Cattivissima me
di Camilla Tagliabue

Da Kafka alla Smemoranda: pazzi d’ottobre (la rivoluzione? a novembre)

È autunno: cin cin, buon anno! Dagli antichi maestri ai pivellini studenti, dal capodanno ebraico all’October equus romano, dai misteri eleusini in Grecia alle agendine smemorate contemporanee, la stagione occidentale, in cui l’anno va a tramontare, segna per molti un nuovo inizio. È la cultura che celebra la coltura: raccolto, vendemmia e registro scolastico. I classici della letteratura, alcolici o sobri, non fanno eccezione, tra assassini (Capote) e pedofili (Nabokov), Livelli di vita (Barnes) e Botteghe color cannella (Schulz), in cui “tutta questa liquidazione dell’estate ha in sé una sorta di leggerezza, la svogliatezza e la vacuità di un carnevale tardivo”.

Se aprile è il mese più crudele, ottobre è buonissimo, almeno per festeggiare e romanzare: un brindisi con L’autunno del patriarca di García Márquez e un altro per l’estro dei creativi autunnali; vedi Kafka, che scriveva solo dalle brume in poi, o Dostoevskij coi suoi Sosia e Idiota vari. Persino il nostro Parise, nei Sillabari, fa cominciare l’“Estate” in un giorno d’ottobre. Altro che spleen e tristezza, è ora l’ora dell’amore, degli amorazzi e dell’Educazione sentimentale. Infatti Gatsby ci lascia il cuore e la vita in piscina, benché non sia lì per il tuffetto ché in questi giorni a Long Island inizia a fare freschetto. Ma l’autunno per definizione è caldo: piazze, pace e libertà. Ed è già tutto pronto per la rivoluzione d’ottobre, anche se poi s’è fatta in novembre.

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