Un disastro. Nel primo giorno utile per richiedere il bonus da 600 euro per gli autonomi previsto dal decreto Cura Italia il sito dell’Inps ha dimostrato di non essere all’altezza. Nonostante gli oltre 20 giorni di tempo avuti per smaltire il numero di richieste, il portale non solo non ha retto, ma fino a quando è stato online ha mostrato falle paradossali e preoccupanti. L’esempio lampante dalla pagina Twitter dell’istituto di previdenza: molte persone lamentano di avere problemi con le credenziali di accesso, altre dicono di esser state riconosciute dal sistema, ma con nomi di altri richiedenti, di cui addirittura sono comparsi online alcuni dati sensibili, tra cui le coordinate bancarie. La conclusione a cui sono arrivati tantissimi fruitori del servizio è la stessa: “Doveva essere gestito tutto molto diversamente“.

Di fronte alle polemiche, arrivate sia dall’opposizone che dalla maggioranza di governo, il presidente dell’Inps ha replicato parlando di “attacchi hacker” che avrebbero bloccato il sistema da giorni e reso più difficile la programmazione. Una versione sostenuta anche dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte che è intervenuto in sua difesa: “All’Inps sono giunte 100 domande al secondo, con più di 300mila richieste ad oggi, e questo ha creato qualche problema”, hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi. E anche il premier ha parlato di un tentativo di hackeraggio del sistema. Di fronte all’ipotesi che l’attacco sia arrivato dall’esterno, il Partito democratico ha abbassato i toni: “Alcune infrastrutture strategiche”, ha detto il vicesegretario dem Andrea Orlando, “sono state sotto attacco di hacker. Bisogna subito convocare il Copasir per chiedere al Dis quale reazione è in atto. Questi sciacalli vanno fermati immediatamente”. Il riferimento non è solo al caso Copasir, ma anche al tentativo di hackeraggio dell’ospedale Spallanzani di alcuni giorni fa e sul quale indaga la Procura di Roma.

Sul caso è intervenuto anche il garante della privacy Antonello Soro: “Questo data breach è un fatto gravissimo, siamo molto preoccupati”, ha dichiarato. “Abbiamo immediatamente preso contatto con l’Inps e avvieremo i primi accertamenti per verificare se possa essersi trattato di un problema legato alla progettazione del sistema o se si tratti invece di una problematica di portata più ampia. Intanto è assolutamente urgente che l’Inps chiuda la falla e metta in sicurezza i dati”. Intanto Tridico, intervistato da Rainews24, ha ribadito ancora una volta che “non c’è un ordine cronologico per il pagamento della prestazione di 600 euro e che i pagamenti cominceranno il 15 aprile e proseguiranno per tutto il mese”.

Tridico: “Problemi dovuti a un attacco hacker. Ora aperture scaglionate”
Il primo a parlare di attacco hacker è stato appunto lo stesso Tridico: “Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, e anche stamattina, violenti attacchi hacker” ha dichiarato a metà mattina. “Si sono sommati ai molti accessi, che hanno raggiunto le 300 domande al secondo, e il sito non ha retto. Per questo abbiamo ora sospeso il sito. Ovviamente nei giorni scorsi abbiamo informato le autorità di sicurezza nazionale, polizia e ministri vigilanti“.

Fatto sta che a ora di pranzo sul sito compare una sola scritta: “Il servizio non è al momento disponibile“. A distanza di una ventina di minuti, sulla home page dell’Inps – sempre inaccessibile – è invece stato pubblicato un altro annuncio: “Al fine di consentire una migliore e più efficace canalizzazione delle richieste di servizio, il sito è temporaneamente non disponibile”. E poi: “Si assicura che tutti gli aventi diritto potranno utilmente presentare la domanda per l’ottenimento delle prestazioni“. Resta il disagio per i cittadini. In tal senso Tridico ha voluto rassicurare tutti, annunciando che il portale sarà riaperto con orari diversi per chiedere le prestazioni per patronati e consulenti e per i cittadini: “Lo riapriremo – ha detto – dalle 8.00 alle 16.000 per patronati e consulenti e dalle 16.00 per i cittadini”.

Tridico costretto a smentire se stesso: “Troppe domande, ritardi inevitabili”
“Non ci sarà alcun click day di chi vuole accedere al bonus di 600 euro previsto dal decreto Cura Italia“.La convinzione di Pasquale Tridico quindi è durata neanche 24 ore, al netto degli attacchi informatici denunciati anche dal presidente del Consiglio. Da stanotte infatti il sito dell’Inps è stato comunque preso d’assalto dalle domande per il benefit previsto dal decreto Cura Italia come prima risposta all’emergenza coronavirus. E Tridico è stato costretto a smentire se stesso, con numeri e ammissioni: “Dall’una di notte alle 8.30 circa, abbiamo avuto 300mila domande regolari. Stiamo ricevendo 100 domande al secondo. Una cosa mai vista sui sistemi dell’Inps che stanno reggendo, sebbene gli intasamenti sono inevitabili con questi numeri”. Poi la raccomandazione: “Non c’è fretta – ha detto – Le domande possono essere fatte per tutto il periodo della crisi, anche perché il Governo sta varando un nuovo provvedimento sia per rifinanziare le attuali misure sia per altre”. Risultato? Polemiche. Da parte della politica (anche fuoco amico dei 5Stelle che hanno voluto Tridico) e soprattutto degli utenti che hanno riscontrato una serie di falle sul sito.

Le denunce dei cittadini: “E’ assurdo”
“Se inserisco la mia password compaiono le coordinate bancarie e il telefono di altri utenti” è la denuncia di un cittadino. “Sono entrato con le mie credenziali – spiega un altro utente, Pierdomenico Garrone – ma mi hanno fatto accedere alla pagine di un tale Luciano Vangone. Poi andando a controllare in anagrafica mi si è aperta la pagina di un altro signore nella quale c’erano tutti i suoi dati anagrafici. C’è un enorme problema di privacy“. Ennesima segnalazione: “Ogni volta che facevo refresh vedevo i dati provati di altri utenti, dal numero di telefono alle richieste per la maternità”. E’ la testimonianza di un utente bresciano. Che poi ha sentenziato: “Capisco che sia andato in tilt il sistema, ma così è davvero assurdo” aggiunge l’utente, la cui opinione è la stessa di molti altri che hanno riscontrato gli stessi problemi. Possibili, a questo punto, anche risvolti legali. “In un primo momento – ha spiegato alle agenzie l’avvocato Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – il sito è risultato irraggiungibile, probabilmente a causa dell’alto numero di accessi. Successivamente è tornato online, distruggendo però la privacy di tantissimi utenti. Chi visita la sezione My Inps, accede infatti al profilo di altri cittadini – ha spiegato – sconosciuti, con cui non ha nessun legame. Parliamo di dati sensibili, come quelli anagrafici o di contatto. È un fatto gravissimo – ha aggiunto – ed è assurdo che un Istituto così importante come l’Inps non abbia i mezzi per gestire un afflusso massiccio delle domande. Cosa si aspettavano, qualche decina di accessi? Stiamo monitorando la situazione – ha concluso – ed abbiamo attivato il nostro Ufficio Legale per avviare un’azione collettiva per tutelare gli utenti danneggiati”.

Le scuse dell’Inps, lo scontro tra Conte e Salvini
Hacker o meno, le opposizioni (ma anche la maggioranza) hanno attaccato a testa bassa. E a poco sono servite le scuse della vice presidente dell’istituto, che ha parlato del disguido come “una cosa gravissima che non deve succedere” e “sarà oggetto di verifica”. A sentire la vicepresidente Maria Luisa Gnecchi la falla è durata cinque minuti e che comunque nessuno perderà il sussidio: se le risorse dovessero esaurirsi, inoltre, saranno rifinanziate. Nessuno, ha detto, “resterà senza bonus. Cerchiamo di collaborare“. E proprio la mancanza di collaborazione è l’accusa che il premier Conte ha rivolto a Salvini durante il vertice tra governo e opposizioni, dopo le accuse della Lega. “Basta soffiare sul malcontento” ha detto il premier al leader del Carroccio, che ha sottolineato la gravità del problema al pari di tutte le altre forze di centrodestra.

Le opposizioni attaccano il governo
I primi ad accusare Inps e governo sono state le opposizioni. “Preoccupante la situazione in termini di sicurezza dei dati e di privacy degli utenti” ha scritto su Facebook la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, secondo cui “oltre al danno di ricevere poco più di un’elemosina, ora migliaia di lavoratori rimasti senza reddito sono costretti a subire un vero e proprio calvario digitale per avere dallo Stato i pochi euro che il governo ha stanziato. Purtroppo – ha aggiunto la leader di Fdi – non è un pesce d’aprile, ma una drammatica verità“.

Ancor più dura la posizione della Lega: “Non ci voleva uno scienziato per capire che sarebbe andata così. Migliaia di persone dalle 7 del mattino stanno provando ad accedere ma in 3 ore non sono riusciti neanche a vedere l’home page – si legge in una nota del Dipartimento Economia – E chi è riuscito miracolosamente ad entrare si trova loggato nel profilo di altri, potendo accedere, così, a tutti i dati sensibili. Alla faccia della privacy! Chi pagherà per questo scempio? – chiede il Carroccio – Non solo il governo ha previsto una cifra ridicola per gli autonomi, ma ora è anche iniziata anche l’odissea per ricevere il misero bonus. Vorremmo che per una volta agli annunci mirabolanti di Conte corrispondesse la realtà“.

Non si è fatta attendere la reazione del presidente del Consiglio. Secondo l’Adnkronos, nel corso della riunione a Palazzo Chigi con i leader di opposizione, Conte ha letto a Matteo Salvini il post sul sito dell’Inps in tilt, in cui il segretario della Lega invita i suoi follower a far pervenire commenti e segnalazioni. “Così stai soffiando sul malcontento…”, ha detto il presidente del Consiglio l’ex ministro dell’Interno, richiamando un comportamento poco responsabile verso il Paese. “C’è stato un ascolto non solo delle proposte del centrodestra, ma il grido di aiuto che arriva dall’Italia. Segnalare che il sito dell’Inps è in tilt non significa alimentare le tensioni ma segnalare un problema che c’è” ha invece sottolineato Salvini al termine dell’incontro. “Era prevedibile – ha detto – che migliaia di italiani oggi andassero sul sito dell’Inps e ci si immagina che la seconda potenza industriale d’Europa sia pronta”.

Anche da Pd e M5s critiche aspre all’Inps
Le accuse all’Inps, però, non sono arrivate solo dalle opposizioni, ma anche dalle forze che sostengono il Governo Conte 2. Prima che fosse diffusa la notizia degli “attacchi hacker”, che hanno di fatto allentato le polemiche dal fronte della maggioranza, duri erano stati i commenti dei dem. “Quanto sta accadendo al sito dell’Inps in queste ore è intollerabile“, ha detto la deputata e vicepresidente Pd Debora Serracchiani, “e ci chiediamo se non era da aspettarselo dopo aver comunicato nei giorni scorsi che questo tipo di accesso sarebbe stata l’unica opzione disponibile per richiedere le indennità per professionisti e autonomi”. Serracchiani è anche andata oltre: “Avevamo richiamato più volte la necessità, in questa fase, di favorire un rapido accesso ai pagamenti per lavoratori dipendenti, imprese e autonomi. Il Pd aveva chiesto di consentire che i commercialisti e gli intermediari, in quanto iscritti all’ordine, potessero spedire una PEC all’INPS certificando le ore di lavoro perse e la richiesta di cassa integrazione, aggiungendo l’Iban del dipendente. In questo modo, entro il 10 aprile l’INPS sarà in grado di procedere con un bonifico. Un provvedimento preso in questa direzione aiuterebbe una gestione ordinata e celere del sito dell’INPS e verrebbe incontro alle giuste esigenze dei cittadini“.

Più delicata la posizione del M5s che Tridico lo ha voluto e sponsorizzato. Ma la portata della brutta figura rimediata dall’Inps è rappresentata anche dalle parole di Antonio Zennaro, deputato M5s e membro della Commissione Finanze di Montecitorio: “Sto ricevendo centinaia di segnalazioni da cittadini per #INPSdown, mi aspetto meno interviste e dichiarazioni dal Presidente Tridico e maggiori fatti e concretezza”. Sulla stessa linea d’onda un altro pentastellato, il deputato Fabio Berardini: “Disservizio inaccettabile per i cittadini italiani e per tutti i professionisti che oggi compilano le domande per i lavoratori autonomi. Allucinante che #INPS non disponga di un’infrastruttura digitale adeguata. Mi aspetto delle giustificazioni da #Tridico”.

In cosa consiste il bonus e come fare ad averlo
Il bonus una tantum da 600 euro è destinato ai lavoratori autonomi, liberi professionisti, i collaboratori coordinati e continuativi, i lavoratori stagionali e quelli dello spettacolo. La circolare pubblicata martedì chiarisce che per l’indennità non è prevista alcuna contribuzione figurativa e non contribuisce alla formazioni del reddito. La domanda per il bonus all’Inps si può fare da oggi con i consueti canali (Pin, Spid, Carta di identità elettronica e Carta dei servizi oltre al Contact center) ma sarà possibile accedere a una richiesta di Pin semplificata. Il beneficio è destinato ai liberi professionisti titolari di partita Iva attiva al 23 febbraio e ai lavoratori con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivi nella stessa data. Non devono essere titolari di pensione né essere iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. Per questi lavoratori il limite di spesa per il 2020 è di 203,4 milioni. La stessa indennità di 600 euro, sottolinea l’Istituto, è destinata, sempre previa domanda all’Istituto, a commercianti, coadiutori diretti, artigiani, coltivatori diretti, mezzadri e coloni sempre che non abbiano già una pensione. Il bonus è erogato, per loro, nel limite di 2.160 milioni.

Le categorie interessate: dal turismo all’agricoltura
Il bonus è previsto poi per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali che abbiano cessato involontariamente il loro rapporto tra il 1 gennaio 2019 e il 17 marzo 2020 che non abbiano pensione né, alla data del 17 marzo, alcun rapporto di lavoro dipendente. Non è previsto per marzo oltre alla contribuzione figurativa neanche l’assegno al nucleo familiare. Il limite entro il quale saranno accettate le domande per queste categorie è 103,8 milioni di euro. L’indennità è concessa anche agli operai agricoli a tempo determinato per i quali il limite di spesa è 396 milioni. Potranno chiedere l’indennità anche i lavoratori dello spettacolo purché abbiano versato nel 2019 almeno 30 contributi giornalieri e non abbiano avuto un reddito superiore a 50.000 euro. I lavoratori dello spettacolo non devono essere titolari di rapporto di lavoro dipendente al 17 marzo per chiedere l’indennità. Il limite di spesa è 48,6 milioni.

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