L’elaborazione grafica di Gente

Un’introduzione a un libro sulle stragi del 1993 “sbianchettata” prima della stampa. E il nome svanito dalla copertina. Dopo la chiusura anticipata del programma Non è L’Arena i rapporti tra Massimo Giletti e Urbano Cairo si arricchiscono di una nuova puntata. È quella contenuta in uno scoop del settimanale Gente, subito rilanciato da Dagospia. In pratica Giletti aveva scritto un’introduzione al libro Attacco allo Stato, i misteri delle stragi del 1993 e il codice di Matteo Messina Denaro, firmato dal giornalista del Corriere della Sera, Ferruccio Pinotti, e pubblicato da Solferino, la casa editrice del quotidiano di Cairo. Il saggio racconta delle bombe degli anni ’90, focalizzandosi sui misteri rimasti irrisolti di quella stagione stragista. La prefazione è firmata dal magistrato Luca Tescaroli, procuratore aggiunto di Firenze, titolare dell’ultima indagine sulle stragi del ’93, quella che vede ancora indagati Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi.

La notizia di Gente – Ma nel libro, secondo quanto racconta Gente, doveva essere presente anche un’introduzione di Giletti. Che, però, per il settimanale diretto da Umberto Brindani, è svanita dal saggio, ma pure dalla copertina: Gente, infatti, pubblica una elaborazione grafica che mostra come in un primo momento la firma del conduttore comparisse sulla prima del libro di Solferino. Poi, però, il nome di Giletti è scomparso dalla copertina, visto che la sua introduzione è svanita dal libro. Alla vicenda il settimanale dedica dedica quattro pagine, con un commento del direttore, pubblicando integralmente il contributo del conduttore televisivo, che sarebbe stato “censurato” dalla casa editrice di Cairo. A quanto risulta al fatto.it, qualche giorno dopo la sospensione di Non è l’Arena, Pinotti ha informato Giletti che la sua introduzione sarebbe stata stralciata, facendo esplicito riferimento a una volontà di Solferino.

La precisazione di Cairo – Dopo alcune ore dalla diffusione dell’anticipazione della notizia, ecco la precisazione di Cairo, firmata da Alessandro Bompieri, Direttore Generale News di Rcs. “La prefazione al libro di Pinotti – scrive – è stata chiesta personalmente dall’autore a Giletti e la decisione di non pubblicarla è stata presa dall’autore stesso che ha avvisato la casa editrice Solferino delle sue intenzioni. Urbano Cairo non era a conoscenza del fatto che la prefazione era stata chiesta a Giletti, né tantomeno del fatto che era stato deciso di non pubblicarla“.

L’introduzione di Giletti

Il testo di Giletti – Ma cosa scriveva Giletti nella sua introduzione cancellata dal libro di Pinotti? Il conduttore ripercorreva i punti principali toccati dal saggio del giornalista, che spesso sono gli stessi trattati nelle ultime puntate di Non è l’Arena. A cominciare dall’arresto di Messina Denaro e dal ruolo di Salvatore Baiardo, l’ex gelataio di Omegna che aveva profetizzato con tre mesi d’anticipo sia la malattia del boss di Castelvetrano che la fine della sua trentennale latitanza. Negli anni ’90 Baiardo era il gestore della latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano nel Nord Italia: i boss di Brancaccio sono tra i principali condannati delle stragi del 1993, quelle per cui ancora oggi sono indagati Dell’Utri e Berlusconi. Tre anni fa, tra l’altro, lo stesso Graviano ha sostenuto di essere stato in affari con l’uomo di Arcore, sostenendo di averlo incontrato per almeno tre volte quando ancora era latitante. Accuse mai riscontrate e sempre smentite dai legali di Berlusconi.

Indagini e programmi – Su queste vicende indaga ancora oggi la procura di Firenze, mentre Giletti avrebbe voluto dedicare alcune puntate della sua trasmissione focalizzandosi sul ruolo di Dell’Utri, storico braccio destro del leader di Forza Italia, che ha scontato una condanna a sette anni per concorso esterno. Puntata che, però, non è mai andata in onda perché La 7 ha deciso di chiudere in anticipo Non è L’Arena. Secondo Dagospia la chiusura anticipata della trasmissione era da collegare al progetto di Cairo di una futura acquisizione di Mediaset, insieme ad altri imprenditori. Notizia che era stata smentita dall’editore di La 7 e di Rcs.

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