Un apneista immerso all’interno di un cubo trasparente contenente il peggior livello di smog registrato lo scorso febbraio a Milano (118 µg/mc3 di PM2.5), ventiquattro volte oltre il limite raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). Non è un trucco di magia, non è un l’esibizione di un record, ma la performance di Mike Maric – ex primatista mondiale di apnea, medico e coach sportivo – realizzata con Legambiente a Milano il 10 aprile per sensibilizzare sul tema della qualità dell’aria e per chiedere al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog. Il messaggio è chiaro: “Per combattere l’inquinamento non bisogna smettere di respirare, ma trovare soluzioni”. L’iniziativa fa parte del progetto Apnea Against Pollution, iniziativa nata a partire dai dati raccolti da Legambiente nel report Mal’Aria di Città 20241, e dalla campagna Città20302, che testimoniano come i livelli di inquinamento atmosferico nei principali centri urbani italiani siano ancora lontani dai limiti normativi previsti per il 2030 dai negoziati europei e superiori ai valori suggeriti dall’OMS.

Tramite l’installazione con il cubo, simbolo della lotta all’inquinamento, Legambiente vuole richiamare l’attenzione sul tema, chiedere interventi rapidi e strutturali e l’istituzione di un tavolo tecnico-normativo che coinvolga il Governo, le Regioni e le amministrazioni locali. Ma anche invitare i cittadini a firmare la petizione “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” promossa dall’associazione ambientalista. Una petizione per rispondere all’emergenza, resa sempre più evidente dai dati: secondo l’ultimo report di Legambiente, infatti, nel 2023 18 città sulle 98 analizzate hanno superato i limiti giornalieri di PM10 nel 2023: Frosinone ha registrato 70 giorni di sforamento, seguita da Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia con 62. A questa situazione si aggiungono i dati sulle morti da smog e sviluppo di malattie invalidanti dovute all’inquinamento dell’aria. Secondo l’Agenzia Europea per l’ambiente, infatti, ogni anno in Europa muoiono prematuramente centinaia di migliaia di persone perché esposte a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli raccomandati. E l’Italia registra un triste primato, con più di 47.000 decessi annui da PM 2.5 (su un totale di 253.000 morti nei 27 Paesi membri).

La raccolta firme chiede alle istituzioni di attuare una serie di interventi che migliorino la qualità dell’aria. In particolare, Legambiente chiede di ripensare subito la mobilità urbana, implementando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con maggiori aree verdi1, a, 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale, nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali e nell’elettrificazione di tutti i veicoli pubblici. Inoltre, propone di agire sinergicamente anche sulle altre fonti di inquinamento, come il riscaldamento domestico e l’agricoltura, per restituire ai cittadini aree urbane più vivibili e sostenibili contrastando al tempo stesso la crisi climatica, tutelando la salute dei cittadini ed evitando una possibile multa europea.

“Oggi – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – una delle principali sfide è rappresentata dalla lotta all’inquinamento atmosferico, un’emergenza cronica che il nostro Paese deve affrontare con interventi concreti non più rimandabili. Ce lo ricordano l’Europa che ha già ammonito più volte l’Italia, ce lo ricordano i dati del nostro report annuale Mal’Aria di Città ma anche gli obiettivi al 2030 dell’Agenza ONU che parlano dell’importanza di avere città più sostenibili e vivibili. Con l’installazione realizzata a Milano “Apnea Against Pollution” vogliamo proprio richiamare l’attenzione sulla grande questione dello smog, che trova nell’area padana una delle aree più vulnerabili della Penisola e d’Europa. E proprio da Milano lanciamo un nuovo appello al Governo per chiedere un piano di interventi nazionali e territoriali più incisivi che abbiano al centro la mobilità sostenibile a partire dal trasporto pubblico locale e su ferro, riscaldamento e miglioramento dell’efficienza degli edifici, ma anche l’agricoltura e la zootecnica, tra le fonti responsabili della cattiva qualità dell’aria, e che dovranno essere più sostenibili”.

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Un iceberg si stacca e nessuno si preoccupa: le inevitabili conseguenze della crisi climatica

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