Una volta c’era la morte. Oggi ci sono i cuoricini neri. Stramaledetti cuoricini neri da cliccare sotto i manifesti funebri social. Il grande antropologo Ernesto De Martino (1908-1965) definì come “ebetudine stuporosa” lo stato di trance luttuosa che precedeva il pianto rituale in alcune civiltà contadine del sud d’Italia, osservate sul campo nella seconda metà del Novecento. Aggiornando la definizione in questo millennio digitale, potremmo dire che oggi il cordoglio pubblico per la morte di personaggi noti a tutti si congela in una bolla gigantesca di ebetudine stuporosa, senza pianto liberatorio. È quanto accaduto nell’ultimo scorcio d’estate dapprima con Pippo Baudo indi con Giorgio Armani. A insaputa, ovviamente, dei due de cuius. Il lutto istantaneo del cuoricino nero si è dilatato a dismisura: un blob mesto e ripetitivo che ha inghiottito i media vecchi e nuovi. Esempio: il giorno successivo alla morte di Armani il principale quotidiano italiano ha riempito oltre venti pagine. Un’overdose funebre che avrebbe infastidito lo stesso re della moda, indicato peraltro come modello universale di sobrietà. Per non parlare dell’estremo saluto: i funerali dei vip sono oggi una passerella con tanto di transenne per scattare foto esequiali agli amici famosi del morto. Persino il disturbatore tv Paolini (nella pagina a fianco) è decisamente più serio. Il pensiero va all’eterna Livella di Totò, laddove un nobile trapassato non vuole un netturbino come vicino di tomba. L’epilogo è questo, per bocca del povero “scopatore”: “Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie… appartenimmo â morte!”. “Queste pagliacciate le fanno solo i vivi: noi siamo seri… apparteniamo alla morte”. Appunto. Altro che cuoricini neri.

Estrazioni del lutto. Scene da funerali aristocratici a Roma. Sopra, la contessa Marisela Federici – regina dei salotti della Capitale – è in ginocchio durante le esequie di Maria Pia Fanfani, vedova dello statista dc Amintore, morta nel 2019. A sinistra, i funerali nel 2016 del principe Carlo Giovanelli, genero di Guglielmo Marconi e protagonista della Dolce Vita: le due donne sono rispettivamente la nuora e la cognata del principe

Anna verrà. Il 28 settembre del 1973 si tennero a Roma i funerali di una delle più grandi attrici italiane di sempre: Anna Magnani. Colpiscono, in questi tempi di overdose esequiale, gli arrivi solitari di Alberto Sordi e di Audrey Hepburn (a sinistra), senza transenne, né altro. Per l’ultimo saluto a “Nannarella” furono migliaia i partecipanti al rito nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva
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Chiagni e fotti. E venne il turno della politica. Abbiamo scelto una pattuglia di azzurri d’antan schierata in prima fila a una messa di suffragio, a Roma, per la mamma di Silvio Berlusconi, Rosa. Da sinistra: Bondi, Pisanu, Sacconi, Brunetta e Crimi. Sotto, Gianni Letta durante un’orazione funebre: il Gran Visir dell’epopea berlusconiana è famoso per coltivare l’arte del necrologio

