Pochi numeri annotati a penna. Una scansione breve ma decisiva per decifrare il modo con cui Silvio Berlusconi ha pagato il silenzio di Ruby. Eccola allora la pistola fumante. Minuziosamente trascritta nell’agendina della giovane marocchina. La si trova a pagina 132 del secondo fascicolo inviato dalla procura di Milano alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.

Eccola allora la contabilità di Ruby Rubacuori: “50mila euro per il libro, 12mila per campagna intimo, 200mila da Luca Risso (fidanzato di Ruby, ndr), 70mila da Dinoia (attuale legale della ragazza, ndr), 170mila conservati da Spinelli (il tesoriere del premier, ndr)”. La somma si ferma a 502mila. Dopodiché Ruby annota questa frase: “Quattro milioni e mezzo da Silvio Berlusconi che ricevo tra due mesi”. Il tutto fissa il totale a cinque milioni. Esattamente la cifra di cui Ruby parla al telefono con la signora Grazia, mamma dell’amico Sergio Corsaro. E’ il 26 ottobre 2010. Da lì a pochi giorni lo scandalo dei festini ad Arcore esploderà sui giornali. Ruby, però, parla a ruota libera: “Io ho parlato con Silvio gli ho detto che voglio uscire di almeno con qualcosa, cioè mi dà 5 milioni, però 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome”

E’ grigia aritmetica. Ma così stanno i fatti. E i fatti aggiungono altri episodi che aiutano a disegnare il grande ricatto al Cavaliere. Prima di quel 26 ottobre, infatti, è già successo qualcosa che serve a mettere a fuoco lo scenario. E’ il 22 settembre. Ruby, che è già stata interrogata dai magistrati a luglio, passeggia per le strade di Genova. Viene fermata per un controllo dalla polizia. E dalla sua borsetta saltano fuori 5mila euro in contanti. Un bel tesoretto che la minorenne (compirà la maggiore età il primo novembre) giustifica con un regalo fattole dalla segreteria di Lele Mora. Qualcosa, però, non torna. Le carte dei magistrati rimettono a posto le tessere del mosaico. Il 14 e il 15 settembre, infatti, Ruby telefona a Giuseppe Spinelli per “dire a Lui (il premier, ndr) che sono veramente in condizioni non gradevoli, e se mi può essere di aiuto… Sto nella cacca… Lui mi aveva detto che mi avrebbe aiutato per tutto il periodo, però poi non l’ho più sentito… Comunque mi servono solamente 5 mila euro”. C’è di più: il 22 settembre il tesoriere del presidente del Consiglio viene intercettato dalla polizia giudiziaria mentre sta spiegando alla stessa Ruby come raggiungerlo a Milano2. Dal canto suo Spinelli dice di aver visto la ragazza “quattro o cinque volte” e di averle versato massimo 8.500. Nel luglio scorso, poi, Ruby si sarebbe fatta sentire insistentemente a Milano 2. Spinelli, però, dice di non averla più pagata. E che solo il suo assistente le ha dato 100 euro per pagarsi il taxi. In quel periodo ad Arcore tutti sanno che lei non è la figlia di Mubarak e che non ha 24 anni, bensì 17.

Di nuovo le intercettazioni raccontano un’altra storia. Il 26 settembre (quattro giorni dopo il fermo di Genova) Ruby è di nuovo al telefono. Questo volta non risponde Spinelli, ma una segretaria.  “Sono Ruby – dice la marocchina – avevo da riferirle un messaggio se lo poteva riferire al Presidente?”. L’altra annuisce. La ragazza prosegue: “Può dire quando sale per il lunedì mi può contattare”. La telefonata prosegue. “E se lo può ringraziare per il regalo?”. Il disegno si completa con le telefonate di Ruby a Luca Giuliante, suo avvocato fino al 29 ottobre quando passerà sotto la tutela di Massimo Dinoia. Anche in queste conversazioni l’elemento decisivo è “una grande cifra” da chiedere al premier.

Questo, però, è uno scandalo dalle mille facce. Ci sono i festini, le buste con i soldi, il sesso, le menzogne. E c’è anche la droga. Cocaina per la precisione. Tanta e non poca: 12 chili di polvere bianca, sequestrati il 3 agosto in diversi luoghi di Milano. Tre chili in via Portalupi vicino a via Mecenate. E ben nove in un garage di via Olgettina 65, il palazzo in cui il Cavaliere ospitava le ragazze. Il box della droga è di una di loro. Si tratta di Marysthell Polanco, la domenicana che fa la soubrette a Colorado cafè. Non solo, quella cocaina è del suo fidanzato che il 26 gennaio è stato condannato dal gup di Milano a 8 anni di carcere e 120 mila euro di multa. Si tratta di Ramirez de La Rosa fermato il 3 agosto a bordo di una Mini cooper intestata al consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti. Insomma, siamo davanti a un’operazione antidroga in piena regola. E la regola vorrebbe che uno spacciatore fermato su un’auto non sua dia il via a una perqusizione in casa della titolare della macchina. Ma Nicole MInetti non riceve la visita degli investigatori. E nemmeno Marysthell viene toccate. Né indagata, né tantomeno arrestata. Il garage, ricordiamolo, è intestato a lei. Di più: in casa gli investigatori durante le perquisizioni del 14 gennaio le trovano una macchinetta conta soldi.

Il 5 agosto, però, Barbara Faggioli ne parla con la Minetti. “Mi hanno detto di non parlarne con te al telefono, non so cosa hanno trovato. Mi ha detto, dì alla Nicole di fare una denuncia alla sua macchina”. Chi sia questo misterioso consigliere resta un mistero. Dopodiché l’ex igienista dentale del premier racconta tutto: “Hanno trovato stupefacenti. Non so che fare”. Quindi il sospetto della Faggioli: “Ma Marysthell l’ha fatto apposta a chiederti la macchina?”. Nicole Minetti è decisamente furiosa con la domenicana: “Se potessi sparerei a Merysthelle, non avrei mai pensato che mi facesse una cosa del genere” (dm)

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