Capitoli

  1. Porte girevoli tra politica e affari, da Padoan e Minniti a Pistelli: chi è passato dall’incarico pubblico al privato nello stesso settore
  2. PIER CARLO PADOAN
  3. MARCO MINNITI
  4. LAPO PISTELLI
  5. CLAUDIO DE VINCENTI
  6. ANGELINO ALFANO
  7. MICHELE POMPEO META
  8. FRANCESCO RUTELLI
  9. FEDERICA GUIDI
  10. MARTA DASSÙ
  11. DOMENICO SINISCALCO
  12. VITTORIO GRILLI
  13. GIANFRANCO DELL'ALBA
  14. FRANCO BASSANINI
  15. MAURIZIO MARTINA
Politica

CLAUDIO DE VINCENTI - 5/15

Dall'ex ministro dell'Economia nominato in Unicredit all'ex capo del Viminale chiamato a guidare la fondazione di Leonardo che si occupa di Medio Oriente. E poi l'ex viceministro di Renzi diventato vicepresidente dell'Eni e il sottosegretario alla presidenza del consiglio indicato come presidente della società dei Benetton: ecco le storie di chi ha imboccato una porta girevole, trasformandosi da decisore pubblico a dipendente di una lobby privata. Tutto assolutamente legale visto che in Italia non esiste una legge che regola il fenomeno delle revolving doors. Ilfattoquotidiano.it presenta il dossier sulle porte girevoli della ong the Good Lobby. UN DOCUMENTO INEDITO, CHE I NOSTRI SOSTENITORI HANNO RICEVUTO IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA

Nato a Roma nel 1948, professore di Economia all’università La Sapienza. Sottosegretario allo Sviluppo Economico con Mario Monti, poi viceministro con Matteo Renzi che in seguito lo vuole pure come sottosegretario a Palazzo Chigi. Con Paolo Gentiloni fa il ministro della Coesione territoriale. Candidato e non rieletto nel 2018 con il Pd (sconfitto clamorosamente al collegio uninominale di Sassuolo) da alcune settimane è stato nominato presidente di Aeroporti di Roma (Adr), la società dei Benetton che gestisce gli scali di Ciampino e Fiumicino. Un mezzo ritorno visto che già negli anni in cui Massimo D’Alema era a Palazzo Chigi De Vincenti si occupava di aeroporti e autostrade in qualità di coordinatore del Nars, la struttura del ministero del Tesoro che regolava i servizi di pubblica utilità. Da sottosegretario alla presidenza del consiglio di Renzi, invece è l’autore di un carteggio che nei fatti dà il via libera all’acquisto in leasing dell’Airbus A340-500 da Etihad, meglio noto come Air Force Renzi. Come è noto l’operazione fu un flop e sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta. La procura di Civitavecchia ha acquisito varie missive di De Vincenti, compresa quella in cui spiegava che era meglio prendere l’apparecchio a noleggio perché comprarlo sarebbe costato “200/300 milioni di euro. Gli investigatori della Guardia di Finanza faranno notare come tale affermazione è “in contrasto con il valore dell’operazione di leasing ipotizzato in sede di inizio delle trattative, pari a circa 260 milioni di euro, solo in seguito ridotto a circa 170 milioni euro nella versione finale del contratto”. La speranza, per i Benetton, è che in futuro De Vincenti faccia meglio i calcoli.