Qualche giorno fa la rivista Nature ha riportato i dati di una ricerca giapponese secondo la quale è possibile generare una retina perfettamente funzionante utilizzando le cellule staminali embrionali. La ricerca, condotta presso il Riken Center di Kobe dal dottor Yoshiki Sasai, ha dimostrato che cellule staminali embrionali messe in un brodo di cultura particolare si sono organizzate autonomamente generando i tessuti della retina e i terminali nervosi dell’occhio. Nel leggere quell’articolo non ho potuto non pensare a quali grandi rivoluzioni questa scoperta potrà provocare e quali miglioramenti della vita dei ciechi potrà apportare. Significherebbe che uomini e donne oggi costretti alla cecità da malattie attualmente incurabili, come la retinite pigmentosa, potranno tornare a vedere, a vivere autonomamente, a godere della luce, dei colori e delle forme.

Ho pensato a quanti bambini potranno leggere i fumetti, a quante persone potranno leggere un giornale o libro, guidare una macchina, scrivere con una penna biro. Ho pensato a quanti Paesi potranno utilizzare le risorse della spesa pubblica in investimenti, posti di lavoro, istruzione pubblica, sanità anziché pagare pensioni di accompagno, ausili tiflotecnici o video ingranditori, dattilobraille ecc. Ho immaginato un mondo dove la cecità era un antico ricordo, una condizione dell’altro secolo, qualcosa di superato, estinto. La sensazione che ho provato è stata di entusiasmo, di liberazione da un limite che affligge oggi milioni di persone in tutto il mondo e che per molti è motivo di grave peggioramento delle condizioni di vita. Ho pensato alle persone che vivono nel terzo mondo alle quali la cecità non permette la sopravvivenza, laddove le condizioni di vita sono proibitive. I risultati di questa ricerca, che ancora è tale va ricordato, sono il primo passo verso un miglioramento della vita di tutti gli esseri umani.

A spegnere il mio entusiasmo ha però provveduto il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della pontificia Accademia della Vita che ha dichiarato: “La ricerca non deve usare le cellule staminali embrionali perché ciò comporta la distruzione dell’embrione”. Non mi è ben chiaro come si possa paragonare la vita di un uovo fecondato con l’esistenza di milioni di essere umani che oggi sono costretti alla cecità, né per quale motivo chi si erge ad interprete della parola di Gesù dimentichi che proprio Lui, secondo il Vangelo, ha ridato la vista ad un cieco e sanato uno storpio. Non capisco perché non si possa considerare la capacità dell’uomo di utilizzare il proprio ingegno per migliorare la vita degli altri come un disegno che qualcuno ha fatto per noi esseri umani. Ciò che ancora di meno capisco è per quale motivo si imponga una morale cattolica alla ricerca scientifica che vincola anche chi cattolico non è. Qualche anno fa il referendum sulla fecondazione assistita (che coinvolgeva anche la ricerca sulle staminali embrionali) ha visto una discesa in campo della Chiesa piuttosto determinante ai fini dei risultato, che ha vincolato tutta la comunità scientifica italiana e quindi la possibilità di accedere a quei risultati a tutti noi, cattolici e non.

Ricordo infatti che in Italia la sperimentazione sulle staminali embrionali è vietata. Credo che la soluzione migliore come sempre sia la libertà di scelta. Nessuno obbliga un cieco cattolico a sottoporsi all’impianto di cellule staminali embrionali, non vedo perché la cosa debba essere vietata a chi cattolico non è. Qualche anno fa ho conosciuto un prete che era diventato cieco in età avanzata. Era in contatto con alcuni medici americani per essere sottoposto ad intervento chirurgico. Gli chiesi cosa ne pensasse della posizione della Chiesa sul referendum, mi rispose “a volte la Chiesa farebbe meglio ad occuparsi di altro”.

Io credo che ogni tanto la Chiesa potrebbe tacere, lasciando agli uomini la possibilità di scegliere e attingere al proprio libero arbitrio. Per fortuna in Giappone il Vaticano non fa le leggi e dall’Italia ogni giorno partono molti aerei per Tokio.

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