Una rinuncia, ma anche una prova di forza. Alla fine i delegati sindacali della Fiom alle Officine automobilistiche Grugliasco (Torino), le “ex carrozzerie Bertone”, hanno chiesto ai lavoratori di votare sì all’applicazione del contratto di Mirafiori nella loro azienda nel referendum di oggi e domani. Uno stop alle battaglie e al muro contro muro al fine di ottenere condizioni più dignitose per i 1.100 lavoratori (molti dei quali sono in cassa integrazione da sei anni), ma soprattutto un modo per obbligare l’azienda “a interrompere i ricatti” e fare gli investimenti promessi. La decisione è stata accolta bene dagli altri leader sindacali, dall’azienda e dalla Borsa, dove – anche grazie ai risultati della Chrysler – nel pomeriggio il titolo Fiat aveva ottenuto un rialzo del 4 per cento.

Sono state le circostanze particolari dello stabilimento a spingere i delegati della Fiom nella rappresentanza sindacale unitaria a prendere questa decisione all’unanimità una decina di giorni fa: “È nata dall’analisi della situazione, considerando che i lavoratori della ex Bertone sono in cassa integrazione da sei anni e che sono sottoposti a pressioni e minacce di trasferimenti”, spiega a ilfattoquotidiano.it Giacomo Zulianello, uno dei dieci rappresentanti della Fiom sui sedici totali. Questo “sì” era “l’unico modo di smettere con questi ricatti, con questa pistola puntata alla testa”, aggiunge. “Non permetteremo a nessuno, tanto meno all’azienda, di scaricare su di noi la responsabilità di non fare l’investimento”, ha detto il collega Pino Viola durante l’assemblea. Ora infatti ci si aspetta una vittoria del sì al referendum, dopodiché i delegati sottoscriveranno l’accordo e “a questo punto la società non potrà più ritirare l’investimento”, continua Zulianello. Per Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, questo è un “atto di legittima difesa di chi, sottoposto al ricatto, non vuole accettarlo” e anche “una risposta straordinaria a una situazione straordinaria”.

“Il ricatto era doppio – afferma – in quanto Sergio Marchionne ha detto chiaramente che, oltre a non fare l’investimento, avrebbe restituito l’azienda all’amministrazione straordinaria”, da cui la Fiat l’aveva rilevata nel 2009. Invece per il segretario nazionale Sergio Bellavita la scelta è grave “ed è al di fuori dei deliberati del Comitato centrale sulla vertenza Fiat. Nessun livello dell’organizzazione, e neppure la Rsu eletta nelle liste Fiom, può sottoscrivere un’intesa che cancella le libertà sindacali e accetta quello che si è rifiutato a Pomigliano e a Mirafiori”.

La decisione non ha suscitato malumore, ma piuttosto ha sorpreso gli operai: “Al momento in cui l’abbiamo detto in assemblea c’è stato un silenzio prolungato. Molti sono rimasti basiti, altri hanno detto ‘bene’. Molti si sono sentiti un peso in meno”, racconta Zulianello. “Sono rimasto un po’ sorpreso da questa decisione – dice Antonello Appiano, da undici anni operaio alle Carrozzerie, per tre anni in cassa e poi distaccato allo stabilimento della Pininfarina di Bairo Canavese -, però alla fine penso che sia stata la cosa migliore da fare perché non c’era alternativa. Vediamo a cosa andiamo incontro. Ci auguriamo tutti che l’azienda rilanci l’attività come promesso”.

A Grugliasco la Fiom aveva anche provato un’altra carta contando sulla sua forza numerica e sulla responsabilità dimostrata in questi anni: “Avevamo elaborato un nuovo accordo come maggioranza delle rsu – spiega Franco Semeraro, delegato Fiom, operaio alla ex Bertone da 24 anni e dal 2005 è in cassa-integrazione – e poi abbiamo fatto la nostra controproposta ai vertici, ma è stata rigettata. C’era un presupposto per trovare un accordo se si mettevano da parte delle ideologie, ma così non è stato”. E questo è avvenuto nonostante la responsabilità dimostrata dal sindacato della Cgil: “Noi qui abbiamo sempre onorato gli accordi. Non c’è mai stato alcun tipo di sciopero selvaggio e siamo sempre stati una rsu seria e per questa specificità si poteva trovare un patto”. Nel futuro prossimo vorrebbero “una verifica democratica con la rielezione della rsu – ha detto Viola in assemblea – perché non si è riusciti a raggiungere l’obiettivo di un buon accordo che tenesse insieme lavoro e diritti”. Quindi, dopo l’approvazione ci sarà un nuovo confronto tra i sindacati: “Abbiamo chiesto a tutti i delegati delle rsu di dimettersi e andare di nuovo al voto. Se loro non ci seguissero su questa strada, noi dieci della Fiom daremo le dimissioni e automaticamente si andrà al voto”, conclude Zulianello.

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