Omicidio volontario aggravato dai futili motivi. I carabinieri di Bologna, coordinati dalla procura con il pm Stefano Dambruoso, hanno sottoposto a fermo con questa accusa Giampiero Gualandi, 63 anni, per la morte di Sofia Stefani, 33enne ed ex collega vigilessa uccisa giovedì con un colpo di pistola alla testa al comando di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Il colpo è partito dall’arma di ordinanza di Gualandi, 63 anni. L’uomo, durante l’interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere e ora si trova in carcere a Bologna. Sabato mattina comparirà davanti al giudice per l’udienza di convalida.

Le indagini – Le indagini proseguono per capire cosa sia successo al piano terra della ‘Casa Gialla’, la sede del comando della polizia locale del comune della pianura bolognese, lungo la via Emilia tra Bologna e Modena, prima che il colpo partisse. Gualandi – non a verbale – avrebbe detto che l’episodio sarebbe stato accidentale, un colpo partito per sbaglio mentre era in corso la pulizia dell’arma. Una ricostruzione che, come anticipato dal suo difensore Claudio Benenati verrà ripetuta davanti al gip: “Nell’udienza di convalida domani intendiamo rispondere all’interrogatorio e chiariremo ogni aspetto di quello che è successo. È stato un incidente, non è stato volontario, non è stato un femminicidio. È una tragedia immane per cui siamo tutti devastati”.

Ma stando a quanto riportato dai carabinieri, questa versione non ha trovato riscontro. Al momento non sembra intenzione degli inquirenti di conferire anche una perizia balistica: i primi accertamenti investigativi escluderebbero infatti che il colpo sparato dalla pistola di ordinanza del vigile sia partito accidentalmente, versione data dall’indagato nelle prime dichiarazioni. Tra i due c’era o c’era stata una relazione e sarebbe stata la volontà dell’uomo di interromperla, come riportano i media, a innescare il femminicidio. La procura disporrà l’autopsia e gli esami sui dispositivi tecnologici.

Le telefonate – Anche nelle prime telefonate ai soccorsi per avvisare della morte della ex collega, Gualandi avrebbe parlato di un incidente: un colpo partito per errore nel corso di una lite e di una colluttazione con la donna. Secondo quanto ricostruito, era stata la donna a chiamare il vigile ora arrestato. I due, ex colleghi di lavoro, avevano avuto una relazione, sempre secondo quanto dichiarato dall’uomo nell’immediatezza ed era lei a volerla portare avanti, mentre lui no. Ci sarebbero anche messaggi acquisiti agli atti che i due si sono scambiati e che confermerebbero questa ipotesi. All’interno dell’ufficio non ci sono telecamere che possano aver ripreso quello che è successo e le altre persone presenti nell’edificio non avrebbero sentito grida o toni animati, ma solo lo

Messaggi acquisiti – Nelle prime telefonate ai soccorsi per avvisare della morte della ex collega Sofia Stefani lo stesso indagato, Giampiero Gualandi, avrebbe parlato di un incidente: un colpo partito per errore, dalla sua pistola, nel corso di una lite e di una colluttazione con la donna, all’interno di un ufficio della polizia locale del comando di Anzola Emilia. Una versione che gli inquirenti non ritengono credibile.

Secondo quanto ricostruito era stata la donna a chiamare Gualandi. I due, ex colleghi di lavoro, avevano avuto una relazione, sempre secondo quanto dichiarato dall’uomo nell’immediatezza ed era lei in particolare a volerla portare avanti, mentre lui no. Ci sarebbero anche messaggi acquisiti agli atti che i due si sono scambiati e che confermerebbero questa ipotesi. La giovane donna aveva un fidanzato, sentito dagli investigatori, mentre Gualandi è sposato. La versione del colpo accidentale, mentre puliva la pistola, è stata ribadita anche in brevi dichiarazioni spontanee nell’interrogatorio alla presenza del suo avvocato, ieri sera. Domani avrà occasione di chiarire ulteriormente la propria posizione, davanti al Gip. “Nell’udienza di convalida domani intendiamo rispondere all’interrogatorio e chiariremo ogni aspetto di quello che è successo. È stato un incidente, non è stato volontario, non è stato un femminicidio. È una tragedia immane per cui siamo tutti devastati” dice all’Ansa l’avvocato Claudio Benenati, difensore di Gualandi.

La vittima era in forza al presidio di Sala Bolognese. Gualandi, invece, era rientrato in servizio ad Anzola e in passato aveva ricoperto l’incarico di comandante della polizia locale dell’Unione Intercomunale Terre d’acqua. “È un fatto che ha scosso il nostro Comune, la morte di una ragazza di 33 anni per un colpo di arma da fuoco, ha detto il sindaco di Anzola Giampiero Veronesi. “È’ una perdita devastante e quindi dobbiamo avere la capacità di reagire come comunità. E anche per questo motivo mi accingo a proclamare il lutto cittadino”.

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Vigile uccide un’ex collega nel comando di Anzola (Bologna) con la pistola d’ordinanza

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