Un piccolo anticorpo prodotto dal lama. Il lavoratori dei ricercatori per trovare una terapia contro il coronavirsu non si ferma mai. Gli scienziati dell’Università di Gand (Belgio) ritengono che questo anticorpo si stia dimostrando efficace nel bloccare Sars Cov 2 e parlano di “un progresso molto significativo” sulla via del trattamento antivirale. Uno studio condiviso con i colleghi dell’Università del Texas. “Esiste già un farmaco sul mercato che deriva dagli anticorpi di un lama”, ha detto il professor Xavier Saelens dell’Istituto fiammingo di biotecnologia (VIB) citando il Caplacizumab, un trattamento per un raro disturbo della coagulazione del sangue. La scoperta è stata fatta da due team guidati dai professori belgi Xavier Saelens e Nico Callewaert, in collaborazione con un laboratorio americano dell’Università del Texas. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista americana Cell.

Inoculando una cavia di un lama con la cosiddetta proteina “all’avanguardia” presente sulla superficie di questo virus, hanno scoperto che l’animale è riuscito a produrre un anticorpo in grado di svolgere il ruolo di scudo e di “neutralizzare” gli effetti del virus. “Il lama ha sviluppato una risposta immunitaria contro questa proteina“, ha dichiarato Dorien De Vlieger, ricercatore VIB. “Il nostro obiettivo è quello di produrre un trattamento antivirale che consisterebbe nella somministrazione diretta di questi anticorpi ai pazienti” affetti dal coronavirus e si prevede di avere i primi test sull’uomo “entro la fine dell’anno”. Secondo il ricercatore, a differenza di un vaccino, inducendo il paziente a produrre lui stesso gli anticorpi che possono richiedere tempo, questo trattamento potrebbe essere utile più rapidamente e riguardare le persone che sono già malate.

I ricercatori belgi hanno firmato lo studio con quelli statunitensi.“Questi animali, che sono distanti cugini di cammelli e dromedari – commenta Guido Silvestri, professore alla Emory University di Atlanta – hanno la strana proprietà di fare degli anticorpi in cui la parte che riconosce l’antigene (cioè la struttura del patogeno che si vuole neutralizzare) è costituita da una sola catena polipeptidica, anziché due come nell’uomo, nelle scimmie, nei topi eccetera. Questi anticorpi monocatena (in gergo tecnico si chiamano ‘heavy-chain-only antibodies’, Hcabs, con un ‘single variable domain’, Vhh) sono utili in quanto più facili da sintetizzare e più stabili dal punto di vista sia termico che chimico“. Ebbene spiega lo scienziato italiano, “in uno studio appena uscito su Cell il gruppo di Jason McLellan alla University of Texas di Austin ha immunizzato dei lama con la spike di Sars-CoV-2″, la proteina-arpione usata dal virus per attaccare le cellule bersaglio, “e ha notato la produzione di anticorpi monocatena capaci di neutralizzare con grande potenza questo virus”, nonché quelli di Sars e Mers. “Gli autori hanno poi fuso questa Vhh con il frammento costante delle IgG umane (gli anticorpi immunoglobuline G, ndr), il cosiddetto Fc, così creando una molecola chimerica uomo-cammello – se volete, una specie di centauro immunologico – che è capace di neutralizzare Sars-CoV-2 in vitro e potrà essere sviluppata per uso terapeutico contro Covid-19. A mio avviso in modo alquanto promettente”.

Lo studio belga su Cell

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