Una storia lunga settanta anni attraverso otto generazioni, iniziata come coupé e proseguita come spider. È questa la carta di identità della SL, forse il modello più iconico di Mercedes insieme alla Classe S e alla Classe G. Dalla leggendaria “ali di gabbiano” degli anni Cinquanta, alla Pagoda, passando per la R107 rimasta a listino dal 1971 al 1989 stabilendo un record di longevità e conquistando il mercato americano dove era la preferita dai medici che facevano carriera, la sigla SL ha sempre avuto un significato unico per Mercedes.

È su quest’auto, infatti, che si concentra il massimo del lusso, della tecnologia e della sportività di cui sono capaci a Stoccarda, calibrando il tutto sulla guida a cielo aperto. E se le prime generazioni erano più essenziali e concentrate sulle prestazioni – SL vuol dire Sport-Leicht, cioè sportiva leggera – le ultime hanno puntato maggiormente su comfort e opulenza.

Dal 1989 in poi sono arrivati il motore V12 e il tetto apribile rigido, senza contare le dimensioni lievitate oltre i quattro metri e mezzo. La nuova SL prosegue questo trend e sebbene il design la faccia sembrare più compatta di quello che realmente sia, la verità è che ha superato i 4,7 metri. Sono quasi venti centimetri in più di una Porsche 911 Turbo Cabrio, tanto per citare una eterna concorrente (oltre che vicina di casa).

Anche la leggerezza insita nel suo nome è ormai un ricordo: nonostante il telaio spaceframe in alluminio che ha portato un consistente aumento della rigidità e il ritorno alla capote in tela che si apre e chiude in 15 secondi fino a 60 km/h, la massa sfiora le due tonnellate (200 kg in più della rivale di Zuffenhausen). La crescita dimensionale, però, porta con sé un livello di equipaggiamento, di finiture e di dotazioni hi-tech attualmente ineguagliabile da qualsiasi altra spider o cabriolet, a prescindere dal prezzo, che qui parte da circa 200.000 euro ma lievita sensibilmente solo osservando la lista degli optional.

Ad ogni modo, prima di mettersi al volante della nuova SL è bene ricordarsi che per la prima volta è stata curata interamente dal reparto AMG, ovvero la divisione ad alte prestazioni di Mercedes e dunque sotto il lungo cofano anteriore ruggisce il 4 litri V8 bi-turbo che in questa configurazione eroga 585 Cv e 800 Nm di coppia. Ci sarebbero anche due versioni meno potenti, una con lo stesso V8 e 476 Cv e un’altra col 2 litri 4 cilindri da 381 Cv, ma sul mercato italiano arriveranno in un secondo momento. Così l’unica SL disponibile è la 63 e si può avere solo con la trazione integrale 4Matic a ripartizione completamente variabile della coppia, altra novità assoluta nella storia di questo modello che mai prima d’ora aveva avuto le quattro ruote motrici. Le altre innovazioni tecniche riguardano l’asse posteriore sterzante, le sospensioni attive con il sistema antirollio e l’aerodinamica attiva definita dagli elementi mobili dietro la calandra e dallo spoiler posteriore che dagli 80 km/h si muove su cinque diverse angolazioni.

Così il Cx si ferma a 0,31 e contribuisce alla velocità massima di 315 km/h, mentre l’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede solo 3,6 secondi anche per merito del cambio a 9 rapporti che ha la frizione in bagno d’olio in luogo del convertitore di coppia: in questo modo è più rapido e la fluidità a cui rinuncia è davvero poca. Su strada la SL 63 è velocissima, sempre pronta a scattare soprattutto selezionando le modalità più sportive; ha un limite di aderenza così alto che per esplorarlo a dovere bisogna portarla tra i cordoli, ma volendo sa pure essere molto confortevole, sebbene i due posti posteriori siano adatti solo a una coppia di bambini che non superino il metro e cinquanta. L’unico aspetto che forse non convincerà i puristi è il grande touchscreen dell’infotainment MBUX, che domina completamente il cruscotto ed è così ricco di informazioni e funzioni da rendere l’esperienza di guida un po’ meno pura ed emozionante rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare da una SL.

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