Dopo la scarcerazione del boss la famiglia mafiosa di Enna si era riorganizzata. È quello che hanno scoperto i carabinieri del Ros, titolari di un’indagine della procura di Caltanissetta. Il gip del tribunale nisseno ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per sette persone. Per Sebastiano Gurgone, Sebastiano Calcagno,Giuseppe Scibona e Cristofero Scibona, tutti residenti a Valguarnera Caropepe, è stata disposta la custodia in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi, ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Finiscono, invece, ai domiciliari Antonino Martorana, accusato di riciclaggio; Filippo Greco, indagato per assistenza agli associati, e Rosario Catalano, accusato di usura.

Le indaginisi sono focalizzate sulla Valle del Dittaino, di fatto la principale area produttiva dell’Ennese che, come già sancito in diverse sentenze passate in giudicato, ha da sempre suscitato gli appetiti di Cosa nostra. E’ stato così possibile documentare la riorganizzazione della famiglia di Enna, a seguito della scarcerazione, nell’aprile del 2019, di Sebastiano Gurgone, che ha proclamato in più occasioni il suo status di uomo d’onore, ruolo che lo poneva al vertice del clan. Il monitoraggio degli investigatori dell’Arma si è incentrato oltre che su Gurgone, anche sui suoi più stretti collaboratori: Sebastiano Calcagno, figlio di Domenico, ritenuto elemento di assoluto rilievo di Cosa nostra ennese ucciso nel 2003 per contrasti all’interno dell’organizzazione mafiosa, Cristofero Scibona e il padre Giuseppe, rispettivamente nipote e cognato del defunto Domenico Calcagno.

Articolo Precedente

Commissione Antimafia, la destra attacca Scarpinato per le domande a Trizzino su via D’Amelio. Di Matteo: “Vergognoso”

next
Articolo Successivo

Slittano i comitati in Commissione Antimafia. Mi chiedo: quanto saranno autonomi dal governo?

next