Capitoli

  1. Ue, dalla Pubblica Amministrazione alle fogne: 5 nuove procedure d’infrazione contro l’Italia, la più multata d’Europa
  2. Il meccanismo
  3. Lo stato dell’arte
  4. Le sentenze per cui stiamo pagando
  5. 144 giorni per riscuotere dalla Pa
  6. Fogne che non ci sono e acqua all’arsenico
  7. Polveri killer, rilevazione e rumore
  8. ILVA
  9. Il dilemma delle scorie nucleari
  10. Xylella fastidiosa
  11. Quote latte e prodotti caseari
  12. Sperimentazione animale e tessuti umani
  13. Pesca, ascensori etc.
Zonaeuro

Il dilemma delle scorie nucleari - 9/13

Dal 1955 al 2015 il nostro Paese è finito 642 volte davanti alla Corte di Giustizia Europea. La mancata applicazione delle direttive di Bruxelles costa ogni anno 500 milioni di euro. Dai rifiuti al debito pubblico, fino all'utilizzo delle buste di plastica, ecco la mappa di ciò che l'Italia dovrebbe fare e invece non fa

L’Italia ha ribadito il proprio no all’energia nucleare in due riprese, ma il nostro paese conserva ancora 90mila metri cubi di scorie radioattive oltre a quelli prodotti dalle industrie, dagli ospedali e dal settore della ricerca. Il tema è caldo perché un po’ per la sindrome Nimby (Not In My Back Yard) un po’ per una questione di consenso politico i vari governi italiani hanno tardato nella presentazione di un piano nazionale per la gestione del combustibile esaurito. Con la Direttiva 2011/70, infatti, l’Ue ha sancito che i rifiuti radioattivi vadano smaltiti negli stati membri che li hanno prodotti. Il governo italiano avrebbe dovuto presentare un piano nazionale entro agosto 2015 e invece lo ha fatto a febbraio 2016 suscitando peraltro notevoli dubbi da parte dello staff europeo sul contenuto del documento. L’accordo per un piano nazionale era stato raggiunto già nel 2014, ma dalla decisione alla presentazione sono trascorsi due anni e ora l’Italia rischia di vedersi deferita davanti alla corte di Giustizia Europea e dover correre ai ripari il prima possibile per evitare una multa salata.