Verso la metà del 1964, tra i vietnamiti stava maturando sempre più l’idea di una soluzione politica negoziata, mentre gli Stati Uniti erano impegnati a tramare con crescente disperazione contro quelle che i documenti interni descrivevano come “negoziazioni premature” (…) Gli Stati Uniti diedero inizio alle operazioni militari organizzate contro il Vietnam del Nord il 1° febbraio 1964 (Oplan-34A), usando sudvietnamiti e mercenari di “paesi terzi”, presumibilmente, secondo Kahin (George McTurnan Kahin, storico critico dell’intervento in Vietnam, ndr) “soprattutto nazionalisti cinesi”. Queste operazioni erano ufficialmente intese a produrre “distruzione, guasti economici e vessazioni”.
Il 30 e il 31 luglio navi della Marina di Saigon attaccarono le isole nordvietnamite, provocandone una protesta ufficiale, presentata alla commissione internazionale di controllo il 31 luglio. Il 2 agosto il cacciatorpediniere statunitense Maddox, che svolgeva attività di spionaggio elettronico nella zona, entrò nella fascia di mare di dodici miglia che secondo il Vietnam del Nord faceva parte delle sue acque territoriali. Al Maddox fu intimato l’alt da navi nordvietnamite in perlustrazione che spararono alcuni colpi di avvertimento. Ne seguì una battaglia nel corso della quale il cacciatorpediniere americano fu colpito una volta e le navi da pattuglia nordvietnamite furono danneggiate o distrutte anche con l’aiuto dell’aviazione americana.
Sul “Times” i servizi di solito accurati dal Vietnam venivano scartati, mentre articoli in prima pagina presentavano la falsa versione del governo come un fatto
Il 3 agosto, il segretario di stato Dean Rusk mandò un cablogramma (segreto) all’ambasciatore Taylor in cui affermava: “Noi crediamo che le attività previste dall’Oplan-34A stiano spaventando Hanoi, e l’incidente del Maddox vuole colpire proprio i loro sforzi per resistere a queste attività». Il Maddox tornò nella zona insieme al cacciatorpediniere Turner Joy il 3 agosto, e il 3 e 4 agosto vascelli di Saigon bombardarono alcuni impianti costieri del Vietnam del Nord, “probabilmente” osserva Kahin “una struttura attivata e identificata dalla sorveglianza elettronica del cacciatorpediniere”. Il 4 agosto, secondo alcune fonti, i due cacciatorpedinieri statunitensi sarebbero stati attaccati dalle navi da pattuglia nordvietnamite, ma il capitano del Maddox John Herrick non ne sapeva nulla, tant’è che in un comunicato via radio affermò che “tali notizie appaiono molto dubbie” e che “in realtà il Maddox non ha fatto nessun avvistamento”, raccomandando poi “una valutazione completa della situazione prima di prendere qualsiasi iniziativa”. Altre indicazioni successive fanno pensare che quasi certamente non c’era stato nessun attacco.
Il 5 agosto il presidente Johnson denunciò pubblicamente “l’aperta aggressione in alto mare” portata contro gli Stati Uniti, mentre Vietnam del Nord e Cina affermavano che “il cosiddetto secondo incidente del Golfo del Tonchino del 4 agosto non è mai avvenuto” (comunicato del governo cinese). Il 5 agosto aerei statunitensi bombardarono installazioni nordvietnamite e distrussero alcune navi da pattuglia del Vietnam del Nord. Dopo la testimonianza con cui il segretario alla difesa Robert McNamara dichiarò falsamente che il Maddox “stava operando in acque internazionali con normali compiti di pattugliamento come quelli che svolgiamo continuamente in tutto il mondo”, il Congresso approvò all’unanimità una risoluzione (che al Senato ebbe due soli voti contrari, di Wayne Morse e di Ernest Gruening) con cui si autorizzava il presidente “a prendere tutte le iniziative necessarie a respingere ogni attacco armato contro le forze degli Stati Uniti e a prevenire ulteriori aggressioni”. In seguito questa risoluzione del 7 agosto fu sfruttata per intensificare gli attacchi americani.
“L’incidente del Golfo del Tonchino” osserva Hallin (Daniel Hallin, massmediologo, ndr) “è un classico del trattamento dell’informazione nel periodo della Guerra fredda [ … ]. Le notizie dei due incidenti del golfo furono, praticamente da ogni punto di vista, [ … ] o fuorvianti o semplicemente false” oltre che del tutto funzionali alle necessità dell’esecutivo statunitense in quel momento cruciale. Il New York Times aveva parlato di missioni di sabotaggio contro il Nord non più tardi del 23 luglio e aveva dato notizia della protesta di Hanoi del 2 agosto per un attacco ad alcuni villaggi nordvietnamiti da parte dell’aviazione laotiana, ma degli incidenti del Golfo del Tonchino non avevano dato notizia né il Times né il Washington Post, e “non solo nei giorni in cui essi si erano verificati, ma nemmeno nelle settimane successive (…). Gli elementi di fatto riferiti erano “oggettivi”, in quanto riportavano correttamente i comunicati del governo americano, senza sollevare questioni e senza ricostruire i retroscena della vicenda; citavano inoltre marginalmente le smentite dei comunisti, riferendo gli eventi nel modo in cui Washington desiderava che venissero percepiti.
Nelle settimane successive, il Times pubblicò un certo numero di brevi note sulle accuse e sulle osservazioni contenute nei servizi generalmente accurati provenienti dal Vietnam del Nord, servizi che venivano respinti e scartati, mentre titoli e articoli in prima pagina presentavano la falsa versione di Washington come un fatto, accompagnandola con una serie di speculazioni sui motivi per cui Hanoi aveva mandato poche navi da pattuglia all’attacco della potente VII flotta degli Stati Uniti. I retroscena continuarono a essere ignorati o relegati in note marginali nelle pagine interne. La critica del senatore Morse venne menzionata e subito lasciata cadere. Nessun cenno sui dubbi dell’amministrazione che l’incidente del 4 agosto non avesse mai avuto luogo. (…) La versione del governo degli Stati Uniti è stata adottata come verità indiscutibile, escludendo la necessità di qualsiasi ulteriore discussione o indagine.
(Da La fabbrica del consenso, 1988 – Il Saggiatore 2023, traduzione di Stefano Rini)