“Siamo stufi di essere lo zimbello internazionale quando andiamo all’estero a esportare i nostri prodotti. Siamo stufi di vederci considerare con il sorrisino”. Emma Marcegaglia affonda il colpo al governo, travolto dagli scandali sessuali di Silvio Berlusconi. Non solo. Dopo la notizia che l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il voto sul debito pubblico italiano, la presidente di Confindustria, da Bologna dove ha inaugurato il salone della ceramica (Cersaie), boccia a sua volta l’esecutivo. “Le agenzie di rating fanno il loro lavoro e ci declassano perché c’è una fragilità del governo nell’implementare le decisioni già prese e perché non si cresce”, ha detto.

Dunque Berlusconi si deve dimettere? “Non sta a me dirlo”, si smarca Marcegaglia. Ma poi lancia quello che sembra un ultimatum: “Non c’è più tempo, o il governo è in grado domani di varare misure serie e forti che creino una discontinuità o deve andare a casa. Non ho paura a dirlo anche se per questo sono attaccata da alcuni giornali”. Le misure invocate da Confindustria sono poche, ma, dice la “lady dell’acciaio, urgenti. “Riforma delle pensioni, riforma fiscale che abbassi le tasse su imprese e lavoratori, eventuale aumento delle tasse su cose e patrimoni, vendita di beni immobili dello Stato, investimenti in infrastrutture e ricerca”.

Per Marcegaglia è la riduzione dei confini dello Stato il vero compito che dovrebbe portare avanti questo esecutivo. Un compito da assolvere subito perché è “questione di giorni, di ore”, prima che il rischio per l’economia dell’Italia e dell’Europa diventi molto serio.

Sulla riforma delle pensioni Marcegaglia attacca la timidezza del governo a prendere decisioni: “C’è ancora chi in Italia può andare in pensione a 58 anni, mentre in Germania si pensa di sollevare da 67 a 69 anni. Questa riforma scontenta i sindacati? scontenta la Lega nord? Ma chi se ne frega”. Insomma per Marcegaglia non si tratta di fare piccole cose “spot”, per non tenere a bada gli alleati di maggioranza, ma una manovra seria che dia credibilità al Paese. “Scontentate anche noi industriali, se serve. Siamo disponibili anche ad accettare nuove tasse sui patrimoni purché si abbassino le tasse sui lavoratori e le imprese per riprendere competitività”.

É proprio la credibilità del Paese il punto focale del discorso della presidente di Confindustria. Una credibilità messa a rischio dai continui scandali riguardanti il presidente del Consiglio. “Il Paese, complessivamente e senza meritarselo, sta perdendo credibilità. Questo non va bene né per l’orgoglio nazionale né per le nostre esportazioni”.

All’incontro era presente anche Jacques Attali, l’economista vicino all’ex presidente francese Francois Mitterand e recentemente a capo della commissione voluta dal capo dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy. L’economista ha messo in fila tutti i Paesi che dopo lo stato ellenico rischiano il default: “Spagna, Irlanda, Portogallo, ma anche Italia e Francia”. Attali lancia un messaggio ancora più chiaro: “Oggi il prossimo in questa fila è l’Italia. Ha un enorme debito pubblico, carenza a livello di implementazione della legge, carenze a livello di buona gestione governativa, non ha credibilità nell’implementare riforme”.

Per Attalì è il recupero delle tasse il sistema per evitare una bancarotta che sarebbe disastrosa per tutta l’economia globale. “Basterebbe una tassa dell’1,5 % applicata per 10 anni sulla ricchezza di tutti gli italiani per sbarazzarsi del debito pubblico”. Infine l’economista lancia un appello agli italiani, che sembra evocare l’immobilismo del loro governo: “Se non spingete il vostro Paese ad agire non potrete dire che non vi era stato detto”.

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