“Piero Baldecchi, lettore“. “Vito Comencini, onorevole“. “Maurizio Fiorelli, sommelier professionale“. “Walter Luini, geometra“. Ci sono tanti nomi e qualifiche come questi nell’elenco dei 179 presunti “scienziati e professionisti italiani” firmatari della World climate declaration, il manifesto negazionista dell’influsso umano sul riscaldamento globale pubblicato dalla fondazione Clintel (Climate intelligence foundation). Quest’ultima è un think tank fondato nel 2019 da Guus Berkhout, ingegnere olandese con una lunga carriera nell’industria petrolifera alle spalle, e dal suo connazionale Marcel Crok, che si presenta come “giornalista scientifico freelance”. Lo scopo, si legge sul sito, è “assumere il ruolo di watchdog (cane da guardia, ndr) indipendente nei settori della scienza del clima e delle politiche climatiche”. Propugnando un punto di vista molto semplice, sintetizzato nel motto che appare in cima a ogni pagina: There is no climate emergency, “non c’è alcuna emergenza climatica“. Non sorprende quindi che negli ultimi giorni – in cui il dibattito sul tema è cresciuto a causa degli eventi meteorologici estremi – le posizioni di Clintel e dei suoi membri abbiano ottenuto ampi spazi sui media italiani, in particolare quelli con orientamento a destra. Così l’eco delle teorie della “fondazione indipendente” rimbalza su un pezzo dell’opinione pubblica inevitabilmente anche attraverso i social media. “Basta con la disinformazione, non c’è un’emergenza” (AdnKronos, 30 luglio), “La Terra in emergenza? Mai stata bene come ora” (Libero, 31 luglio), “Non c’è nessuna emergenza clima, fa più danni il rincaro dell’elettricità. La transizione verde non è una soluzione” (La Verità, 1° agosto), “La Terra non si riscalda per la CO2 ma per il Sole. C’è la prova” (La Verità, 2 agosto).

In particolare, sulla Verità di martedì scorso Franco Battaglia (chimico siciliano riferimento dei clima-scettici) esaltava i numeri della fondazione, che – scrive – “ha affiliati oltre 1.500 scienziati (geologi, geofisici, fisici, astrofisici, climatologi) di tutto il mondo (tra cui due premi Nobel per la fisica), a loro volta sottoscrittori della World climate declaration“. Si tratta, dicevamo, del manifesto di Clintel, “un riassunto di una pagina della visione di molti clima-realisti nel mondo” (la definizione è tratta sempre dal sito) inviato nel 2019 anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Vi si legge, tra l’altro, che “il riscaldamento globale è molto più lento del previsto” e “non ha aumentato i disastri naturali“, pertanto “non vi è alcun motivo per creare panico e allarme“. Scorrendo l’elenco dei 179 firmatari italiani, però, si scopre che a sottoscriverlo non sono affatto solo specialisti della materia. Anzi, non sono nemmeno la maggioranza. Oltre all’ex parlamentare (il leghista Comencini, di professione coltivatore), al geometra e al sommelier, troviamo un “fotografo e lettore di studi sul clima”, un “agronomo“, un “pensionato”, un “dottore commercialista“, un “architetto urbanista“, un “generale di divisione aerea” e un “docente in pensione”, nonché tal Gianni Pettinari, che si presenta come impiegato amministrativo e fondatore del gruppo Facebook “Falsi allarmismi sul riscaldamento globale”. E poi decine di sedicenti professionisti nel settore scientifico, ma senza alcun curriculum in tema climatico: ingegneri, chimici, medici, sismologi, matematici. In tre si presentano addirittura solo con nome e cognome (senza qualifiche), uno con la qualifica “Liceo scientifico”, mentre solo in quattro si definiscono “climatologi” o “meteorologi”.

D’altra parte, entrare nell’elenco dei “professionisti e scienziati” sottoscrittori non è difficile: basta compilare un form sul sito di Clintel. In teoria ogni richiesta dovrebbe essere “valutata personalmente” dal team della fondazione e venire rigettata in assenza di informazioni adeguate. In pratica, quantomeno in Italia, non sembra che la selezione sia particolarmente stringente. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto lumi ad Alberto Prestininzi, ordinario di Geologia applicata alla Sapienza di Roma, che è l’unico italiano tra i 26 “ambassadors” della World climate declaration – cioè i firmatari più illustri – e in quanto tale ha voce in capitolo su ogni applicazione nel nostro Paese. I firmatari, spiega, “sono tutte persone che si interessano di questo tema a diversi livelli. Ci sarà senz’altro qualcuno che non è scienziato, ma sono molto, molto pochi“. Peraltro, ammette, la procedura di ammissione “non è particolarmente severa: certo, esaminiamo le domande e le referenze, ma più che i titoli valutiamo la continuità di impegno e le motivazioni“. Ma perché allora presentare il documento come proveniente da “scienziati e professionisti”, se poi lo firmano anche pensionati e sommelier? “Se volete screditarci troverete di certo qualcuno che non ha i requisiti, ma ce ne sono molti meno che tra i sottoscrittori dell’appello di Giorgio Parisi (in cui cento scienziati hanno chiesto ai media di parlare di più del climate change, ndr). Il 90% di loro di scientifico non ha nulla”. Per la verità, a prescindere dagli specifici curriculum, tutti i firmatari del documento di Parisi fanno parte di atenei o istituzioni scientifiche.

All’interno di Clintel, però, il quadro è lo stesso se si limita l’analisi ai 26 ambassadors della dichiarazione. Tra loro troviamo Barry Brill, avvocato ed ex parlamentare conservatore neozelandese; Ferdinand Meeus, chimico olandese in pensione; Ingemar Nordin, filosofo norvegese; Stavros Alexandris, professore greco di Scienze dell’agricoltura; Jim O’ Brien, “consulente energetico” irlandese; Fritz Vahrenholt, politico e industriale tedesco; e anche Christopher Walter Monckton, di professione 3° visconte Monckton di Brenchley, noto euroscettico e negazionista climatico britannico. Cosa c’entrano profili come i loro con la scienza del clima? “Non li conosco, ma probabilmente sono tutte persone che si sono interessate e sono in grado di articolare un pensiero sul tema, a differenza di molti laureati in fisica. Il clima è un tema complesso e articolato che coinvolge tantissime discipline, è un azzardo persino dichiararsi studiosi di climatologia. Quasi tutti gli ambasciatori si occupano di temi che indirettamente hanno a che fare col clima, io stesso sono un geologo”, risponde Prestininzi. Che lamenta: “Il clima è un argomento puramente scientifico che è stato trasformato in un argomento economico, finanziario e politico, e questa per me è la cosa più dolorosa. Noi cerchiamo il confronto, purtroppo vediamo che su certi giornali il confronto è inibito“. Su altri, invece, è sdoganato: ancora mercoledì La Verità ha proposto un’intervista a un esponente di Clintel, tale John Andrew detto Andy May, che giura che il riscaldamento globale dipende esclusivamente dal Sole. Professione? “Ho lavorato come petrofisico per 42 anni, soprattutto nell’industria del petrolio e del gas. I petrofisici creano modelli delle proprietà fisiche delle rocce (…) concettualmente simili a quelli usati per modellare il meteo e il clima”. Tanto basta.

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