Guerra in Ucraina, la diretta – Kiev a Mosca: colloqui vicino all’acciaieria di Mariupol. Biden: “Resistenza da 2 mesi, continuiamo a sostenere gli ucraini”

I russi puntano di nuovo Odessa: gruppo di 20 navi schierato nella zona operativa del Mar Nero. Nella notte faccia a faccia Zelensky-Blinken. Fonti russe al Financial Times: Putin disinteressato ai negoziati, dopo l'affondamento del Moskva vuole qualcosa per uscire vincitore"

Aggiornato: 11:53

  • 09:27

    “Console della Bulgaria rapito a Melitopol”

    Le forze militari russe hanno rapito il console onorario della Bulgaria a Melitopol, città dell’Ucraina sud orientale. A riportare la notizia è la pagina web del quotidiano ucraino Ukrainska Pravda che cita il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov, anche lui rapito nelle scorse settimane dai russi. “Più di 50 miei colleghi sono stati rapiti in tutto il paese e oggi 29 sono nelle carceri degli occupanti”, ha detto in una intervista alla televisione ucraina “Per quanto riguarda attivisti e uomini d’affari, gli occupanti hanno una pratica comune: rapiscono tutti coloro che sono patriottici e hanno un’opinione – ha aggiunto – Poche ore fa si è saputo che il console onorario della Bulgaria era stato rapito a Melitopol”.

  • 09:26

    Zelensky attende Blinken e Austin: “Vogliamo armi”

    Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che incontrerà a Kyiv il segretario di Stato americano Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin. Zelensky in una conferenza stampa ha fornito alcuni dettagli sulla logistica del suo prossimo incontro con Blinken e Austin, ma ha detto che si aspettava risultati “non solo regali o qualche tipo di torta, ci aspettiamo cose specifiche e armi specifiche“. Quello di Blinken e Austin è il primo viaggio di ministri degli Stati Uniti a Kiev da prima dell’inizio della guerra, il 24 febbraio.

  • 09:24

    A Odessa la minaccia di un attacco chimico

    Mosca afferma che i servizi speciali dell’Ucraina starebbero pianificando un’operazione provocatoria con l’uso di sostanze chimiche nel porto Yuzhny a Odessa, per attribuirne la colpa alle forze armate russe e accusarle di aver preso di mira i civili. Affermazione che Kiev interpreta invece come una minaccia camuffata da avvertimento: sarebbero proprio le forze russe dunque a voler sferrare un attacco chimico sul porto ucraino, secondo il Kyiv Independent.

  • 21:33

    IL PUNTO DELLA GIORNATA – A Kiev arrivano Blinken e il capo del Pentagono

    Nelle ore in cui le truppe ucraine perdono terreno in particolare nel Donetsk e l’esercito russo ricomincia gli assalti all’acciaieria di Mariupol, torna a muoversi la diplomazia, almeno in apparenza. A parlare ieri, in una lunga conferenza stampa dalla metro di Kiev, è stato il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che da una parte ha avvertito l’Europa (“Dopo di noi a chi toccherà?”) e dall’altra ha auspicato un intervento più deciso del Vaticano, parlando proprio di “mediazione”. Ma Zelensky ha anche attaccato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, colpevole – secondo lui – di andare prima a Mosca e dopo a Kiev. Una “scelta sbagliata e illogica” l’ha definita. Intanto Zelensky aspetta l’arrivo del segretario di Stato americano Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin. E dice di attendere anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi prossimamente: “L’Italia sta con noi”. 

    “Chi toccherà dopo di noi?”. La risposta ipotetica porta la mente alla Moldavia e soprattutto alla Transnistria, la fascia di territorio lungo il confine con l’Ucraina ufficialmente appartenente alla Moldavia, ma de facto indipendente da oltre 30 anni. Fin dal 2014 le autorità secessioniste hanno chiesto l’annessione alla Federazione russa su imitazione di quanto avvenuto per la Crimea. Ma il protrarsi della guerra in Ucraina provoca qualche nervosismo anche nelle cinque ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. Specie per i malumori e le divisioni che rischia di provocare tra la popolazione. Le autorità del Kirghizistan hanno vietato ai sostenitori dell’invasione di utilizzare la lettera simbolo Z – tracciata sui mezzi militari russi d’invasione – per i festeggiamenti del 9 maggio, quando si celebra la vittoria nella Seconda guerra mondiale, o meglio la Grande Guerra Patriottica, come è chiamata nell’ex Urss. Il rischio, è stato sottolineato, è che ciò provochi “ostilità tra diverse etnie”. Cioè tra le nutrite minoranze russe che vivono in questi Paesi e la popolazione autoctona. E’ il caso anche del Kazakhstan, il gigante centroasiatico vera potenza del settore energetico, dove la parata del 9 maggio è stata semplicemente cancellata, ufficialmente per carenza di fondi.