Mentre la richiesta di arresto della procura della Corte penale internazionale per crimini di guerra per il premier e il ministro della Difesa israeliano continua a suscitare sdegno a Tel Aviv, secondo il noto analista del Washington Post David Ignatius, lo Stato ebraico ha deciso di accantonare l’idea di condurre un’offensiva su vasta scala a Rafah e di agire in modo più limitato nella città nel sud della Striscia di Gaza al confine con l’Egitto, dando ascolto alle richieste degli Stati Uniti delle ultime settimane.

“Offensiva limitata. Washington è d’accordo” – Basandosi su conversazioni dietro le quinte con funzionari statunitensi, Ignatius scrive che il governo israeliano avrebbe abbandonato il piano originario di inviare due divisioni dell’esercito israeliano (Idf) a Rafah. Questa, per l’amministrazione di Washington, è una garanzia sufficiente per ritenere che l’offensiva mirata comporterà meno vittime civili tra i palestinesi e quindi si prevede che Biden non si opporrà.

Solo lunedì, prima di ricevere la notizia della richiesta di mandato di arresto nei suoi confronti da parte della procura della Corte penale internazionale (Cpi), il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva riferito al consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, in visita in Israele, l’operazione a Rafah si espanderà nelle prossime settimane. L’Idf ha stimato che la guerra proseguirà “ancora per molti mesi”, senza specificare in che modalità.

Secondo le fonti di Ignatius, Tel Aviv ritiene che circa il 75% della capacità militare organizzata di Hamas sia stata distrutta e che l’operazione di Rafah eliminerà gran parte di quella rimanente. Tuttavia, i recenti sviluppi di guerra, con i combattimenti ripresi anche a nord della Striscia (Jabalia, Nuseirat e Gaza City), mostrano che il gruppo islamista guidato da Yaya Sinwar ha adottato una tecnica di guerriglia, sciogliendosi nella popolazione senza arrivare a scontri diretti. “Questo sarà un continuo grattacapo per Israele, che prevede di condurre raid regolari contro gli insorti, proprio come fa ora in Cisgiordania”, scrive Ignatius, immaginando lo scenario futuro di Gaza.

Un piano per il dopoguerra: lo scoglio di Netanyahu – Alcuni ministri e i funzionari della Difesa israeliana avrebbero anche concordato una strategia per il dopoguerra, su cui però rimangono le distanze con l’ala politica dell’ultradestra che sostiene Netanyahu al governo e con lo stesso premier. La scorsa settimana il ministro del gabinetto di guerra centrista Benny Gantz, ex generale, ha minacciato di dimettersi se l’esecutivo non avesse proposto un piano per il “giorno dopo Hamas”. Secondo le fonti di Ignatius, il piano su cui si è trovato un accordo di massima prevederà una forza di sicurezza palestinese dipendente in parte dall’Autorità Palestinese e supervisionata da un consiglio direttivo sostenuto da Stati arabi moderati come Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Questo è il piano originario statunitense, che però il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha già pubblicamente rigettato. Hamas sarebbe pronto ad accettare una “transizione” verso questa entità di governo come.

Doha: “I negoziati quasi a un vicolo cieco” – Sullo sfondo resta lo stallo sui negoziati tra le parti per un cessate il fuoco temporaneo e lo scambio di ostaggio, ancora fermi dopo l’ultimo fallimento al Cairo. Martedì Majed al-Ansari, il ministro degli Esteri del Qatar, Paese mediatore nonché ospite della leadership politica di Hamas, ha ammesso che i colloqui sono “quasi a un vicolo cieco”.

Operazione Idf in Cisgiordania: 7 morti – Almeno sette palestinesi sono rimasti uccisi e nove feriti in “un’operazione antiterrorismo” delle forze israeliane a Jenin, in Cisgiordania, annunciata dall’Idf su X. L’agenzia palestinese Wafa cita un bilancio del ministero della Salute dell’Autorità palestinese di sette vittime, tra cui un chirurgo dell’ospedale di Jenin Aseed Jabareen, un insegnante e un alunno, e 10 feriti di cui due in gravi condizioni. L’Idf ha riferito di aver “sparato a diversi uomini armati”. Gli scontri avrebbero avuto luogo nelle vicinanze di Jenin e di Wadi Burqin.

Ucciso comandante di Hezbollah in Libano – L’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso in un raid a Tiro, in Libano, “il terrorista Qassem Saqlawi, Comandante del sistema razzi e missili nel settore costiero centrale di Hezbollah”. Secondo il portavoce militare dell’Idf, Saqlawi era “responsabile della programmazione ed esecuzione di numerosi attacchi con i razzi contro Israele”. La scorsa notte una sere di razzi lanciati dagli Hezbollah lanciati vero la Galilea occidentale sono caduti in una zona aperta. In risposta, l’esercito ha colpito una postazione di lancio degli Hezbollah nella zona di Ramyeh, nel sud libanese.

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