La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha ordinato a Israele di “garantire un’assistenza umanitaria urgente” a Gaza, dove “è cominciata la carestia“. Si tratta di nuove misure provvisorie emesse dalla Corte che deve decidere sulle accuse di genocidio della popolazione palestinese mosse dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico. La decisione è arrivata nel giorno in cui l’Irlanda ha annunciato che sosterrà la causa intentata dal Sudafrica. E non solo: anche dall’Onu si ipotizzano crimini di guerra legati alle condizioni di inedia nelle quali è costretta la popolazione di Gaza.

La guerra – Oggi, stando a quanto riferito dal portavoce militare israeliano Daniel Hagari, l’esercito ha ucciso nell’ospedale Shifa di Gaza City Raad Thabat, capo dei rifornimenti e del personale delle Brigate Qassam, ala militare di Hamas. E ha anche detto che Tabat “era nella top ten” di Hamas e “vicino al leader Yahya Sinwar” e “al capo delle Brigate Mohammed Deif”. Hagari ha poi aggiunto che “c’erano 1.250 persone nell’ospedale di Shifa, inclusi 900 sospetti, tra cui abbiamo identificato 513 terroristi”. Nonostante gli appelli internazionali che si rincorrono e la risoluzione Onu su un cessate il fuoco immediato a Gaza, continuano i massicci bombardamenti di Israele sulla Striscia. Nella notte i raid, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità locale, hanno provocato almeno 66 vittime, mentre anche in Cisgiordania si registrano scontri a fuoco.

La Corte dell’Aja e la mossa irlandese – La Corte internazionale di giustizia ha varato nuove misure provvisorie contro Israele dopo che il Sudafrica ha presentato una seconda richiesta il 6 marzo a fronte della situazione di carestia nella Striscia di Gaza. La denuncia del Sudafrica chiedeva alla Corte internazionale di giustizia nuove misure precauzionali o una modifica delle precedenti al fine di “garantire la sicurezza di 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, tra cui più di un milione di bambini”. Allo stesso modo, denunciava le “continue violazioni” da parte di Israele delle misure precedentemente stabilite. La Corte ha così stabilito che Israele deve “adottare tutte le misure necessarie ed efficaci per garantire, senza indugio” e in coordinamento con le Nazioni Unite, “la fornitura senza ostacoli e su larga scala” di aiuti umanitari, cibo, acqua, elettricità, carburante, alloggi, abbigliamento, igiene e servizi igienico-sanitari, nonché forniture e cure mediche. Allo stesso modo, nella sua decisione la Corte afferma che è necessario “aumentare la capacità e il numero dei valichi di terra” per la consegna di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza in tutta la Striscia, e “mantenerli aperti per tutto il tempo necessario”. Alla fine di gennaio il tribunale aveva già ordinato misure di emergenza e ordinato a Israele di fare tutto il possibile per prevenire il genocidio nella Striscia di Gaza.

Intanto oggi, il ministro irlandese degli Esteri e della Difesa, Micheal Martin, ha fatto sapere che secondo il governo di Dublino la reazione a quel che è successo il 7 ottobre “rappresenta la palese violazione del diritto umanitario internazionale su vasta scala. La presa di ostaggi, il rifiuto intenzionale dell’assistenza umanitaria ai civili, il prendere di mira i civili e le infrastrutture civili, l’uso indiscriminato di armi esplosive nelle aree popolate, l’uso di beni civili per scopi militari, la punizione collettiva di un intero popolo. L’elenco potrebbe continuare, invece deve finire. Il punto di vista della comunità internazionale è chiaro, quando è troppo è troppo“.

Gli appelli per la tutela dei diritti umani – Ad uccidere, nella Striscia, non sono solo le bombe: il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha messo in guardia sulla “incombente carestia” nella Striscia di Gaza a causa dei “bombardamenti in corso” da parte delle forze di Israele. “La fame e le malattie – ha scritto sul suo account X – continuano a devastare la popolazione. Ora è necessaria un’azione immediata e concertata. Ciò significa consentire e accelerare la consegna di cibo e di altre fonti nutritive e medicinali, proteggere gli ospedali in modo che i medici possano prendersi cura dei pazienti che soffrono di fame, malattie e lesioni”.

Anche le Nazioni Unite, attraverso l’alto commissario per i diritti umani Volker Türk intervistato dalla Bbc, hanno affermato che Israele ha una responsabilità significativa sulla catastrofe umanitaria a Gaza e che esiste un caso “plausibile” secondo cui Israele stia usando la fame come arma di guerra a Gaza. Türk ha affermato che se l’intento fosse dimostrato, ciò equivarrebbe a un crimine di guerra.

Dal punto di vista politico, si registra il via libera del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, alla formazione del nuovo governo guidato dal primo ministro Mohammad Mustafa nell’ottica di una riforma dell’Anp come richiesto anche dai mediatori, tra cui gli Stati Uniti, per un futuro governo unitario che abbia l’autorità su tutti i territori palestinesi. Una nomina che, però, era già stata bocciata da Hamas in quanto “unilaterale”.

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