Capitoli

  1. Ue, dalla Pubblica Amministrazione alle fogne: 5 nuove procedure d’infrazione contro l’Italia, la più multata d’Europa
  2. Il meccanismo
  3. Lo stato dell’arte
  4. Le sentenze per cui stiamo pagando
  5. 144 giorni per riscuotere dalla Pa
  6. Fogne che non ci sono e acqua all’arsenico
  7. Polveri killer, rilevazione e rumore
  8. ILVA
  9. Il dilemma delle scorie nucleari
  10. Xylella fastidiosa
  11. Quote latte e prodotti caseari
  12. Sperimentazione animale e tessuti umani
  13. Pesca, ascensori etc.
Zonaeuro

Quote latte e prodotti caseari - 11/13

Dal 1955 al 2015 il nostro Paese è finito 642 volte davanti alla Corte di Giustizia Europea. La mancata applicazione delle direttive di Bruxelles costa ogni anno 500 milioni di euro. Dai rifiuti al debito pubblico, fino all'utilizzo delle buste di plastica, ecco la mappa di ciò che l'Italia dovrebbe fare e invece non fa

La vicenda delle quote latte in Italia è piuttosto travagliata e parte dal lontano 1987, quando i contribuenti italiani si trovarono a dover pagare una multa per il ritardo decennale nell’attuazione del regime di imputazione delle quote individuali e di applicazione del prelievo supplementare nel periodo 1984-1995. In seguito la vicenda si è evoluta con l’accusa di aiuti di stato ai produttori di latte italiani, perché di fatto lo stato italiano avrebbe pagato le multe per conto degli allevatori senza però recuperarle. In particolare negli anni 1995/1996 e 2008/2009 i produttori italiani avrebbero sforato la propria quota nazionale corrispondente a circa 2 miliardi e 305 milioni di euro. Il meccanismo delle quote latte, infatti, è stato studiato per sostenere il prezzo del prodotto attraverso dei limiti alla produzione, imputando una multa ai produttori che lo avessero sforato. I vari governi in diverse occasioni avrebbero permesso agli allevatori di superare le quote facendosi carico delle multe senza poi riscuotere quanto dovuto, ovvero più di un miliardo di euro, promettendo di recuperare i crediti in un piano della durata di 14 anni. L’accusa in questo caso è quella di aiuti di stato e il procedimento è arrivato alla Corte di Giustizia Europea, dove il governo italiano ha presentato ricorso.