Trentanovesimo e quarantesimo giorno di protesta: ovvero il primo e il due gennaio. Per tutta Italia, due giorni di festa. Per noi, semplicemente, due ulteriori giorni sul tetto del nostro Istituto. Questo non significa certo che abbiamo disertato il brindisi al nuovo anno.L’unica differenza è che lo abbiamo fatto su questo tetto che ormai è diventato un luogo simbolico, quasi metafisico per quello che rappresenta.

Da festeggiare (con cautela) c’erano le aperture dei ministri Prestigiacomo e Brunetta, raccontate nel Diario precedente, ed abbiamo brindato (a distanza) coi componenti del comitato del parco della Cellulosa, che poco lontano hanno organizzato una festa dedicata a noi. La mattina presto, poi, una vera e propria tempesta di vento ha colpito il nostro tendone, costringendo alcuni che già dormivano a svegliarsi per mettere tutto in sicurezza.Il primo dell’anno ci ha riservato grandi emozioni, grazie alla fiaccolata che nel tardo pomeriggio ha portato centinaia di persone fin dentro il cortile della nostra sede, con le torce, a scandire slogan in nostro favore.

E’ stato quasi commovente, perché abbiamo davvero toccato con mano l’affetto e l’interesse di tanta gente per la nostra lotta: nonostante il freddo e la pioggia, gli abitanti di Casalotti (ma tanti venivano anche da altri quartieri) sono rimasti con noi a lungo, cercando in ogni modo di non farci sentire soli.Sicuramente, per tutti noi queste sono feste passate in un modo inusuale, ma non condividiamo la tristezza diffusa o la descrizione del nostro capodanno sul tetto come un momento negativo: sicuramente avremmo preferito risolvere prima, ma in questi giorni abbiamo dato un’altra prova di forza, ed essere stati qui mentre attrorno impazzavano i fuochi d’artificio, peraltro spettacolari visti dal tetto, non fa che cementare sempre più l’unità del nostro gruppo.


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