Tanto loquace al telefono con le amiche, tanto laconica con gli inquirenti. Nicole Minetti sta custodendo i segreti delle notti di Arcore trincerandosi dietro silenzi imbarazzati. Di fronte ai magistrati che domenica l’hanno interrogata a sorpresa, l’igienista dentale si è avvalsa della facoltà di non rispondere almeno tre volte: quando le hanno chiesto di confermare la veridicità della ricostruzione delle serate a ritmo di bunga bunga fatta dalla sua ex compagna di classe, T. M.; sulla gestione diretta dei contratti d’affitto della “casa delle bambole” di via Olgettina 65 e il suo ruolo di referente per le ragazze che vivono nel residence di Milano 2; infine sul colloquio tra lei e Barbara Faggioli in cui Minetti dichiara che “lui” le ha consigliato di sporgere denuncia di furto per l’auto di sua proprietà su cui è stato fermato il narcotrafficante (condannato a otto anni) Ramirez: “lui” è il presidente del Consiglio”? Su questo la consigliera regionale si è avvalsa della facoltà di non rispondere a Ilda Bocassini e Antonio Sangermano.

Ma, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Minetti con i magistrati ha ricostruito i suoi rapporti con il premier, Silvio Berlusconi. Smentendo di averlo conosciuto al San Raffaele per le cure dentistiche necessarie dopo l’attentato del 13 dicembre 2009 in piazza del Duomo (la statuetta lanciata dallo squilibrato Massimo Tartaglia) e svelando che l’incontro è avvenuto casualmente a uno stand fieristico di Publitalia dove lei lavorava come hostess. Ha anche detto di aver avuto con il premier una relazione sentimentale e sessuale. Ma sulle feste ad Arcore ha preferito non parlare. Si è limitata a sostenere che il Cavaliere le faceva organizzare alcune cene perché tra loro c’era un rapporto di fiducia e stima reciproca. Anche sui bonifici ricevuti direttamente dal presidente del Consiglio, Minetti dà la propria versione: era solo un prestito. Poi la ricostruzione della notte del 27 maggio, in Questura, chiamata da Michelle e dal premier per andare ad aiutare Ruby. Tutto qui.

Così le pagine dell’interrogatorio sono nulla rispetto alle centinaia necessarie a raccogliere tutte le intercettazioni di Nicole Minetti. Quelle per le feste di Arcore con tutte le ragazze di via Olgettina, quelle per le spese di tutte le “bambole” con il ragionier Giuseppe Spinelli (tesoriere del Cavaliere) e quelle con la tutrice politica, Clotilde Strada. Ed è proprio con lei che a metà gennaio, in pieno Ruby gate, si sfoga perché il premier non l’ha difesa. “Io sono allibita, a lui non gliene frega niente, io ho capito questo; per la prima volta ho realizzato che lui non mi ha dato quel ruolo perché pensava che io fossi idonea e adatta, mi ha dato quel ruolo perché il quel momento è la prima cosa che gli è venuta in mente e se non ci fossi stata io ma ci fosse stata un’altra, l’avrebbe dato a un’altra”.

Uno sfogo che finì con l’ormai nota frase: “Non me ne fotte un cazzo se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido”. Era plausibile dunque aspettarsi che la donna fosse propensa ad aiutare gli inquirenti, considerata anche la delusione rispetto al premier che, dice, “mi ha messo in un casino e gli sto coprendo il culo” e lui “neanche una parola, niente”. La telefona è dell’11 gennaio. Pochi giorni dopo Berlusconi chiama Gad Lerner in diretta proprio per difenderla. “Avete offeso al di là del possibile la signora Nicole Minetti, che è invece una splendida persona: si è laureata col massimo dei voti, 110 e lode, si è pagata gli studi lavorando, è di madrelingua inglese, e svolge un importante e apprezzato lavoro con tutti gli ospiti internazionali della regione Lombardia”.

Lei, in un’intervista a Vanity Fair, ha detto di essersi commossa. Dimenticando però di correggere le imprecisioni del premier e ristabilire una verità. Ci ha pensato Davide Boni, presidente leghista del consiglio regionale, a chiarire che Minetti “non ha alcuna delega ai rapporti internazionali da parte dell’ufficio di presidenza”. Spetterà agli inquirenti ora individuare e riscrivere tutte le altre verità.

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