Tagli agli organici (43 mila all’anno, per tre anni), ma nelle scuole italiane se non ci fossero i precari anche quest’anno non si sa come la Gelmini avrebbe potuto coprire tutti i posti vuoti. Non ci sono dati precisi, ma i posti vuoti sono tanti. Almeno 10 mila a Milano (culla storica del precariato), ma anche nelle altre regioni d’Italia non si scherza. In Liguria, ad esempio, si calcolano 13 mila cattedre senza titolare. Ironia della sorte questa situazione va a vantaggio di una parte dei precari. Soprattutto quelli del Sud, dove non sonlo non ci sono posti vuoti, ma c’è anche il record degli insegnanti cosiddetti in soprannumero che il ministro, non sapendo cosa fare, li ha lasciati nelle scuole dove sono rimasti senza cattedra. A far che? Al massimo le supplenze (e questo ancora una volta a scapito dei precari), oppore per i “progetti”. Tutto da inventare. Insomma una situazione paradossale. Una scuola che inizia allo sbando.

Intanto, però, saranno migliaia le classi che hanno chiesto il tempo pieno e non l’hanno ottenuto. Soprattutto a Milano e nelle grandi città del centro nord. E ancora si cerca di porre rimedio alla richiesta di insegnanti di sostegno per gli alunni disabili e per l’integrazione degli alunni stranieri che non conoscono la nostra lingua. Sacrificate le fasce più deboli della popolazione scolastica, quale sarà la ricaduta sull’attività di tutti gli allievi? Hanno tutti da perderci. Gli insegnanti che saranno chiamati a un lavoro più faticoso, ma soprattutto gli allievi che si vedranno scadere la qualità del servizio loro offerto. Ma forse questo alla gelmini poco importa.

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