Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo-confesso dell’omicidio di Giulia Tramontano, la compagna incinta di 7 mesi, ha agito ”con estrema crudeltà e premeditazione”. Lo scrivono nel decreto di fermo di 29 pagine l’aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, che sottolineano anche come l’uomo abbia agito per futili motivi, manifestando una “reazione assolutamente sproporzionata rispetto alla causa che aveva scatenato la discussione” con la compagna. Inoltre, secondo la Procura, esiste la “concreta possibilità” che Impagnatiello possa “reiterare il reato”. Prova del rischio che possa commettere un altro omicidio sarebbe “il grave timore dell’amante”, ovvero l’altra donna, collega di lavoro, con cui il barman 30enne aveva una relazione sentimentale. Nel decreto infatti viene sottolineato che la ragazza nella notte tra sabato e domenica, quando l’omicidio era già stato commesso, “conoscendolo e temendo di subire la medesima sorte di Giulia, non gli ha aperto la porta e ha parlato con lui soltanto dal balcone”.

Così la Procura di Milano, che in 72 ore è riuscita a raccogliere sufficienti elementi per indagare Impagnatiello fino alla sua confessione, ricostruisce la posizione dell’indagato. L’ammasso di bugie e incongruenze, le tracce biologiche ritrovate nel bagaglio della sua Volkswagen T-Roc, i messaggi con l’altra donna e anche le ricerche effettuate online dopo l’omicidio. “Rimuovere macchie di sangue”, “invio programmato whatsapp”, “email orario programmato”: queste alcune delle ricerche di Impagnatiello. Elementi che – sottolinea il decreto di fermo riportato da l’Adnkronos – evidenziano un “concreto e attuale pericolo che l’indagato possa inquinare le fonti di prova”. Per gli inquirenti il 30enne avrebbe ”cercato, sempre tramite ricerche web e poco dopo aver commesso il delitto, modalità di programmazione dell’invio dei messaggi whatsapp e email, al chiaro fine di alterare la ricostruzione cronologica della vicenda”.

Non solo, dalle indagini è emerso anche come Impagnatiello “si sia dimostrato capace di falsificare un certificato di paternità”, per convincere l’altra donna con cui intratteneva una relazione di non essere il padre del bambino che Giulia Tramontano portava in grembo. “Se n’è andata, adesso sono libero”, ha scritto Impagnatiello all’amante statunitense quando aveva già ucciso Giulia Tramontano. Un whatsapp tra le 19 e le 20 di sabato, nella stessa ora in cui gli investigatori collocano l’omicidio, per cercare un contatto con la collega, che però, spaventata, ha preferito non incontrarlo proponendogli solo un confronto a distanza “da due finestre”. Come ricordato sempre nel decreto di fermo.

Articolo Precedente

Morto Ferdinando Carretta: uccise genitori e fratello nel 1989, confessò nove anni dopo

next
Articolo Successivo

“Ho ucciso Giulia Tramontano per non farla soffrire”: la versione di Impagnatiello nel verbale della confessione

next