“Prima o poi qualcuno di loro ci farà lo sgambetto e ci manderà all’inferno“. Scherzavano così, riferendosi ai santi a cui erano dedicate le chiese depredate, i componenti della banda accusata di aver messo in atto decine di furti nei luoghi sacri. I carabinieri hanno arrestato nove persone in provincia di Lecce, ipotizzando l’associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione.

L’indagine, avviata nel novembre 2015, ha consentito di ricostruire 22 episodi ai danni di chiese, parrocchie e istituzioni religiose, depredate di denaro contante, paramenti sacri e moltissimi preziosi di inestimabile valore, custoditi all’interno dei luoghi sacri.

Dalle intercettazioni ambientali telefoniche emerge – come rivelato dagli investigatori – la consapevolezza dei malfattori di stare compiendo un’azione sacrilega e delle eventuali ripercussioni “divine”. Nell’organizzazione compaiono anche due donne, il cui ruolo era fondamentale nell’operatività dell’organizzazione che non lasciava nulla al caso, curando ogni minimo particolare del colpo.

Dall’affitto delle auto affidato alle donne, col mezzo che veniva cambiato poi di volta in volta, il sopralluogo della chiesa da saccheggiare fatto sempre in coppia per non destare sospetti e con l’accortezza persino di alterare le proprie fattezze per non essere identificabili.

Oltre 250mila euro il valore complessivo dei colpi messi a segno. Gran parte dei preziosi rubati nelle chiese veniva poi sciolto e trasformato in lingotti d’oro o messo sui mercati illegali.

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