Cattivissima me
di Camilla Tagliabue

Sette, chiese & C: uscirne (vivi) e scrivere

Che Dio ci aiuti. A svignarcela. Proprio in questo secolo – identitario e tribale, fanatico e confessionale – si sente il bisogno di potare le radici, tagliare i ponti con la propria famiglia e sparire dalla comunità, religiosa soprattutto. Tra i primi a parlare dell’escape room da Allah fu Joseph Fadelle, ex Mohammad al-Sayyid al-Moussaoui, che nel bestseller Il prezzo da pagare (2010) rende conto della sua fuga dall’Islam e della successiva conversione al cattolicesimo. Il fenomeno, però, non coinvolge precipuamente i musulmani, né i soli monoteisti: il caso più recente, spiattellato a mezzo editoria, riguarda infatti Dharma Bernardi, oggi consulente e psicoterapeuta, ieri seguace di 3HO – acronimo di “Healthy, Happy and Holy Organization”, ovvero una “Organizzazione Sana, Felice e Santa” – che si racconta nel memoir Nella setta di Yogi Bhajan, da cui se l’è svignata a gambe levate. Alla faccia di meditazione, dieta e yoga come panacea di tutti i mali. Un curriculum allettante vanta anche Deborah Feldman, autrice di Unorthodox, libro poi diventato serie Netflix di culto: un culto di cui la scrittrice avrebbe volentieri fatto a meno, cresciuta com’è in una rigida enclave ebraica ultra-ortodossa di New York. Altro giro, altra parrocchia, ma eguale destino da esule è toccato a Martina Pucciarelli, fu Testimone di Geova, che spiffera segreti e bugie, totem e tabù del suo gruppo cristiano millenarista ne Il Dio che hai scelto per me, fresco di stampa e prossimo di trasposizione tv. Che Dio ce ne scampi.

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