Gallinari ai Pistons (ai Pistons?)
Tramite uno scambio – con poco significato sportivo – Danilo Gallinari è finito ai Detroit Pistons. Attualmente, la Siberia della NBA. Non che Washington fosse proprio Manhattan, intendiamoci. Però, ci sono alte (altissime) possibilità che i Pistons versione 2023/24 vengano ricordati come una delle franchigie più perdenti della storia. Che farà nelle prossime settimane, non è dato sapere. Può restare. Può fare un buyout e diventare freeagent, libero di accasarsi in un’altra squadra. Può tornare in Italia.
Non è questo il punto. Il punto è che forse, adesso, si può fare qualche riflessione un po’ più precisa sulla carriera di Gallinari tra i più forti del mondo. Soprattutto dopo non aver toccato campo lo scorso anno a Boston (per problemi fisici), dove tutti speravano in un suo utilizzo come componente stabile di una rotazione in una squadra con ambizioni da Titolo. Danilo Gallinari ha saltato 323 gare solo nel corso dei suoi primi 10 anni di NBA. Un’enormità. In generale, non ha mai giocato 82 partite in una stagione, non è quasi mai stato in campo con continuità. Ecco, purtroppo, è questa la prima cosa che viene in mente, quando si pensa al Gallo nella NBA. È la parola “infortunio” che viene in mente. Non vengono, per esempio, in mente i 39 punti (con 7-11 da tre) in maglia Nuggets, che schiaffò in faccia alla difesa dei Dallas Mavericks nel 2012, con interpretazioni del tiro in spot-up degne del miglior Chris Mullin (ex membro del primo Dream Team e tra i più forti tiratori di sempre). Nemmeno i due “quarantelli” del 2015 (40 contro i Magic e 47 contro i Mavericks) in modalità “in-your-face”, dove non smetteva mai di fare paniere in tutti i modi, o semplicemente il passaggio dietro-schiena sulla riga di fondo a Kenneth Faried in contropiede-secondario (uno degli assist più spettacolari dell’ultimo decennio).
Non si pensa che Danilo ha più volte viaggiato a quasi 20 punti di media (2015-2016 a Denver, ma anche 2018-2019 ai Clippers), che ne ha oltre 15 di media in carriera con il 38.1% da tre (con molteplici anni sopra il 40%), che è stato per diversi anni uno dei giocatori della lega più precisi ai tiri liberi. Un giocatore, Gallinari, che al picco di carriera, rappresentava un esemplare di “stretch-4” disegnato col pennello, un 2.08 con gran mano da tutte le posizioni, notevole senso del canestro e capacità di costruirsi il tiro dal palleggio (anche senza essere mai stato un campione alla parola “esplosività”). Purtroppo, queste cose si dimenticano al cospetto dei troppi (annuali) problemi fisici. In NBA, Gallo può dire ancora la sua in squadre di medio-alto livello? Con quella mano, con quella capacità di riceve lo scarico e spararla da oltre l’arco con grande morbidezza, con quei buoni movimenti sul perno spalle a canestro, certamente può garantire ancora diversi minuti di qualità dalla panca. Ma deve essere “sano”, cosa storicamente non scontata. In bocca al lupo, Danilo.

Jaime Jaquez Jr: Miami pesca il jolly!
Signore e Signori, anche questa volta Miami ha pescato alla grande nel Draft. Jaime Jaquez Jr (scelto al primo round con la numero 18 nel 2023) fin qui sta dimostrando di saperci giocare per davvero a basket. Certo, è un rookie. Qualsiasi responso (semi) definitivo si potrà dare almeno fra un paio d’anni. Ma quello che sta facendo vedere l’ex prodotto di UCLA è rinfrancante, anziché no. Jaquez è un giocatore interessante perché sa fare bene tante cose e in campo si muove senza palla in modo efficace. Tendenzialmente appare come un realizzatore (14 punti di media), più che come un tiratore (35.3% da tre), che sa attaccare il canestro in tanti modi. Può penetrare dal palleggio, tagliare bene dal lato debole, cambiare ritmo durante gli avvicinamenti al ferro, magari utilizzando un dietro schiena per arrestarsi e creare separazione con il proprio difensore. Sfrutta spesso la virata sul perno come arma (sia fronte che spalle a canestro) per superare gli avversari, soprattutto a difesa schierata, e in contropiede non disdegna sia il passaggio che la soluzione individuale. Jaime Jaquez è un 2.03 molto aggressivo, in continuo movimento, che sembra avere l’atteggiamento giusto per continuare a crescere individualmente. Attenzione, di strada da fare ancora ne ha, e anche parecchia, soprattutto – per citare un aspetto – nella precisione oltre l’arco. Tuttavia, che giocasse in questo modo non era per nulla scontato. Per questo Miami è stata brava e fortunata.

That’s all Folks!
Alla prossima settimana.

Articolo Precedente

Olimpiadi, il Cio stronca la pista da bob a Cortina: “No a impianti senza un futuro”. Il braccio di ferro con Salvini e Zaia

next