Dopo la mobilitazione annunciata da Vladimir Putin, i russi stanno cercando in tutti i modi di lasciare il Paese. I biglietti aerei sono aumentati di prezzo dozzine di volte e si sono formate code ai confini terrestri per molti chilometri. Secondo le autorità finlandesi, quasi 17.000 russi hanno attraversato il confine con la Finlandia nell’ultimo fine settimana, l’80% in più rispetto alla settimana prima. Ora il Paese, come Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, ha annunciato che vieterà ai russi l’ingresso con visti Schengen. Ma la maggior parte di loro non ha nemmeno il passaporto per viaggiare all’estero, quindi dalla scorsa settimana le persone cercano di fuggire attraverso i posti di blocco al confine con Kazakistan, Georgia e Mongolia. E per farlo senza essere intercettati dalle forze di sicurezza del Cremlino, si affidano sempre di più all’aiuto di chi ha i contatti giusti per aprire loro una via di fuga.

Tra loro c’è Dalia, 29 anni, nata e cresciuta a San Pietroburgo dove insegna ai bambini la ceramica artistica e negli ultimi anni lavora per una fondazione di beneficenza che aiuta le persone con autismo. Dal 24 febbraio, ha partecipato ogni giorno alle proteste contro la guerra fino a quando non è stata arrestata il 27 febbraio. Dalia ha trascorso 10 giorni in un centro di detenzione speciale e da allora ha avuto paura di uscire in strada. Quando il presidente ha annunciato la mobilitazione nel Paese, la ragazza ha capito che poteva esprimere la sua protesta diversamente. “Il 24 febbraio è tornato, solo in modo più vicino e più acuto – racconta a Ilfattoquotidiano.itOra bisogna di nuovo agire. Prima andavo alle proteste, ma ho capito che la cosa più utile è spendere le mie energie per aiutare le persone a fuggire“. Dal primo giorno della mobilitazione, su Instagram sono iniziati ad apparire sempre più post in cui le persone chiedevano (oppure offrivano) aiuto per organizzare la partenza. Poi sono arrivate le chat su Telegram, dove le persone si scambiavano notizie sulle vie di uscita, sui biglietti aerei e sui passaggi, sui trasferimenti di denaro, sugli alloggi o sulle regole per attraversare il confine. Dalia ha capito molto rapidamente come districarsi tra tutte queste informazioni e ha iniziato a consigliare ai suoi amici cosa fare.

“All’inizio era addirittura necessario convincere i ragazzi che dovevano andarsene rapidamente”, dice. Una volta capito, bisognava trovare percorsi che fossero per loro convenienti e comprensibili. Tre fratelli sono i primi ad essere stati aiutati da Dalia a entrare in Georgia. “Mi ci è voluto uno sforzo per convincerli – ricorda – Pensavano che rimanendo in Russia avrebbero potuto fare qualcosa per rovesciare il regime e, soprattutto, si vergognavano dell’atto stesso della fuga. Questo è l’argomento più frequente che ho dovuto distruggere nella mente dei miei amici. Dico loro che devono andarsene ad ogni costo perché questo è l’unico modo in cui possono aiutare se stessi e le loro famiglie”.

I fratelli hanno lasciato Mosca la mattina presto, solo la sera hanno raggiunto il posto di controllo di Verkhny Lars al confine con la Georgia, poi ci è voluto più di un giorno per attraversarlo. “L’autista con cui viaggi dalla tua città non può sempre trasportarti dall’altra parte – spiega Dalia – Devi uscire e correre lungo la coda di macchine fino al confine. Lì, davanti alla frontiera, devi chiedere a qualcuno di darti un passaggio o negoziare con i tassisti locali che ti trasporteranno oltre il confine per un mare di soldi, da 2.000 a 50.000 rubli (da 35 a 890 euro circa)”. Dalia aiuta i ragazzi a trovare nelle chat specializzate gli autisti con i quali è più facile passare il confine.

Ora la fila di auto alla frontiera di Verkhny Lars si è allungata raggiungendo quasi 20 chilometri. La gente aspetta di attraversare per 40-50 ore, resta senza acqua e cibo e le stazioni di servizio senza benzina. Il vice primo ministro della Repubblica dell’Ossezia del Nord ha detto che 3.500 auto si sono accumulate davanti al confine, ma recentemente i russi qui sono stati autorizzati ad attraversare il confine anche a piedi.

Finora Verkhny Lars è la destinazione più trafficata, non solo perché in Georgia si può rimanere 360 ​​giorni all’anno, ma anche perché dall’inizio della guerra molti russi sono già emigrati lì. “Ora però, quando sto valutando le opzioni di emigrazione per me stessa, l’opzione della Georgia viene per ultima perché è indecente sfruttare l’ospitalità di questo bellissimo Paese”, ammette Dalia. Inoltre, lunedì al checkpoint è stato notato un carrarmato con i militari russi. L’Fsb, i servizi segreti di Mosca, ha affermato che si trovava lì “per ogni evenienza, nel caso in cui i riservisti volessero sfondare il posto di blocco”. Si è presto saputo che a Verkhny Lars sarebbe stato presto schierato il punto mobile di arruolamento militare e Dalia non consiglia più ai ragazzi di andarci.

Un altro amico di Dalia aveva riflettuto a lungo prima di partire: suo padre vive in Mongolia, ma lui non ha un passaporto per lasciare la Russia. “Mi sono informata su come affrontare questa situazione e l’ho convinto a partire per un Paese in cui può cercare di entrare in Mongolia ma stando al sicuro. Domenica gli abbiamo trovato un’auto che lo ha portato da San Pietroburgo al confine con il Kazakistan”. Il viaggio gli è costato 25mila rubli (circa 450 euro), ha viaggiato per un giorno e mezzo. Arrivato, è rimasto bloccato in una di quelle code che durano anche per diversi giorni.

I russi stanno entrando in Kazakistan facendo registrare numeri così alti che le autorità della repubblica hanno chiesto di avviare trattative con la Russia. Il capo del ministero del Lavoro di Astana ha affermato che dall’inizio del 2022 sono arrivate dalla Russia oltre 260mila persone, nonostante ne entrino di solito circa 30mila in tutto l’anno. Ci sono così tanti immigrati che alcuni di loro devono passare la notte per strada, motivo per cui un cinema nella città di confine di Uralsk ha persino invitato i cittadini russi arrivati ​​nel Paese a passare la notte nelle sale cinematografiche.

Nel frattempo, Dalia continua a controllare la situazione alle frontiere, mettere insieme i compagni di viaggio, monitorare informazioni rilevanti, prenotare biglietti per amici e trovare fondi che aiutino i rifugiati. “La mia risorsa è quella informativa. Tutto quello che posso fare è passare il mio tempo a cercare informazioni”, continua Dalia. E ricorda che ci sono molte altre persone oltre a lei che stanno facendo un lavoro “fantastico”. “L’auto-organizzazione delle persone è una grande forza. Di recente, un ragazzo ha realizzato una mappa con tutti gli aeroporti di confine e i checkpoint attraverso i quali è possibile partire in auto. Tempismo perfetto”. Lei pubblica anche consigli e percorsi non di pubblico dominio: “Ricordo di aver scritto di un modo poco conosciuto per attraversare il confine con la Norvegia. Qualcuno ha davvero preso questa strada e poi mi ha ringraziato molto per il suggerimento”.

Il 24 settembre Dalia era già molto stanca fisicamente ed emotivamente: “La sera io e la mia amica siamo andate a vedere una stand up comedy. Avevo acquistato i biglietti un mese fa e ho pensato ‘non importa, vado’. Eravamo seduti in prima fila e ho iniziato a piangere. Ho pianto per cinque ore. Immagina, le persone ridono e io spruzzo lacrime sul cabarettista”.

Dall’annuncio della mobilitazione, Dalia ha già ‘inviato’ cinque amici fuori dalla Russia. “C’è un ragazzo che non posso aiutare – ammette tristemente – Ma ho anche informazioni su cosa fare se rimani in Russia o ti ritrovi arruolato nell’esercito”. Per coloro che devono rimanere, Dalia può offrire supporto e una sorta di scenario d’azione, ad esempio nascondersi ed evitare in ogni modo di ricevere la convocazione. “Se sei già stato convocato, allora ci sono tre modi: spararti a un piede, andare in prigione, arrenderti sul territorio ucraino. Invito tutti a non imbracciare le armi e a non sparare alla gente”.

In effetti, le prospettive di rimanere in Russia stanno diventando ogni giorno più probabili. Le guardie di frontiera negli aeroporti russi hanno già ricevuto liste da mobilitare e, sulla base di queste, agli uomini viene negata l’uscita. A Verkhny Lars, già adesso alcuni russi non sono stati fatti entrare in Georgia motivando la decisione col decreto sulla mobilitazione. Alla domanda su cosa farà Dalia stessa nel prossimo futuro, risponde: “Da mercoledì cerco di limitarmi a fare piani in generale. Faccio semplicemente quello che devo fare”.

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