Doveva lavorare all’esterno del carcere sorvegliato dalle telecamere di sicurezza, che però non funzionavano. Così M.B., cittadino albanese di 35 anni, è riuscito a fuggire dal carcere San Michele di Alessandria. L’uomo, addetto alla pulizia delle aree esterne dell’istituto, ha approfittato di un guasto tecnico per allontanarsi e far perdere le proprie tracce e ora in tutta la provincia sono in corso le ricerche. Una “evasione annunciata”, secondo il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, che punta il dito contro le “gravi carenze” del sistema penitenziario.

L’albanese stava scontando una condanna definitiva, fine pena maggio 2024, per una lunga serie di reati, tra cui rapina impropria, furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e false attestazioni. Secondo una prima ricostruzione, si sarebbe allontanato mentre effettuava alcuni lavori di pulizia nell’area tra il muro di cinta e il parcheggio antistante al carcere. Le ricerche sono state immediate: le forze dell’ordine hanno diramato la foto segnaletica dell’evaso e sono stati allestiti posti di blocco in tutta la provincia. Al momento però, dell’uomo non ci sono tracce.

“Questa ennesima evasione da un carcere è sintomatica dello smantellamento delle misure di sicurezza delle carceri italiane, avvenuta con l’introduzione della vigilanza dinamica e del regime penitenziario aperto”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe, che snocciola i dati dell’emergenza carceri. Nel 2016 le evasioni da istituti penitenziari sono state sei, ben 23 quelle dei detenuti ammessi a lavorare all’esterno. Tra i precedenti, anche la tentata evasione di un detenuto extracomunitario del carcere di Alessandria che, lo scorso dicembre, si è dato alla fuga dopo una visita medica in ospedale ed è stato riacciuffato dopo un rocambolesco inseguimento nel quale sono stati esplosi anche alcuni colpi di pistola. “Da quando c’è la vigilanza dinamica, che riduce la presenza dei poliziotti nelle sezioni detentive a favore di un regime penitenziario aperto, la situazione è allarmante”, insiste il Sappe, che parla di “eventi critici decuplicati in carcere”.

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