“La generazione precedente ha avuto Kennedy, noi abbiamo avuto Steve Jobs” (meglio se scritto come fosse un marchio); “Non posso pensare a un singolo giorno della mia vita nel quale non abbia usato uno degli strumenti che ha creato”; “Ha inventato gli apparecchi di cui non sapevamo ancora di avere bisogno” (efficace epitaffio, tanto più in inglese); “guru del progresso felice” (titolo d’agenzia) – solo alcuni dei tweet post-mortem sull’americo-siriano Jobs.

Nella sua grandezza tutti si rispecchiano per condividere uno spicchietto della mela globale che ha la rotondità piena e grandiosa del suo inventore (se non per quel morso che la rende elemento godibile, per tutti). L’aura del visionario-icona-genio sulla cui figura non tramonta mai il sole porta all’espansione dei giudizi di chiunque, perché adesso appartiene a tutti, a tutti quelli che hanno un gadget Apple tra le mani che gli ha cambiato la vita. Evviva.

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