Sfruttando i progressi nel campo dell’elettronica e del software, un gruppo di ricercatori finanziato dalla Commissione Europea sta sviluppando nuove soluzioni per controllare le protesi degli arti superiori in maniera più naturale. L’obiettivo è migliorare la vita quotidiana delle persone che hanno subito amputazioni. Il progetto si chiama Input ed è portato avanti da ricercatori di Austria, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito. Sebbene terminerà nel 2020, ha già raggiunto risultati notevoli.

Si parla spesso di arti protesici, facendo riferimento alla robotica. La componente meccanica, però, non è l’unica a determinare la comodità e l’usabilità di una protesi. Serve ben di più di un intervento chirurgico per poter usare con naturalezza un arto robotico. I ricercatori del progetto Input sono concentrati sulle soluzioni accessorie per migliorare il controllo delle protesi di arto superiore, come quelle per mani e braccia.

Crediti: S. Amsüss

 

Innanzitutto, si è partiti dalla volontà di contenere i costi, cercando di migliorare le protesi esistenti. Quello che serve in questi casi è trovare un modo per coordinare al meglio la protesi con il corpo. Input “fornisce l’elettronica e il software che permettono di misurare e decodificare l’attività muscolare“, spiega il coordinatore del progetto Sebastian Amsüss della Otto Bock Healthcare Products.

Materialmente è stata realizzata una fodera, come una manica, di buona qualità, spessore costante e di diverse misure, “che si sovrappone alla parte esistente di un arto, ad esempio l’avambraccio“, spiega Amsüss. “Al suo interno ci sono tutti gli elettrodi e l’elettronica necessari per misurare l’attività muscolare”.

Le attività degli elettrodi (quindi l’attività muscolare) è interpretata da un nuovo algoritmo che converte i dati in comandi per far muovere di conseguenza la protesi. L’uso di questo accessorio non è immediato, per questo gli sviluppatori hanno anche messo a punto “metodi di allenamento per aiutare i pazienti a usare il sistema Input“. Si tratta in particolare di due giochi che insegnano ai pazienti ad abituarsi al sistema di controllo. Per esempio, dovranno raccogliere scatole, oppure afferrare oggetti mentre cadono.

 

In più è stata sviluppata un’applicazione che permette di tracciare i movimenti del corpo mobile per capire meglio come si muovono i pazienti rispetto a chi ha gli arti naturali. Al momento è in corso uno studio clinico che coinvolge sette persone. L’obiettivo di portare il numero di pazienti a circa 20 – 25, in modo da avere un campione più ampio.

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