Capitoli

  1. Porte girevoli tra politica e affari, da Padoan e Minniti a Pistelli: chi è passato dall’incarico pubblico al privato nello stesso settore
  2. PIER CARLO PADOAN
  3. MARCO MINNITI
  4. LAPO PISTELLI
  5. CLAUDIO DE VINCENTI
  6. ANGELINO ALFANO
  7. MICHELE POMPEO META
  8. FRANCESCO RUTELLI
  9. FEDERICA GUIDI
  10. MARTA DASSÙ
  11. DOMENICO SINISCALCO
  12. VITTORIO GRILLI
  13. GIANFRANCO DELL'ALBA
  14. FRANCO BASSANINI
  15. MAURIZIO MARTINA
Politica

DOMENICO SINISCALCO - 11/15

Dall'ex ministro dell'Economia nominato in Unicredit all'ex capo del Viminale chiamato a guidare la fondazione di Leonardo che si occupa di Medio Oriente. E poi l'ex viceministro di Renzi diventato vicepresidente dell'Eni e il sottosegretario alla presidenza del consiglio indicato come presidente della società dei Benetton: ecco le storie di chi ha imboccato una porta girevole, trasformandosi da decisore pubblico a dipendente di una lobby privata. Tutto assolutamente legale visto che in Italia non esiste una legge che regola il fenomeno delle revolving doors. Ilfattoquotidiano.it presenta il dossier sulle porte girevoli della ong the Good Lobby. UN DOCUMENTO INEDITO, CHE I NOSTRI SOSTENITORI HANNO RICEVUTO IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA

Nato a Torino nel 1954, professore di Economia politica, collaboratore dell’ex ministro Franco Reviglio, sostituisce Mario Draghi come direttore generale del Tesoro nel 2001. Nel 2004 viene nominato ministro dell’Economia del governo di Silvio Berlusconi. Si dimette nel settembre del 2005. Sette mesi dopo, nell’aprile del 2006, accetta di fare il vicepresidente della banca d’affari Morgan Stanley. Nel 2017 viene citato in giudizio davanti alla corte dei conti per un presunto danno erariale, legato alla stipulazione – ai tempi in cui era dg del Tesoro – dei contratti in prodotti finanziari derivati con la stessa Morgan Stanley. Nel febbraio del 2021 la Cassazione ha rigettato l’archiviazione del caso per difetto di giuristizione, accogliendo il ricorso del Procuratore generale della Corte dei Conti, che ha quantificato il danno erariale in 3,9 miliardi di euro.