“Dimissioni, dimissioni”, l’eco di questo coro è arrivato negli uffici della giunta regionale di piazza De Ferrari, a Genova. Circa trecento persone si sono ritrovate al presidio lanciato all’indomani dall’arresto di Giovanni Toti dall’associazione Genova che Osa. “Fuori la corruzione dalla politica – si legge nel lancio dell’iniziativa – Le indagini rivelano un sistema di potere, corrotto e mafioso, che ha svenduto a pochi spiccioli pezzi della nostra Regione. Gli spazi, sia liberi sia edificati, sono un bene pubblico e una risorsa finita della città: la loro organizzazione definisce la forma del tessuto urbano e la vita dei cittadini. Le indagini rivelano che invece di usarli a favore del benessere di tutte le persone sono stati favoriti gli interessi economici di pochi”. L’invito dei manifestanti è quello di scrivere ai consiglieri regionali per chiedere di sfiduciare il presidente Toti o, dal momento che questo è tecnicamente impossibile dato che è sospeso, “convincerlo a dare le dimissioni per un sussulto di dignità e per non bloccare la Regione a causa dei suoi problemi”.

Non solo una questione giudiziaria: “Quello che emerge chiaramente dall’inchiesta, al netto che possa portare o no a condanne definitive – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – è in sistema di potere consolidato fatto di clientelismi e opportunismo lontano anni luce dall’interesse per il bene comune”.

Tanti i consiglieri regionali presenti, di tutti i gruppi di opposizione, mentre tra le associazioni e le realtà politiche che hanno aderito all’iniziativa Arci, Caritas Young, Comunità di San Benedetto, Sinistra universitaria, rete studenti medi e giovani democratici.
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