Mariano Rajoy e il premier Zapatero

La sorpresa più grande che riserva il programma del PP di Mariano Rajoy è di aver scelto il ponte dei Santi per lanciare i capisaldi della sua corsa verso la Moncloa. Per il resto il programma del partito dato per favorito alla guida della Spagna nell’appuntamento del 20 novembre, appare come un “lento fiume tranquillo”. Nessuna nuova reale proposta, soprattutto in campo economico, malgrado il Paese sia uno dei paesi più colpiti dalla crisi.

Nel programma reso pubblico il giorno prima dell’incontro del Comitato esecutivo del Partido Popular a Santiago de Compostela, viene esposta l’anima del classico modello liberista conservatore. A questo si aggiunge un testo ambiguo, dove si evitano il più possibile misure impopolari, come se la parola d’ordine fosse “prudenza”.

Ricalcando le proposte avanzate nella campagna del 1996, il PP promette la riduzione delle tasse per piccole imprese, imprenditori e coloro che vengono in modo generale definiti “risparmiatori”. “Incrementeremo dal punto di vista fiscale – si legge nel documento – il risparmio a lungo termine attraverso la creazione di una nuova deduzione dell’Irpef”. Il riferimento, piuttosto vago sembra essere sui redditi di capitale, come i titoli azionari, i dividendi e i fondi di investimento. Sull’Iva, uno dei punti su cui preme l’Unione Europea che chiede a Madrid di innalzarla, non c’è un accenno esplicito. Il PP, che si era opposto all’ultimo rialzo, da 16% al 18%, ora non può promettere di intervenire per abbassare l’imposta.

Mariano Rajoy, che ha assicurato di voler difendere “la sanità pubblica, l’istruzione e le pensioni”, ha anche anticipato di voler tornare sulla questione dell’aborto. Spalleggiando il settore più conservatore del suo elettorato ha annunciato una legge in difesa della maternità e una modifica dell’attuale sull’aborto “per rafforzare il diritto alla vita”. Per il momento non si è spinto, come ha fatto lo scorso aprile, ad annunciare l’abrogazione della legge in vigore, ma si è limitato ad una riforma senza fornire altri particolari.

Un’altra promessa del PP riguarda l’Eta. Nel documento si garantisce che non verrà attivato “nessun negoziato con i terroristi né di fronte alla pressione della violenza né in seguito all’annuncio della sua cessazione. E’ un principio fondamentale della politica di sicurezza dello Stato”.

A questa presa di posizione la prima reazione è arrivata direttamente dai Paesi Baschi. Paxti López, attualmente lehendakari (presidente del Governo basco) e segretario generale del Partido Socialista di Euskadi-Euskadiko Ezkerra (PSE-EE), ha precisato che nella regione “è necessario creare un clima di concordia tra le molte realtà che coesistono”. Per questo, ha aggiunto Lopez, “per rimarginare le ferite non è uguale avere al potere Rubalcaba o Rajoy”.

Ma mentre la data della tornata elettorale si avvicina per il PSOE le possibilità di rimonta rimangono esigue.

Al successore di Zapatero, Alfredo Rubalcaba, secondo gli ultimi sondaggi andrebbe il 29,7% delle preferenze. Una distanza che oscilla, a seconda delle rilevazioni su una quindicina di punti con l’avversario del PP, attestato sul 45,5%.

Nel caso di una conferma dalle urne di questi risultati per il PSOE si tratterebbe del peggior risultato di sempre. Ma la sfiducia è nell’aria, considerato che un elettore socialista su cinque afferma di non essere intenzionato a votare nuovamente per PSOE.

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