All’assemblea dell’Unione sindacale di base, che rappresenta ben 400 dei quasi 1200 lavoratori di Liber Paradisus, è stata approvata all’unanimità la mozione che esige il trasferimento immediato dei lavoratori in un altro edificio, con coerente chiusura dello stabile in questione, qualora i risultati degli esami richiesti dovessero confermare lo stato di emergenza del livello di legionella.

Saranno Arpa e Ausl a stabilire le percentuali presenti negli impianti di condizionamento e se queste siano nocive alla salute dei dipendenti. “Ma dico solo che durante i rilevamenti, alle Rls non è stato consentito di assistere”, denuncia Wilma Fabiani, rappresentante Usb.

Non a caso, un’ulteriore richiesta dell’Usb è quella dell’istituzione di un tavolo straordinario permanente composto da Ausl, Arpa, organizzazioni sindacali e Rls, per monitorare i futuri sviluppi. “Noi ci fidiamo solo del Nas dei carabinieri!”, dichiara Maria Cristina Gnudi, rappresentante di base. Questi ultimi, già da tempo alle prese con i problemi della nuova sede degli uffici comunali, hanno acquisito documenti e il verbale di accertamento dell’autorità sanitaria. Hanno, dunque, assistito alle operazioni e riceveranno presto tutti i documenti e le relazioni di Arpa e Ausl.

Attenderanno lunedì, i lavoratori e le rappresentanze di base, per iniziare la mobilitazione, ma diffidano l’amministrazione dal prendere la decisione di tornare a lavorare in un posto che, strutturalmente, non è ritenuto agibile per motivi sanitari. “Come facciamo a sapere quali saranno le conseguenze di questa esposizione fra 8-10 anni?”, si interroga una dipendente del servizio pubblico. Oltre alla “emergenza legionella” infatti, resta il problema del sistema di areazione: l’assenza di finestre non consentirebbe la dispersione della forma aldeide, proveniente dai materiali che costituiscono le pareti divisorie degli uffici e già segnalato l’anno scorso dalle Rdb.

Una nota: i “problemi strutturali” non sono sufficienti a dichiarare lo stato di emergenza. In questo caso, per non rischiare una denuncia per sospensione di pubblico servizio, i lavoratori sarebbero obbligati a tornare nei locali già martedì,

Inchiesta della Procura in corso: ascoltato Favia. Proprio sull’insalubrità dei locali, lo scorso novembre era stato depositato un esposto in Procura da parte di alcuni sindacalisti. La denuncia finì sul tavolo del procuratore aggiunto Valter Giovannini, coordinatore del gruppo prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro. Grazie alla denuncia fu aperto un fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato né indagati, sui malori che erano stati lamentati dai dipendenti. Oggi il fascicolo è nelle mani del pm Alessandra Serra.

Questo pomeriggio ad essere sentito come persona informata sui fatti dai Nas è stato il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Giovanni Favia, che sul tema aveva presentato alcune interrogazioni a Palazzo D’Accursio, quando era consigliere comunale all’epoca della giunta Delbono.     “Riteniamo che la segnalazione inviata nel maggio 2010 da un dipendente della Torre C sia stata ignorata” ribadisce  Favia, ricordando che la missiva, in già all’epoca si citava la presenza di legionella, “era rivolta ai dirigenti comunali competenti e a due responsabili della Ausl”. “Se tale sottovalutazione non fosse avvenuta, forse oggi non saremo a questo punto” prosegue Favia ribadendo che “è l’Ausl che deve intervenire con l’indagine epidemiologica anche solo per i casi sospetti”.

I carabinieri del Nas, presenti in borghese in Piazza Liber Paradisus, sono stati inviati dalla Procura per una “collaborazione istituzionale”. E questa mattina la nota dell’Arma era sulla scrivania dei magistrati.

I militari hanno così acquisito le perizie e le conclusioni dei tecnici del comune. La nuova documentazione confluirà nel vecchio fascicolo, insieme ai rilievi dell’Arpa, anche se i due fatti sono, per ora, distinti.

Intanto il Comune ha trasmesso alla Procura il comunicato stampa e il provvedimento adottato in via d’urgenza dal sindaco Virginio Merola, come massima autorità di garanzia della salute pubblica. Anche questi documenti sono confluiti nel fascicolo, ancora senza indagati o ipotesi di reato.

Mancata agibilità. Quello che è certo, per ora, è la mancata conformità sanitaria dell’edificio. Com’è possibile che dipendenti pubblici abbiano iniziato a lavorare da oltre tre anni in un luogo non ancora considerato agibile? “Questo dovete chiederlo all’Ausl! – dice la Fabiani – Ci siamo incontrati diverse volte con la Bruni chiedendo quali soluzioni ci potessero essere, ma il problema è sempre stato rimbalzato da una responsabilità all’altra, perché il punto è: chi paga per fare le modifiche necessarie?”

Richiesta di restituzione. Sulla scia della richiesta di assunzione di responsabilità, l’Usb chiede che la restituzione del premio di produttività dell’anno passato, ricevuto dai dirigenti garanti degli accertamenti sulla sicurezza e funzionalità dello stabile: “25.000 euro presi per aver trasferito i dipendenti in un posto malato”.

La posizione della Cgil. Come già dichiarato congiuntamente dai sindacati confederati, ci si aspetta che l’amministrazione segua la l’orientamento assunto, facendo tutti i gli accertamenti necessari a stabilire che non vi sia alcun rischio immediato per i dipendenti. Per quanto riguarda la conseguente richiesta di ristrutturazione, Michele Vannini, rappresentante dell’Fp-CGIL, dichiara: “Dobbiamo avere scritto, nero su bianco tutti i dati, e naturalmente il timing previsto per i lavori”. Nel frattempo “staremo a quello che ci dice l’amministrazione ed eventualmente martedì faremo una valutazione congiunta con l’Ausl e le Rls. È chiaro che i problemi strutturali non si risolveranno in 4 giorni, ma l’amministrazione ha dato chiaro segno di riconoscimento del problema”.

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