Si chiama “Forza del sud” e sarà presentato ufficialmente il prossimo 30 ottobre. Eppure l’avventura del neopartito berlusconiano in Sicilia, voluto e pensato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè inizia male. Anzi malissimo. In poco meno di un mese, infatti, due esponenti del nuovo movimento autonomista sono finiti sotto inchiesta. Il primo è Michele Cimino, 42 anni, assessore all’Economia fino ad alcuni giorni fa, prima della formazione del nuovo governo di Raffaele Lombardo. Il secondo è Franco Mineo, deputato regionale eletto nella lista del Pdl, il cui nome compare nel decreto di sequestro consegnatoli questa mattina dalla Dda di Palermo.

La notizia rilanciata dal sito di Repubblica, arriva a poche settimana dall’iscrizione di Cimino nel registro degli indagati con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Mineo, molto vicino a Miccichè, invece, è sospettato di essere il prestanome dei boss dell’Acquasanta, storico rione di Palermo. A incastrarlo, secondo quanto riporta l’ordinanza firmata dal gip, sarebbero diverse intercettazioni ambientali effettuate nella sua agenzia di assicurazioni. Per lui, la magistratura ha disposto il sequestro di tre immobili. I cui affitti, secondo l’accusa, venivano divisi con Angelo Galatolo, ufficialmente uscere dell’Asl 6 di Palermo, ma in realtà, scrivono i pm, cassiere dei clan dell’Acquasanta.

Ecco cosa scrivono i magistrati: “Mineo e Galatolo erano in società occulta”. Ipotesi supportata da diverse intercettazioni. “Solo, solo che partner che c’hai – dice il deputato regionale a Galatolo – guarda, un assegno di 3450 euro…”. Il figlio di Galatolo, anni fa, fu arrestato per estersioni. A chiamralo in causa diversi pentiti che lo decsrivevano come la facciata legale del clan. Mineo esprime anche giudizi su Angelo Fontana, l’unico pentito del clan Galatolo. “I Fontana – riporta il sito di Repubblica – con voi non hanno niente a che fare, non hanno la storia tua”.

L’indagine ora punta al livello politico. Mineo, da giorni al centro del dibattito politico per la nascita di Forza del sud, è accusato di trasferimento faudolento di valori, con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione Cosa nostra. Oggi Mineo è indagato, ma già in passato il suo nome era stato associato ad ambienti mafiosi. Nel 1992, infatti, emersero contatti telefonici con Gaetano Scotto, boss dell’Acquasanta e al centro dell’inchiesta sulla strage di Borsellino.

Ancora più grave, invece, la posizione di Michele Cimino. A lui, l’avviso di garanzia arriva nel settembre scorso direttamente dalla procura di Agrigento. Si tratta dell’inchiesta che ha portato in carcere il sindaco del paese di Castrofilippo. Secondo l’ipotesi accusatoria Cimino avrebbe fatto favori alle cosche dell’agrigentino, anche attraverso l’assegnazione di appalti pubblici a imprese in odore di mafia, in cambio di soldi. A carico dell’assessore, le dichiarazioni del pentito ed ex capomafia Maurizio Di Gati. Che conferma: per l’appalto sarebbero stati promessi ”soldi sia al sindaco sia all’onorevole Cimino”.

Forza del Sud, il movimento berlusconiano di Miccichè che nasce con i vertici indagati

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