la Lombardia e il Veneto, si ripete ogni anno la cerimonia di un nuovo provvedimento di caccia in deroga.  Così mentre i gelidi cieli italiani a dicembre/gennaio si sono ormai del tutto svuotati degliuccelli migratori, la Lombardia si è messa in salvo in extremis: “Hanno ritirato le deroghe all’ultimo momento ma sarebbero comunque state sospese a fine gennaio, mentre il picco di uccelli migratori nei nostri cieli è tra ottobre e novembre”, spiega l’eurodeputato ambientalistaAndrea Zanoni dell’Idv, “così gli uccelli sono stati massacrati ugualmente e non è detto che la regione sia in salvo dalle sanzioni europee, anche perché le stesse regioni potrebbero riapprovare  identiche delibere nella prossima stagione venatoria. E’ un gioco che dura da troppi anni”.

Repentino il dietrofront della giunta Formigoni che ha fatto approvare il provvedimento dal consiglio regionale lo scorso 22 dicembre con voto segreto per impedire che l’Ue potesse rivalersi sui singoli consiglieri addebitando loro l’importo delle multe. “Pdl e Lega non avevano ascoltato ragioni, intestardendosi a confezionare il solito bel regalo alla lobby delle doppiette a scapito di tutti i cittadini”.

Le forze delle Lega Nord in Lombardia sono state costrette dall’aggravarsi delle situazione  a ritirare  le proprie delibere “ammazza tutto” ma  sono pronte a riproporle nella prossima stagione venatoria:  “Unicamente per correttezza istituzionale votiamo a favore del provvedimento di abrogazione della legge regionale sulla caccia in deroga”, hanno dichiarato i consiglieri regionali leghisti Roberto Pedretti e Giosué Frosio, “Siamo infatti convinti che non si tratti di un atto di vera legalità, ma di una forzatura della Commissione Ue e di un gesto estremamente ingiusto contro l’Italia e soprattutto contro la Lombardia e il Veneto, rimaste ormai le uniche regioni a sostenere apertamente la caccia in deroga. La Lega Nord non ha nessuna intenzione di fermare la propria battaglia a difesa delle tradizioni venatorie lombarde. Faremo di tutto per far valere i diritti dei cacciatori”.

Storno, peppola, pispola, fringuello, frosone, pispolone, sei specie di uccelli migratori, a volte più piccoli della pallottola che li uccide rientrano nelle direttiva europea di protezione degli uccelli selvatici, adottata già dal 1979  “in risposta alle crescenti preoccupazioni in merito al declino delle popolazioni di uccelli selvatici in Europa a causa dell’inquinamento, della perdita dell’habitat naturale e dello sfruttamento insostenibile della terra. La direttiva riconosce che gli uccelli selvatici, molti dei quali appartengono a specie migratorie, costituiscono un patrimonio condiviso e che quindi e che quindi la loro effettiva conservazione comporta una cooperazione internazionale”.

Invece rientrano tra le specie cacciabili – tutti o per fortuna soltanto alcuni – nelle regioni sanzionate “se i cacciatori non avessero la copertura della legge si tratterebbe di bracconaggio”, incalza Zanoni. L’uccellagione è una delle deroghe concesse ai cacciatori, “una delle pratiche venatorie più anacronistiche e crudeli, con l’utilizzo di uccelli vivi come richiami, strappati alla libertà e condannati ad una vita di prigionia e sofferenze, per cantare da una gabbietta attirando verso il cacciatore i propri simili”.

Il caso in Veneto. La vigilia di Natale era l’ultimo giorno utile per la regione Veneto per adeguarsi anch’essa alle direttive dell’Ue, un regalo agli animali e all’ambiente che non è stato fatto:  “la regione peggiore d’Europa pericolosamente tace”.

Nel Veneto i più accesi sostenitori della caccia sono figure di spicco delle Lega Nord: il presidente Zaia, l’assessore regionaleStival, che ha tra le sue competenze “la difesa dell’identità venete, la caccia e i flussi migratori” e non ultimo il sindaco di VeronaFlavio Tosi, che è anche presidente dell’Arcicaccia e proprio nelle vesti di cacciatore accanito ha recentemente ferito un altro giovane cacciatore nel tentativo di sparare a una lepre.

“Saranno Zaia e Stival stavolta ad aprire il portafoglio e non i contribuenti – incalza Zanoni – mobiliterò la Corte dei conti, presenterò un’interrogazione al parlamento europeo per capire cosa la Commissione intenda fare nei confronti del Veneto che non si è nemmeno ritirato all’ultimo momento, sarò il guastafeste per queste regioni che agiscono contro gli animali, l’ambiente e le tasche dei contribuenti che dovranno pagare le sanzioni”.

Il futuro della “caccia in deroga” in Italia. A tutt’oggi la presidenza del consiglio dei ministri ha già minacciato tutte le regioni non ancora in linea con le direttive europee di mettersi in regola con le deroghe alla caccia. Perché, oltretutto, in Europa non esiste la caccia in deroga, ma sono previsti solo mirati interventi di emergenza. Zanoni ricorda un caso in Germania in cui per ragioni di sicurezza sono stati abbattuti 34 cormorani: “gli uccelli migratori cacciati in alcune delle nostre regioni sono considerati “utili” perché mangiano gli insetti, quindi in Europa non ci sarebbero i presupposti per le deroghe”.
Il rischio reale è che le regioni che ora hanno ritirato le deroghe e tanto più quelle che non l’hanno fatto come il Veneto ripropongano lo stesso “bracconaggio legalizzato” nelle prossima stagione venatoria,  resta quindi sul piede di guerra l’eurodeputato anticaccia Zanoni: “Farò il possibile perché nessuno faccia il furbo e vengano rispettate le direttive comunitarie, tra agosto e settembre 2012 li aspetterò al varco in modo che la Commissione Ue vigili”.

di Laura Budriesi e Davide Turrini

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