Il fiasco di vino e le arance in tasca assieme al russare collettivo nelle fetide cuccette rimarranno lo sbiadito ricordo di un’emigrazione senza speranza alla quale si sono aggrappate milioni di persone per cinquant’anni. Da oggi Trenitalia sbatte la porta in faccia a quelli che considera italiani (anche turisti) di serie ‘B’ mettendo in atto una sorta di federalismo delle rotaie e chi si è visto si è visto. Chi vorrà andare dalla Sicilia fino in “Continente” dovrà fare a meno di quei treni a lunga percorrenza dai nomi ridondanti – il Treno del sole (Palermo-Torino), la Freccia della laguna (Siracusa-Venezia) o il Treno dell’Etna (Catania-Milano) – che per decenni si sono arrampicati fra cielo e mare risalendo lo Stivale con una lentezza esasperante e accumulando ritardi da terzo mondo ma giungendo in qualche modo a destinazione.

Un simbolo non soltanto dell’emigrazione ma anche dell’unione. Tutti questi treni sono soppressi e chi deve partire per Milano, Torino o Poggibonsi verrà scaricato dalle ferrovie a Roma e da qui si dovrà cercare una (fortuita) coincidenza. Per il percorso inverso la tappa intermedia obbligata sarà invece Bologna. Peggio ancora per chi viene dal Sud più retrivo della Trinacria dove il federalismo delle rotaie si restringe fino a diventare un binario morto. Nel 2005 erano 56 i treni circolanti da Nord a Sud e viceversa, ridotti poi a 26 e da oggi ne rimarranno 10. Con un particolare non trascurabile: le partenze saranno possibili solamente da due città dell’isola, cinque da Palermo e cinque da Siracusa, naturalmente con destinazione ultima Roma. Dunque, tanto per fare un esempio, venendo soppresso l’Agrigento-Roma e viceversa, sia gli abitanti che i turisti che a ciclo continuo vengono da mezzo mondo nella città dei Templi dovranno viaggiare in aereo, col pullman o andarsene a ciondolare a piedi.

Tanto il business non si fa andando (tornando) al Sud e soltanto negli ultimi 3 anni – almeno così dice Trenitalia – sui treni notte c’è stato un calo del 25 per cento dei passeggeri. Non è d’accordo con questi numeri Franco Spanò, segretario generale Filt Ggil, che oltre a dichiarare che così: “Viene negato ai siciliani il diritto alla mobilità e alla continuità territoriale”, dice: “Che il numero dei passeggeri sui treni notte dalla Sicilia fosse basso è una falsità. Anzi, da un anno e mezzo Trenitalia porta avanti una politica di disincentivazione, ostacolando le prenotazioni e preferendo far viaggiare i vagoni vuoti per poi usare questo argomento a sostegno delle sue irresponsabili scelte”. Già. L’amministratore delegato Moretti guarda altrove e pensa a come far viaggiare i passeggeri a 300 chilometri all’ora col Frecciarossa sulla tratta dalle uova d’oro Roma-Milano, coccolati da luci soffuse e da steward e hostess in divisa che nei nuovi “vagoni del silenzio” faranno rispettare le regole: suonerie e cellulari banditi, avvisi con altoparlanti ridotti al minimo (partenza e arrivo) e divieto di parlare a voce alta.

A gridare ci penseranno i tanti lavoratori (non soltanto siciliani) licenziati in tronco. Secondo Fit Cisl saranno 82 (665 in tutta Italia) i lavoratori licenziati in Sicilia. Anche per questo “lo sciopero nella regione ha una valenza in più – come spiega Mimmo Perrone, segretario regionale Fit Cisl Ferrovie, che ha indetto la protesta dalle 21 del 15 dicembre alle 21 del 16 dicembre – e ricordiamo alle istituzioni e al mondo della politica, finora assente, che mentre a Roma s’inaugura una stazione ferroviaria ad alta velocità, nell’isola continuiamo ad assistere a tagli ai treni a lunga percorrenza e ai posti di lavoro come quelli che scatteranno domenica 11 dicembre”. Ma per fortuna prima o poi si farà il Ponte sullo Stretto, per collegare al meglio il mitico corridoio 1 Berlino-Palermo del quale si è discusso a Bruxelles giusto qualche settimana addietro, in un tavolo tecnico chiesto dalla Regione Siciliana e attorno al quale si sono seduti in tanti, anche le nostre Ferrovie.

da Il Fatto Quotidiano dell’11 dicembre 2011

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